Sessualità

di Gianni Mussini

“Una gioventù sessualmente liberata”, un’atea innamorata del cristianesimo

15 Maggio 2021

di Gianni Mussini

I giovani di oggi sono sempre più ingozzati di immagini sessuali, complice anche l’esplosione dell’industria pornografica. Che fare? Da dove ripartire? Risponde la sessuologa Therese Hargot, atea che ha trovato propria nel cristianesimo la via della rinascita.

«Mi sono chiesta se dovessi continuare a vivere ancora quello che proponeva la Chiesa, anche se non credevo: ho rivisto il messaggio della Chiesa e mi sono chiesta se avesse un senso per me e per chi non ha fede. Ho trovato che ha senso perché risponde alle nostre aspirazioni più profonde: è un cammino di gioia». 

Sono parole di Therese Hargot, una splendida belga di professione filosofa e sessuologa, atea dichiarata, autrice di un libro dal titolo eloquentissimo: Una gioventù sessualmente liberata (o quasi) (Sonzogno, 2017). Si tratta di un saggio molto critico nei confronti dei «nuovi tabù» della società consumistica, che ha esteso il proprio materialismo anche alle relazioni affettive. Chi ne fa le spese sono i più giovani, derubati di quell’incanto amoroso che rende irripetibile la vita: «Ho scritto questo libro – spiega la Hargot a Daniele Zappalà su Avvenire – perché la maggioranza degli adulti non sono consapevoli della posta in gioco nell’adolescenza» mentre i ragazzi sono «ingozzati di immagini sessuali». Uno dei problemi principali è proprio l’esplosione dell’industria pornografica favorita da Internet e dagli altri nuovi mezzi di comunicazione. Così la pornografia è accessibile in ogni momento della giornata e a fasce di età anche molto giovani, finendo per condizionare – in forza della sua attrazione pervasiva – anche la normale pubblicità e la televisione. La conseguenza è che «il sesso diventa qualcosa che si consuma e l’altro un semplice oggetto di piacere», non una persona dotata di una sua sensibilità profonda, fatta di un unicum fra corpo ed emozioni, come vuole invece la Teologia del corpo elaborata da San Giovanni Paolo II e ripresa da papa Francesco.  

La Teologia del corpo abbatte la secolare diffidenza della cultura occidentale nei confronti della “carne”, poiché in realtà con il cristianesimo il corpo ha cessato di essere la “tomba dell’anima” – come sostenevano i filosofi neoplatonici – per tornare a essere “tempio dello Spirito Santo”, secondo la definizione di san Paolo. In questo modo la sessualità diventa “linguaggio”, e il corpo è protagonista di una comunicazione che integra quella fatta di sentimenti e parole: forma dell’indicibile (l’amore nella sua pienezza) e, come tale, risorsa santa e necessaria.

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Mi capita spesso di parlarne, con mia moglie, nei corsi prematrimoniali: i fidanzati, anche quelli che vivono una relazione già di tipo coniugale, sono semplicemente incantati dinanzi a questa prospettiva, che sentono come rivoluzionaria rispetto agli estremi opposti della sessuofobia di un tempo e del pansessualismo oggi dominante, perché implica un uso consapevole, intelligente ed evoluto della genitalità.

Che sia un discorso nobilmente “laico” e nient’affatto clericale è provato proprio dal fatto che voci come quella della non credente Thérèse Hargot siano sempre più interessate a questo approccio. Non per caso impegnata in iniziative scolastiche, la Hargot ha capito che sono proprio i giovani le prime vittime di tale situazione. Che fare allora? Sinora si è fatta molta, troppa, informazione, ma informare non equivale a educare poiché, secondo la filosofa, educare significa piuttosto «fare in modo che i giovani possano divenire uomini e donne liberi, dunque capaci di scegliere ciò che corrisponde al loro bene». E invece si insiste nel parlare di sessualità nelle scuole solo dal punto di vista dell’igiene (preservativo, pillola…), mentre «per gli adolescenti le grandi questioni divoranti sono altre: cosa significa divenire un uomo e una donna? Qual è il senso della vita? Cosa significa amare? Ed essere liberi e consenzienti?». Con la terribile chiosa che «su tutte queste domande l’istituzione scolastica e spesso anche i genitori non trovano il tempo o il modo per fare vera educazione». Non che l’informazione non sia importante, ma essa resta comunque «secondaria rispetto all’educazione».

Lo ripeto, sono parole di una non credente ammirata dalla bellezza della proposta cristiana. Eppure certe proposte in linea con la Teologia del corpo sono guardate con sospetto proprio in certi ambienti clericali, ansiosi di compiacere il mondo e impauriti dinanzi all’idea che la Croce implichi qualche volta posizioni controcorrente e persino il martirio, che etimologicamente significa “testimonianza”. Posizioni che, come dimostra la Hargot, hanno però un loro fascino che andrebbe proposto ai giovani, altrimenti abbandonati all’inerzia di un mondo senza splendore. Non farlo significa perdere un’occasione, una scelta di cui prima o poi Qualcuno ci chiederà conto. 

Proprio per fornire un’educazione integrale, né libertina né bigotta ma responsabilizzante e in grado di aprire gli occhi dei nostri ragazzi alla prospettiva entusiasmante dell’amore, ci sono in Italia diverse realtà e associazioni sorte per aiutare genitori ed educatori. Per esempio le scuole di Biofertilità promosse da diverse associazioni legate all’insegnamento dei Metodi naturali di regolazione delle nascite, che offrono alle coppie un approfondimento personalizzato degli aspetti naturali della sessualità e delle sue inaspettate risorse. 

Per informazioni: https://www.metodinaturali.it/  e https://www.confederazionemetodinaturali.it/ 




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1 risposta su ““Una gioventù sessualmente liberata”, un’atea innamorata del cristianesimo”

Proprio così. Nelle parrocchie si parla ancora troppo poco di questi concetti. Almeno noi cristiani dovremmo essere più preparati.

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