1 dicembre 2020

1 Dicembre 2020

L’illuminismo dei cattolici francesi

di Giovanna Abbagnara

La libertà di culto ha uno status separato e richiede una protezione speciale, più esigente di altre libertà di espressione. È questo, in sintesi, il principio che ha portato il Consiglio di Stato ad accogliere il ricorso della Conferenza episcopale contro il governo francese, che dopo giorni di promesse aveva confermato il limite arbitrario delle 30 persone, senza tenere conto delle diverse dimensioni delle chiese. I giudici hanno dato tre giorni di tempo, a partire dal 29 novembre, al governo guidato dal premier Jean Castex per rivedere i criteri di questa illegittima restrizione al culto.

Nei giorni precedenti alla decisione, molti vescovi avevano fatto sentire chiaramente la loro voce di pastori. Tra tutte quella dell’arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit che aveva definito “ridicolo” il limite delle 30 persone applicato tanto ad una parrocchia di campagna quanto all’enorme chiesa di San Sulpizio, la più grande dopo quella di Notre-Dame. Mons. Ginoux, vescovo di Montauban, in una lettera alla sua Diocesi ha ricordato la Legge di separazione tra Chiesa e Stato del 1905, e ha aggiunto che «le chiese rimangono aperte» e i fedeli sono liberi di andarci «senza che alcuna autorità abbia il potere di stabilire un divieto». Ed è per questo che «chiedo che le Messe riprendano nella diocesi alle consuete ore domenicali, applicando il protocollo sanitario in vigore (Circolare diocesana n° 3), che noi abbiamo sempre rispettato». Se i sacerdoti o i comuni fedeli «dovessero ricevere una multa alla fine della Messa, dovrebbero rifiutarsi di pagarla sul posto. Chiedo che questi fatti mi siano comunicati e incaricherò l’avvocato della diocesi di seguirli».

Il coraggio dei pastori è in piena sintonia con quella dei fedeli, che durante queste settimane di lockdown, sono usciti di casa e sfidando le misure in vigore, da Nantes a Versailles, si sono radunati all’esterno delle chiese e silenziosamente si sono messi a pregare manifestando il diritto di culto in un Paese dilaniato come sappiamo da attentati terroristici di matrice islamica.

I cristiani mostrano alla nazione dei Lumi cosa sia la ragione e quanto essa vada a braccetto con la fede. Nel pensiero moderno si vuole a tutti i costi ridurre la fede a un sentimento del cuore, riducendola solo alla sfera affettiva dimenticando che la fede è un atto della ragione, che ha come oggetto la verità e la sua ricerca sull’uomo. Una società che introduce nelle proprie leggi l’aborto e il matrimonio omosessuale rinnega non solo la fede cristiana, ma i princìpi elementari del senso comune. Quando si arriva a rifiutare l’esistenza di una differenza primaria tra l’uomo e la donna sul piano biologico e psicologico, vuol dire che la ragione è ottenebrata e che l’uomo è privo di quel lume naturale.

Questo pensiero ha finito per estromettere Dio dalle nostre scuole, dalle università, dai giornali, dai mezzi di comunicazione col pretesto che si tratta di una questione privata e individuale. Il cristianesimo non è solo ignorato, ma perseguitato in tutto il mondo e nella società vengono imposte leggi e costumi che si oppongono direttamente non solo alla fede, ma alla retta ragione. 

I cattolici francesi ci hanno dimostrato che se non vogliamo essere risucchiati in questa spirale dobbiamo reagire in nome della fede e della ragione. Ridare a Dio il primo posto non solo qualche ora a settimana ma sempre e in tutte le dimensioni della nostra esistenza è anche il cuore di un’evangelizzazione che ci riguarda tutti.


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