11 marzo 2021
11 Marzo 2021
Smascheriamo il sorriso di Alice Merlo | 11 marzo 2021
Agli abortisti non vanno proprio giù i camion vela a favore del bambino nel grembo materno e rispondono con il sorriso e la giovinezza di Alice Merlo, 26 anni, felice di aver interrotto la sua gravidanza con la Ru486. È questa la nuova campagna dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) incentrata sull’aborto e in particolare sulla Ru486, che farà il giro della città di Roma.
Perché Alice? La giovane donna nei mesi scorsi ha raccontato la propria esperienza in un post su Facebook scrivendo che i «maggiori problemi legati all’Ivg sono le dinamiche colpevolizzanti, la riprovazione sociale per aver fatto quella scelta, l’imposizione del senso di colpa e del dolore».
Un’ottima preda per i fautori dell’aborto che l’hanno contattata per chiederle di essere il volto simbolo della capacità di «ogni donna di scegliere per se stessa, l’irrinunciabilità di decidere del proprio corpo e della propria vita, l’importanza della ricerca scientifica in materia di salute sessuale e riproduttiva». Così gli organizzatori della campagna. Aggiungendo che questa campagna «sarà anche occasione per ribadire alcuni degli obiettivi della nostra associazione in materia, come l’abolizione dell’obiezione di coscienza nei reparti di ginecologia degli ospedali pubblici (che devono garantire premura e tempestività nei confronti di chi chiede di abortire e che dovrebbero inibire l’accesso agli attivisti ideologicamente orientati) e l’imposizione di sanzioni ai farmacisti che “obiettano”».
Neanche a dirlo, la campagna gode del pieno appoggio di Repubblica che sul fatto ha costruito una bella storia strappalacrime presentando la giovane Alice come vittima degli attacchi degli antiabortisti raccontando il dolore di essere insultata per la sua scelta.
Sono anche io d’accordo che Alice sia una vittima. Non c’è dubbio. È stata una preda perfetta per i mercanti di illusioni e facili soluzioni. Di chi scambia la vita di un bambino come un diritto intoccabile. Di chi usa il dolore delle donne per nascondere traffici e giri d’affari che hanno numeri da capogiro. Povera Alice! Il tuo meraviglioso sorriso servirà ai perfidi organizzatori come la chiave di accesso per tante scuole pubbliche, per entrare nella vita dei giovani e seminare l’illusione che il problema “gravidanza” ha una facile e semplice soluzione, che si può fare a casa, nel bagno, senza scomodare nessuno e senza soffrire più di tanto.
L’illusione più grande? Pensare che è possibile “autodeterminarsi”: voglio decidere in totale autonomia su tutto ciò che mi riguarda. Un’affermazione apparentemente corretta, che però, concretamente, si rivela solo un’astrazione. Vivere a prescindere dai rapporti umani con chi ci circonda è impossibile, e questa contraddizione emerge in tutta la sua evidenza proprio nell’esperienza della maternità, dove, come conseguenza di un rapporto carnale, addirittura una persona inizia a vivere dentro il corpo di un’altra: difficile pensare qualcosa di più lontano dall’autodeterminazione.
Cara Alice sei stata ingannata ma puoi tornare indietro. Puoi riconoscere che abortire il tuo bambino è stato un errore e ricominciare, riconciliata con lui e soprattutto con te stessa. Puoi scegliere di non mentire, di affrontare il dolore che hai subito senza mascherarlo credendo per forza di aver fatto la scelta giusta. Posso credere ad un uomo che pensi che l’aborto sia un diritto. Ma a una donna che ha sentito il proprio figlio nel suo grembo anche poche settimane, no. A questa donna non crederò mai. Nonostante il suo sorriso.
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