DDL Zan
Cari amici sacerdoti, attenzione a quello che dite nelle omelie che Barbara D’Urso vi censura…
di Ida Giangrande
È successo a Erba, ma prima ancora era accaduto a Macerata: quando non condivide l’omelia del sacerdote, Barbara D’Urso arriva con la sua troupe in una chiesa e dice al parroco cosa deve dire, quando e dove. Questo è giornalismo o gogna mediatica? Chi di dovere intervenga per rimetterla al suo posto.
E siamo a due! Sì, sono già due i sacerdoti finiti sotto processo nel tribunale mediatico di Barbara D’Urso per aver osato andare contro la dittatura del pensiero unico dominante. E così, la cara Barbara, ha pensato bene di andare ad affrontare con i suoi inviati, il prete e metterlo così alla berlina.
Il fatto è accaduto a Erba in provincia di Como, diocesi di Milano. Lui è don Bruno Borelli che ha pubblicato sul canale Youtube della parrocchia di San Maurizio le omelie per permettere ai tanti fedeli che in questo periodo di pandemia non escono di casa, di assistere alla Messa. Le sue parole sono state segnalate alla D’Urso che in perfetto stile squadrista, nella puntata del 24 novembre di Pomeriggio 5 invia la troupe di Cristina Battista. «Abbiamo ricevuto una segnalazione», dice la d’Urso. Così parte l’offensiva.
Va in onda uno stralcio dell’omelia pronunciata il 22 novembre. Nel rito Ambrosiano è già la II di Avvento. Don Bruno parla di Giovanni il Battista e del suo giudizio sui peccatori (Matteo 3, 1-12). Ecco le sue parole: «Oggi verso il male c’è un pensiero debole, si dice che il peccato non è peccato, che il male è un bene, è un diritto, accettando azioni intrinsecamente cattive come l’aborto, il divorzio, l’omosessualità. Invece Giovanni Battista non si fa scrupolo a chiamare i peccatori “razza di vipere”». Parole correttissime per la dottrina, consolidate dal Magistero. Ma questo evidentemente la cara Barbara, non lo sa.
Per la D’Urso è troppo: «Caro don Bruno: il diritto è quello delle donne di scegliere cosa fare, io sono contro l’aborto, ma sono a favore della donna di scegliere che cosa fare, non mi sembra che Gesù ha detto che non si può divorziare». Non le sembra? Ma forse non ricorda le parole che Gesù pronuncia in Marco 10 e Matteo 19. «Vorrei tanto parlare con don Bruno, mi sembra una persona tenera, carina, anziana, con la quale mi piacerebbe parlare e raccontare alcune cose…». Sottolinea la D’Urso e con un uso magistrale della lingua italiana chiosa: «Se lo pensa, lo pensasse nella sua cameretta, ma se lo dice davanti alla gente, è un messaggio sbagliatissimo». E che dire dei messaggi che manda lei dal suo salottino pomeridiano, serale e tutto il resto? Mi pare che non abbia fatto parola della smentita di papa Francesco sull’apertura dottrinale della Chiesa alle unioni omosessuali. Lasciando passare una notizia falsa, peraltro raccontata solo per metà che, davvero, confonde la gente.
Non è la prima volta che accade. Don Bruno è solo la seconda vittima della buoncostume di Barbara, il primo era stato don Andrea Leonesi, prete di Macerata, che aveva osato paragonare l’aborto alla pedofilia ed è finito in pasto all’aggressività del pensiero unico dominante.
Insomma mi pare di vedere già le prime avvisaglie dell’effetto DDL Zan e in tutto questo siamo costretti a registrare un clamoroso e inquietante silenzio da parte della diocesi innanzitutto e poi delle autorità ecclesiali. Qualcuno difenda la Dottrina e difenda tutti noi dalla polizia di Barbara D’Urso e di quelli come lei che non sanno ma parlano come se sapessero confondendo la gente e ammaliando con un finto pietismo popolare.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
1 risposta su “Cari amici sacerdoti, attenzione a quello che dite nelle omelie che Barbara D’Urso vi censura…”
Purtroppo molti, come la signora in questione, talvolta con il contributo di alcuni rappresentanti del clero compiacenti, si sono costruiti un Dio a propria immagine e somiglianza, non essendosi mai approcciati allo studio esegetico delle fonti e ignorando del tutto il magistero della Chiesa. Con questo non voglio asserire che io segua alla lettera e pedissequamente il magistero, ma, nel momento in cui me ne discosto, ho almeno il buon gusto di riconoscermi peccatrice! Qualche sacerdote a lei vicino dovrebbe istruirla un po’! Poi, Dio ha concesso il libero arbitrio, nessuno di noi è costretto a seguire la dottrina della Chiesa.