Santa Sede
Nel pontificato di Bergoglio sempre più donne, spose e madri…
di Ida Giangrande
Si chiama Immacolata Incocciati e il Papa l’ha nominata Segretario Generale della Pontificia Università Lateranense. È la terza figura femminile ad occupare una carica direttiva nelle Stanze Vaticane. Donne e non solo anche spose e madri.
Un vero e proprio smacco a quanti accusano la Chiesa di misoginia e di grettezza. La logica di papa Francesco sembra invece andare in una direzione totalmente opposta. Lei si chiama Immacola Incocciati e il 22 febbraio è stata nominata Segretario Generale della Pontificia Università Lateranense, detta “l’Università del Papa” e guidata dal rettore Vicenzo Buonomo, il primo laico in questo ruolo. Immacolata Incocciati già dal settembre 2019 ricopriva la carica come facente funzioni. È la prima volta che questa nomina compare sul Bollettino Ufficiale della Santa Sede, a sottolineare l’importanza data dal Papa.
Non è la prima volta invece che il Papa propone una donna alle cariche di comando del Vaticano. La nomina di Incocciati segue, infatti, ben due nomine. Donne e non solo, anche spose e madri. Pochi giorni fa ha scelto come sottosegretaria al Sinodo dei vescovi la religiosa saveriana francese, suor Nathalie Becquart, 51 anni, già responsabile della pastorale giovanile e vocazionale presso la Conferenza episcopale francese, e dal 2019 consulente per il Sinodo dei vescovi. Poco prima papa Bergoglio aveva nominato promotore di giustizia della Corte d’Appello dello Stato della Città del Vaticano Catia Summaria. Nata ad Acquaviva delle Fonti, Bari, Summaria è sposata, ha due figli, era fino a oggi sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Roma con una lunga esperienza nel diritto del lavoro.
È da tempo, ormai, che Francesco dice di essere preoccupato per «il persistere nelle società di una certa mentalità maschilista» e che «nella stessa Chiesa il servizio a cui ciascuno è chiamato, per le donne si trasformi a volte in servitù». La donna dunque «va pienamente associata ai processi decisionali», perché «quando le donne possono trasmettere i loro doni, il mondo si ritrova più unito e più in pace».
Nell’agosto dello scorso anno il Papa ha inserito nel Consiglio per l’Economia sei donne, laiche, scelte tra docenti universitarie e manager di primo piano del mondo della finanza: Charlotte Kreuter-Kirchhof, Eva Castillo Sanz, Leslie Jane Ferrar, Marija Kolak, María Concepción Osákar Garaicoechea e Ruth Maria Kelly. L’organismo, presieduto dal cardinale Reinhard Marx, approva i bilanci della Santa Sede e del Vaticano e delinea le linee guida in economia. E sempre in campo finanziario Francesco ha nominato membro del Consiglio direttivo dell’Autorità di Informazione Finanziaria (ora Asif) la professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi, Pro-Rettore Vicario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che nei giorni scorsi è stata ascoltata come esperta dalla commissione bicamerale sulle banche.
Nel 2020 altre due nomine importanti. Francesca Di Giovanni, 67 anni, è la prima donna a ricoprire un ruolo dirigenziale nella Segreteria di Stato, come sottosegretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati. Si occuperà del settore multilaterale. È delle posizioni più alte riservate in Vaticano a chi non ha la consacrazione sacerdotale, ma non è l’unica riservata a una donna. Poi il Pontefice ha nominato Capo Ufficio presso la Biblioteca Apostolica Vaticana Raffaella Vincenti, già Segretario della medesima Biblioteca Apostolica Vaticana. Secondo un articolo pubblicato dall’Osservatore Romano e firmato da due delle fondatrici dell’Associazione Donne in Vaticano sono circa 950 le lavoratrici all’interno dello stato e, a parità di livello, «il loro stipendio è uguale a quello dei colleghi uomini».
Tutto questo non vuol dire che il Papa si stia omologando a una certa tendenza generale che vorrebbe anche l’apertura del sacerdozio alle donne. Sulla questione il Santo Padre è stato chiaro. Chi esercita il sacerdozio ministeriale lo fa in persona Christi, ossia è lo sposo che agisce nei confronti della sposa cioè la Chiesa. In questo senso teologico del ministero sacerdotale, riservato a persone di sesso maschile, mi sembra di ritrovare tutta la bellezza della dialettica uomo-donna e anche la bellezza di essere donna, colei che è amata, protetta e nutrita dallo sposo e quindi da Cristo stesso. Va pure aggiunto che la struttura fondamentale dei sacramenti non la inventa la Chiesa, è la Rivelazione stessa, attestata nelle Scritture Sante che ne rappresenta il fondamento. Pertanto non può essere il Papa e nemmeno un Concilio o l’esigenza di una data epoca storica a modificare questa struttura portante.
Le scelte del Santo Padre, però, in direzione di un’apertura verso il mondo femminile mi inorgogliscono. Tra le figure da lui scelte infatti c’è spazio per tutte le donne, consacrate, spose, madri. La sua mi sembra un’apertura verso la sensibilità femminile tutta intera e in qualsiasi forma sia declinata, in perfetta continuità con san Giovanni Paolo II che sulla donna ha avuto modo di riflettere e di lasciarci riflettere a lungo attraverso “Mulieris Dignitatem” l’Enciclica del 1988.
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