14 maggio 2021
14 Maggio 2021
Catechisti istituiti: un’utopia o il sogno di Dio? | 14 maggio 2021
Con il Motu proprio “Antiquum ministerium”, il 10 maggio, memoria liturgica di San Giovanni D’Avila, Papa Francesco stabilisce il ministero laicale del catechista. Nel contesto dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo e di fronte a “l’imporsi di una cultura globalizzata”, infatti, “è necessario riconoscere la presenza di laici e laiche che, in forza del proprio battesimo, si sentono chiamati a collaborare nel servizio della catechesi”.
Ho letto poche cose di questo documento in attesa di poterlo approfondire adeguatamente. Mi riguarda e riguarda tanti miei fratelli e sorelle che vivono con eroica fedeltà e non senza sacrifici questo ministero. Nel mondo in cui siamo immersi, dove sempre di più si cerca di soffocare la voce di Dio e una ricerca sincera della verità, abbiamo bisogno di coloro che sanno condurre i cuori al Signore. Uomini e donne che non sono facsimili degli assistenti sociali ma testimoni credenti e credibili della Parola che dona salvezza.
Non si tratta dunque di presentare una dottrina, come se fossimo a scuola, né solo di aiutare qualcuno ad uscire da uno stato di indigenza, si tratta di far conoscere una Persona: Cristo. Una Persona che i catechisti per primi frequentano, vivono, amano, seguono. Per garantire che al centro non ci siamo noi stessi ma Colui che ci ama, mi è stato insegnato che è necessario vivere questo ministero stando in ginocchio.
Senza la preghiera e l’ascolto di Dio non si possono guidare le persone a noi affidate. L’alleanza e il patto con il Signore è la sorgente da cui scaturiscono tutti i ministeri. Quante volte mi sono ritrovata incapace di aiutare una persona a me affidata e sono stati proprio quei momenti difficili ad insegnarmi che è Dio che opera, noi catechisti siamo strumenti nelle sue mani.
Ed è per questo che non si diventa catechisti per hobby ma per vocazione. La vocazione si scontra sempre con i nostri limiti. Tante volte vorremmo rispondere come Geremia: “Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane”. Ma il Signore gli ha risposto: “Non dire: sono giovane, ma va’ da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò”. “Va’”, “io ti manderò”, “io ti dirò cosa dire”: questa coscienza è impegnativa ma anche molto consolante. Il catechista è colui che resta piccolo e umile perché attraverso di lui si manifesti la grandezza di Dio.
Sono grata al Papa per aver rimesso al centro questo ministero. La riscoperta della vocazione e della missione laicale è uno dei doni più grandi che Dio ha fatto alla sua Chiesa in questo tempo. “Questo ministero possiede una forte valenza vocazionale che richiede il dovuto discernimento da parte del Vescovo e si evidenzia con il Rito di istituzione” (A M,8). Il fatto che si dia ai legittimi pastori della Chiesa di riconoscere la chiamata di Dio e dare il mandato per il suo effettivo esercizio è molto bello. Non si tratta di scimmiottare il presbitero ma di prendere piena coscienza che la Chiesa forma e manda i laici nel mondo per il compito principale ed essenziale: evangelizzare l’uomo.
La Chiesa, oggi più che mai, ha bisogno di uomini e donne che sappiano annunciare con la vita la Parola che proclamano con le labbra. Uomini e donne che sanno testimoniare fino al sangue la verità che ha colmato di gioia la loro esistenza. Non è solo un ripiego per la carenza di vocazioni alla vita consacrata. È molto di più. È una presa di coscienza sul ruolo dei laici nella comunità ecclesiale.
Parliamoci chiaro, in tante e troppe realtà ecclesiali, nonostante le buone intenzioni, i laici restano gli utenti, l’oggetto della pastorale non i soggetti attivi. Molti sacerdoti si lamentano di questo ma in fondo preferiscono tenere le redini della pastorale ben strette. Come uscire da questa impasse? Il Motu del Papa ci offre un’occasione: formazione, vita spirituale e corresponsabilità nella cornice della comunione. Un’utopia o il sogno di Dio?
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1 risposta su “Catechisti istituiti: un’utopia o il sogno di Dio? | 14 maggio 2021”
“in tante e troppe realtà ecclesiali, nonostante le buone intenzioni, i laici restano gli utenti, l’oggetto della pastorale non i soggetti attivi. Molti sacerdoti si lamentano di questo ma in fondo preferiscono tenere le redini della pastorale ben strette”. Se il motu proprio del papa potrà avere un buon effetto ciò avverrà se da tutte le parti si prenderà sul serio il tema della corresponsabilità di laici e sacerdoti nell’annuncio del Vangelo. Ci dobbiamo credere tutti e tutti fare la nostra parte.