diocesi

Annunciare il Vangelo per la famiglia

Lucca

di Emanuela Pandolfi

Intervista a S.E. Mons. Italo Benvenuto Castellani, Arcivescovo di Lucca.

Eccellenza la sua Diocesi come ha accolto il questionario che è stato inviato in vista dell’Assemblea sinodale? Ci sono attenzioni particolari alle “sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”?

A pochi giorni dall’uscita del questionario inviato dalla Segreteria del Sinodo, in una riunione con i Vicari delle Zone Pastorali, in cui è suddivisa la nostra Arcidiocesi di Lucca, ho suggerito loro di occuparsi con attenzione e, dopo consultazione, di coinvolgere il più possibile il Popolo di Dio. Perciò abbiamo indetto una serie di assemblee, presiedute dagli stessi Vicari, coadiuvati dall’Ufficio per la famiglia. Abbiamo stampato e diffuso il questionario e nel mese di dicembre, nel corso di queste assemblee, abbiamo raccolto le risposte. Contributi specifici sono venuti anche dalle associazioni e da un gruppo di famiglie di separati, divorziati e conviventi che hanno risposto con molta attenzione e con speranza per le loro situazioni di sofferenza.

A tal proposito, non crede che il dibattito sulla famiglia oggi in ambito ecclesiale sia eccessivamente concentrato sul delicato tema della comunione ai divorziati, trascurando l’accompagnamento delle coppie, in modo particolare delle giovani coppie?
È sicuramente, questo della comunione, l’argomento che colpisce di più e che i mass media usano come cassa di risonanza. Si tratta di un aspetto non trascurabile, perché ormai sono molte le famiglie che vivono tali situazioni particolari e domandano i sacramenti per i figli. Ma è proprio a partire da questa problematica che occorre ripensare l’insieme della Pastorale, soprattutto riguardo la preparazione e l’accompagnamento delle giovani coppie. Su questo aspetto la Chiesa ha prodotto un ottimo Magistero, ma nella prassi ha fatto troppo poco. Abbiamo poi un difetto: investiamo sulla preparazione ma poco o nulla sull’accompagnamento. La mistagogia dei sacramenti è assente su tutti i fronti della catechesi.

Quali sono le principali sfide e le difficoltà connesse con la vita familiare e le sue eventuali criticità nel territorio diocesano?
Non è ancora passato lo stile suggerito dal Convegno Ecclesiale di Verona che chiedeva una conversione pastorale con attenzione alla persona. La famiglia è ancora pensata come destinataria di doveri e di responsabilità e non è considerata come un soggetto, ma come un insieme di individui a sé stanti. La sfida è quella di mettere la famiglia al centro della pastorale della Chiesa e di cogliere la sua presenza trasversale in tutti i settori. Mi piace il recupero del tema del “Vangelo della Famiglia” già presente nel direttorio per la Famiglia della CEI degli anni Novanta e ripreso fortemente dal Cardinale Kasper in un suo intervento. L’evangelizzazione e la Chiesa rinascono dalla famiglia.

Com’è organizzata la pastorale familiare nella sua Diocesi e a chi è affidata.
Cerco di fare in modo che la Pastorale della Famiglia non sia una delle tante, ma sia parte integrante di tutta la pastorale diocesana. Preferisco che gli Uffici di Curia lavorino insieme il più possibile e si facciano carico gli uni dei progetti degli altri, perché sono tra loro complementari. Nello specifico, l’Ufficio della pastorale familiare ha un direttore nella persona di don Alberto Brugioni, un Diacono sposato, una coppia responsabile come vice-direttori e una commissione di supporto formata da famiglie sensibili alle diverse problematiche dalla famiglia.

Quali prospettive future per la famiglia nella sua Diocesi?
La nostra Arcidiocesi è vasta e frastagliata, per questo chiedo di non fare una pastorale centralizzata ma di andare sul territorio. Pertanto, qualificheremo gli operatori della pastorale aiutandoli ad animare non solo la preparazione, ma ad accompagnare le giovani coppie di sposi. Non basta più, infatti, la buona volontà dei presbiteri, occorrono famiglie al servizio della Famiglia. Vorrei puntare sul binomio Ordine e Matrimonio per rigenerare la Chiesa di Lucca. Intanto ho chiesto con una lettera pastorale che si moltiplichino i gruppi di lettura del Vangelo nelle famiglie, intendendo questi, come luoghi adatti alla formazione che lega la fede alla vita.

Il 27 aprile è stato canonizzato Giovanni Paolo II, tra i tanti appellativi noi lo vogliamo ricordare in modo particolare come il “papa della Famiglia”. Qual è il suo personale ricordo?
Sono stato chiamato al ministero episcopale proprio da lui. Ho sempre ascoltato e seguito con particolare attenzione il suo magistero. Lo ricordo volentieri con il suo sguardo penetrante che sembrava leggere nell’anima quando, in più di una circostanza, l’ho incontrato nelle udienze che mi ha concesso come Vescovo. S’intravedeva l’uomo, il profeta e il santo. Per questi motivi ho accompagnato quanti più giovani della mia diocesi alle giornate mondiali della Gioventù da lui presiedute.




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