Scuola

“Grazie prof, ho imparato che nella vita tutti abbiamo una missione, dobbiamo solo scoprirla”

Erika e Emilio

di Elisabetta Cafaro, insegnante

Ho raccontato ai miei ragazzi la scelta di fede di due loro coraggiosi coetanei: Erika ed Emilio, infatti, hanno deciso di partire per il Burkina Faso, per donare un tempo della loro vita. La reazione è stata straordinaria.

Vi è mai capitato di voler dire tante cose e di non sapere da che parte cominciare? A chi con le parole non piace giocare, scrivere, inventare, dipingere la realtà, crearne altre, viaggiare in mondi fantastici? Usiamo le parole per esprimere tutto quello che abbiamo nel cuore e nell’anima. Le parole hanno il potere di distruggere e di creare. Se sono sincere possono addirittura cambiare gli eventi e la storia del mondo. Anche Gesù per spiegare ai suoi amici chi è Dio usava parole semplici e raccontava storie che avevano un significato nascosto e per questo venivano chiamate parabole. 

Con i ragazzi, nel periodo quaresimale, ho inserito nella progettazione didattica la spiegazione e visione di alcune parabole di Gesù. Questo percorso è veramente piaciuto tanto ai miei allievi e me lo hanno dimostrato con i loro interventi e le loro riflessioni. Ci siamo così, nell’attesa di vivere la Santa Pasqua, messi in ascolto di Gesù, cercando di decifrare le sue parole anche le più nascoste. 

La parabola della “Pecorella smarrita”, ci ha lasciati riflettere su questa domanda “chi lascerebbe novantanove pecore per cercarne una sola?”. Abbiamo compreso che Dio ci cerca, ci ama, ci chiama. Nella storia del “Figliol prodigo” Gesù ci mostra l’amore incondizionato di un Dio che quando con umiltà e pentimento ci rivolgiamo a lui ci accoglie a braccia aperte e fa festa. Dio è misericordioso. Nella parabola del “Giovane ricco” abbiamo capito che Gesù ci invita a seguirlo e a lasciare tutto senza paura mentre in quella di: “Lazzaro e il ricco Epulone” Dio ci mette in guardia dal pericolo della ricchezza. Ma la parabola che nessuno conosceva e che ha più di tutte interessato i ragazzi è stata quella delle “Dieci vergini”. Qui appare il volto del Dio giudice, un volto severo che ci fa capire l’importanza delle nostre scelte.

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Meditando sulla parabola delle dieci vergini, Liberato 14 anni, ha usato questa parola “previdenza”, cioè prendere misure in anticipo. “La parabola ci insegna che bisogna pregare sempre e non solo quando si ha bisogno, come fecero le cinque vergini stolte che andarono a cercare l’olio all’ultimo momento, ma si deve custodire fede nel cuore. Quanti non hanno fede ma quando si trovano nei guai pregano Dio perché li aiuti? Sono molti e del tutto incoerenti. Dio è misericordioso, ma non vuol dire che lo dobbiamo considerare soltanto quando ci è comodo farlo”. 

Scrive Giovanna 14 anni in merito alla parabola del giovane ricco: “…Vorrei invitare tutti coloro che vivono nel superfluo a riflettere sul vero valore della vita. Gesù dice: Amate il prossimo come voi stessi, il valore che fa di un uomo un cristiano vero, risiede nella sua anima ed esce fuori dalle sue azioni e dai suoi occhi, perché gli occhi non mentono mai. Chi sulla terra vivrà facendo del bene al prossimo non solo non verrà dimenticato da chi resta e quindi continuerà a vivere nei ricordi e nelle preghiere, ma avrà un posto assicurato nel regno dei cieli”.

Per Nadia 14 anni, la parabola del “Figliol prodigo” è molto significativa perché: “Ognuno nella vita fa errori, ma la cosa importante è capirli. Vedere che un padre nonostante abbia sofferto e sia stato ferito dal proprio figlio, lo perdoni e continui ad apprezzarlo è una cosa bellissima. Dio perdona ognuno di noi. Nella vita bisogna anche saper perdonare e andare oltre gli errori. Un padre deve sempre aiutare il proprio figlio nei momenti difficili”.

Sempre Liberato in merito alla parabola di: “Lazzaro e il ricco Epulone” ci fa notare che: “Il povero è in Paradiso, perché, sebbene fosse povero, seguiva sempre la Parola di Dio; invece, il ricco, essendo appunto, ricco, non seguiva la Parola di Dio, pensava solo a se stesso e si sentiva forte solo perché possedeva molti beni”.

Mentre Giovanna sulla stessa parabola (Lazzaro e il ricco Epulone) afferma che: “Chi vive nella ricchezza non sempre è felice, perché la felicità si conquista solo quando la nostra anima è pulita, le azioni fanno di una persona un signore, l’umiltà e la disponibilità verso il prossimo danno all’anima una pace che nessun tipo di ricchezza può donare, le opere, che contano veramente, sono fatte senza nessuno rendiconto personale, ma soprattutto sono fatte in silenzio perché le persone buone non hanno bisogno di vantarsi, perché le loro opere saranno premiate da chi dall’alto vede ogni nostro gesto”.

Insomma ragazzi, davvero Dio non solo non è lontano, ma non è neanche uno sconosciuto e per capire bene i suoi disegni su ognuno di noi dobbiamo viaggiare spiritualmente per fare esperienza del suo amore. Cosa significa mettersi in cammino e fare esperienza di Dio negli altri, nel nostro prossimo? Tante volte l’abbiamo sentita questa affermazione, alle parole devono poi seguire i fatti altrimenti restano una chimera. Ho invitato i ragazzi a visitare la pagina: “Respirando l’Africa” su Facebook dove proprio nel periodo quaresimale due giovanissimi Erika e Emilio che fanno parte della comunità giovani della Fraternità di Emmaus sono partiti per un’esperienza missionaria in Burkina Faso, in cui la stessa Fraternità è presente da 15 anni a sostegno di quanti hanno bisogno, mettendo in pratica la carità e la parola del Vangelo.

Benedetta 15 anni, dopo aver visitato il profilo della pagina fa notare a me e ai suoi compagni che: “Le foto che si possono vedere sono davvero molto toccanti e profonde, perché parlano  di amore, il  sentimento più potente dell’animo umano. Un’emozione che muove i cuori, disseta l’anima proprio come le parole di Gesù nelle sue parabole”.

Scrive invece Myriam 15 anni: “Dai racconti di Erika e Emilio ho tratto la conclusione che non esiste gesto più nobile di tendere la mano verso coloro che ne hanno bisogno. Non esiste gioia più grande di vedere la serenità e l’allegria negli occhi di persone umili che vivono in posti non agevoli dove i problemi sono legati alla mancanza di cibo, di acqua e non alla mancanza di cose futili, come una borsa o un pantalone firmato. Ho imparato che dobbiamo essere felici della nostra vita e dobbiamo ringraziare Dio per ciò che abbiamo perché non tutti sono fortunati come lo siamo noi. Ho imparato ad apprezzare ogni momento perché non lo si può rivivere quando si vuole. Ho imparato che nella vita tutti abbiamo una missione che dobbiamo solo scoprire. Ma soprattutto ho imparato ad amare ogni sorriso, ogni abbraccio e ogni carezza perché non tutti hanno la fortuna di poterli ricevere.”




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