Castità non vuol dire “niente sesso”

coppia

La purezza non è “roba per chi non ha alternative”, è anzi una scelta controcorrente e coraggiosa, proprio in un mondo dove ne esistono miriadi di alternative. Se io rispetto chi decide di aver rapporti come e quando vuole, perché non rispettare anche questa di scelta?

Qualche giorno fa sono stata insultata pubblicamente nei commenti di un video che ho pubblicato sulla pagina Facebook dedicata ai miei libri mentre presentavo Casti alla meta. 50 sfumature dell’amore vero (Mimep Docete, 2020, 12 euro). Non amo parlare dietro a una telecamera dei miei scritti: preferisco di gran lunga le presentazioni in carne ed ossa. Mi “adatto” al periodo, mi servo della tecnologia come posso, con risultati non eccellenti. Non pretendevo le ovazioni da stadio, ci mancherebbe. Quello che non mi aspettavo, però, era di dover perdere tempo a cancellare commenti offensivi. Con un linguaggio scurrile, sono stata tacciata di essere “casta” perché sicuramente ero una “zitella” e non avevo altra scelta. Qualcun altro mi ha detto che difendevo la verginità perché non sapevo cosa volesse dire avere rapporti con un uomo. 

Non voglio diffamare o giudicare nessuno (avranno avuto i loro motivi, i loro vuoti, le loro difficoltà personali per odiarmi così gratuitamente, senza nemmeno mostrarmi i loro volti, visto che le immagini di profilo erano macchine, mani e i loro nomi pseudonimi…) e non voglio nemmeno perdere tempo a lamentarmi, perché quello che mi preme davvero è esporre delle riflessioni che sono sorte in me dopo questi episodi. 

Ecco alcuni concetti che nella nostra cultura – dove prevale la mentalità pornografica – forse non sono chiari.

1. Innanzitutto, “castità” non significa “niente sesso”, ma vivere il sesso nella logica del dono. Nel video incriminato non ho mai detto che essere “casti” significa “non avere rapporti sessuali a vita con nessuno” (anzi, ho detto che ognuno di noi è un dono unico, prezioso, e vale la pena donarsi solo nel contesto di un amore vero). Eppure, è arrivato quel messaggio, tanto forti sono i condizionamenti della società (della serie: o lo fai senza problemi o non lo fai in assoluto). Dobbiamo favorire la cultura della castità per ciò che è davvero, dobbiamo scardinare dalla testa delle persone l’equazione castità=astinenza. Anche gli sposi sono chiamati a vivere castamente, cioè a donarsi in modo sincero invece che usarsi come strumenti di piacere.

2. La castità è una disposizione del cuore, non una questione di “mancate opportunità”.
Al di là del fatto che – parlando per me – sto con lo stesso uomo da nove anni (e quindi non parlo di castità perché sono “zitella”) chi pensa che la purezza sia riservata agli “esclusi”, deve sapere che non è sufficiente esser poco avvenenti, timidi, impacciati e poco ricercati per essere puri nel cuore. Non basta “non avere occasioni di unirsi a qualcuno” per essere casti. Qualche giorno fa ho letto che ci vorrebbero 68 anni per vedere tutti i video caricati solo nel 2017 su una nota piattaforma che veicola contenuti pornografici. Si può anche essere “privi di un partner sessuale”, ma essere “soli” e diventare ciechi davanti a dei video porno non ci rende “casti”. Anzi…

Leggi anche: La castità: una meta bellissima, ma la strada è tutta in salita…

3. La castità “non capita”, non si subisce, è una scelta e può essere fatta da persone belle e meno belle, da giovanissimi o in età matura, da gente comune o attori di Hollywood. A questo proposito, segnalo la testimonianza di un attore messicano, Eduardo Veràstegui (definito, anni fa, da una rivista, uno dei 50 uomini ispanici “più sexy al mondo”), che dopo aver dissacrato il tempio del suo corpo senza alcun freno per anni, ha incontrato Cristo e ha scelto di non avere più rapporti sessuali con nessuna fino al matrimonio. Quando ho ascoltato la sua testimonianza su Youtube erano passati 8 anni da quella scelta e, senza vergogna, affermava dinnanzi alla giornalista di inginocchiarsi ogni mattina davanti al crocifisso per chiedere a Gesù la forza di rispettare le donne e di non cadere.

4. Ognuno è un dono, a prescindere dal suo aspetto fisico e dalla sua sicurezza.
Anche ammesso che alcune persone vorrebbero perdere la loro verginità o avere più esperienze sessuali di quelle che riescono a ottenere (magari ostacolate dalla timidezza o da difficoltà relazionali) credo che non ci sia affatto da deriderle, anzi, penso che sia davvero importante aiutare ciascuno (soprattutto chi si sente indesiderato, brutto, inetto) a comprendere che la sua vita e il suo corpo hanno un valore immenso. Come dice la cantante Debora Vezzani, che si è affacciata alla conversione grazie alla lettura provvidenziale del salmo 139, ognuno di noi è stato fatto come un prodigio e può gustare l’amore di Dio, anche quando sembra di essere “rifiutati da tutti”. L’amore del Signore è l’unico che sazia il cuore ed è la sorgente di tutti gli altri amori – veri! – della nostra vita.

5. La verginità è un valore, non è “assenza di meglio”.
Mi rendo conto che molti, nella nostra cultura, possano faticare a comprendere che la verginità non è necessariamente un marchio di cui vergognarsi, quasi definisse che “nessuno ci vuole”, ma può essere il frutto di una decisione libera. C’è chi decide, pur avendo occasioni per comportarsi diversamente, di vivere l’intimità solo dopo aver donato tutta la propria vita a qualcuno. Inoltre, si può difendere il valore della verginità anche dopo essersi pentiti di averla persa con la persona sbagliata, nel modo sbagliato, nel contesto sbagliato. Ho conosciuto ragazze e ragazzi che vorrebbero aver fatto scelte diverse, vorrebbero tornare indietro e “preservarsi” solo per la persona della loro vita. Da donna sposata e madre di due figli, non difendo il valore della verginità perché “non conosco di meglio”, ma perché so che esiste qualcosa di più bello del sesso: ovvero il sesso vissuto nell’amore vero.   

Insomma, la purezza non è “roba per chi non ha alternative”, è anzi una scelta controcorrente e coraggiosa, proprio in un mondo dove ne esistono miriadi di alternative. Non la conseguenza di un rifiuto. È il “sì” ad un amore più grande. Avete presente la volpe che schifa l’uva perché non ci arriva? Ecco, essere casti non è questo. È dire sì a un’uva veramente più buona. Alla prossima!




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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1 risposta su “Castità non vuol dire “niente sesso””

Grande Cecilia, mi piace come presenti questi argomenti.
Linguaggio semplice, chiaro, immediato. Quello che ci vuole per i nostri giovani, e non solo.
A volte mi vien voglia di rinchiuderli in una stanza e far veder loro, come in un film, la beltà che stanno buttando nella spazzatura. A volte mi viene da piangere assistere a questo loro modo di svendere la vita, asistere a questa loro convinzione che la libertà consista nel fare quel che si vuole, quando si vuole, con chi si vuole, in particolare riferito all’esercizio della propria sessualità. Niente di più falso e stupido.
Ragazzi svegliatevi e riappropriatevi della vita, quella con la V maiuscola.
Grazie Cecilia.

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