Presbiteri
A Dio don Bruno…
di Ida Giangrande
Domenica è morto un altro sacerdote stroncato dal Covid. Era il sacerdote della mia parrocchia. Una notizia devastante che, però, mi fa comprendere quanto spesso basti un buon presbitero per sbarrare la strada al male.
Dovrei esserci abituata ormai, dopotutto non si contano quasi più i morti in giro per il mondo per o con il coronavirus. Ma quando ti tocca così da vicino, qualcosa dentro di te si rompe e non puoi fare altro che piangere sebbene in sordina per non traumatizzare chi ti sta accanto.
Ieri mattina mi sono svegliata di buon’ora. I miei fratelli di comunità mi aspettavano per il nostro cenacolo online quando sono stata raggiunta dalla notizia: don Bruno è tornato alla casa del Padre. Padre Bruno Montanaro era uno sacerdote della parrocchia Sant’Antonio di Padova di Poggiomarino (NA), insieme a Padre Aldo, il parroco, don Antonio e don Ugo. Apparteneva alla comunità degli Stimmatini ed era una delle pietre miliari del nostro Paese. Chi tra di noi o i nostri figli non si è confessato almeno una volta con lui! Chi non lo ha mai salutato per strada o non ha mai partecipato ad una Messa presieduta da don Bruno! A Poggiomarino, questo piccolo paese dove ancora il profumo della terra fa da padrone, lo conoscevamo tutti. Non solo un buon sacerdote, di quelli che hanno la consapevolezza della propria missione che brucia dentro come una fiamma ardente; ma anche un sacerdote buono, di quelli che attraverso la mitezza e la dolcezza ti lascia sperimentare quanto è buono il Signore.
Sapevamo che aveva contratto il virus. La notizia aveva sconvolto un po’ tutti. Aveva 80 anni e parecchi acciacchi. Era stato ordinato sacerdote il 29 giugno del 1968 a Verona. Nato nel giorno di una Santa a me molto cara, Teresa di Lisieux. Nella nostra parrocchia aveva avuto l’apertura spirituale e mentale per riconoscere tutti i carismi dello Spirito Santo. Non c’è, infatti, un solo movimento, a Poggiomarino, che non possa dire di essere stato accolto da padre Bruno: Gli Amici del Presepe, la Comunità Gesù Risorto, i Carismatici, i Neocatecumenali, e in ultimo, ma non per ultimo, il mio Movimento, la Fraternità di Emmaus.
Fu grazie alla sua speciale sensibilità che nacquero le prime comunità di sposi della Fraternità a Poggiomarino nel lontano 1988. In quel momento era proprio lui il parroco della parrocchia: “Quello che noi ricordiamo è che don Bruno all’epoca non ha fatto altro che accogliere la sollecitazione di San Giovanni Paolo II che proprio in quel momento rimetteva al centro della pastorale le famiglie”. Così Lucia e Alberto Boccia, una delle coppie che accolse l’invito di padre Bruno a mettersi in cammino. “Fu lui a metterci in contatto con don Silvio Longobardi, (fondatore e custode della Fraternità) e il ricordo che oggi abbiamo ancora vivo è il senso paterno con cui ci sollecitava a seguire le indicazioni di don Silvio. Lui desiderava che nascesse un gruppo famiglia in parrocchia e quella è stata una delle tante cose sante che lo Spirito gli ha suggerito. Se oggi siamo persone mature nella fede è anche grazie a quel suo invito”.
Sono bellissime le foto che mi passano davanti agli occhi in questo momento. Noi sposi con lui in quegli scatti di gruppo che si fanno dopo ogni incontro, i nostri figli accanto a noi, sorridenti e felici: è l’immagine della Chiesa. Una delle più belle immagini della Chiesa: il presbitero al centro e le famiglie intorno in una sinergia fatta di reciprocità e rispetto. Non posso non notare che è rinato al cielo in una domenica particolare, quella dedicata a Cristo Re, un sigillo sulla sua vita e sulla sua vocazione come sottolinea anche Aniello Lettieri, un mio fratello di comunità e anche uno degli amici più vicini a don Bruno: “Oggi è il tuo compleanno carissimo padre Bruno, tu sacerdote dei carismi, una volta mi dicesti che saresti rimasto a Poggiomarino fino all’ultimo e così è stato. Ora sei tra le braccia di quel Dio che hai servito e amato con onore per tutta la vita. Il Signore ti benedica per quello che hai fatto e che farai”.
Queste le parole invece, di Anna e Salvatore Caracciolo, che guidano una comunità di sposi a Catania: “Esiste un intreccio fecondo tra la comunità stimmatina e l’opera di evangelizzazione della Fraternità di Emmaus. Chi può dimenticare che fu proprio padre Bruno, allora parroco della parrocchia Sant’Antonio di Padova di Poggiomarino, a chiedere al giovane don Silvio Longobardi, da poco nominato responsabile della pastorale familiare in diocesi, di incontrare alcune coppie. Un incontro provvidenziale che dura ancora oggi. Non si può non notare che a distanza di anni la Fraternità è approdata anche a Catania e ha trovato ospitalità in una parrocchia animata da una comunità stimmatina. Il parroco, don Franco Cioffi, ormai anziano ma pronto a cogliere i segni dello Spirito, dà spazio al nostro Movimento esattamente come ha fatto il caro don Bruno”.
Toccante invece la testimonianza di Tonino Ciniglio: “È stato grazie a lui che ho cominciato il mio cammino di fede. Dovevamo fare il Battesimo alla nostra prima figlia e venne a trovarci a casa per prepararci al Sacramento. Così una sera ci chiese di unirci a quel gruppetto di sposi che si incontrava in parrocchia. Io ero lontanissimo dalla Chiesa in quel periodo, ma guardai gli occhi di mia moglie e decisi di accettare solo per lei, non perché ci credevo né perché volevo iniziare un cammino. Così incontrai don Silvio e gli altri e, lentamente, cominciò a nascere un’amicizia speciale che negli anni ci ha condotti ad essere quello che siamo oggi. Ricordo bene che don Bruno seguiva tutto con la discrezione degli umili. Da padre, era sempre pronto a esortarci a non demordere, con quella delicatezza di chi rispetta e riconosce un carisma anche se non è il suo e questo lo ha contraddistinto fino alla fine”.
Riporto con gioia anche l’esperienza personale di Pino Barbato, attualmente referente della Fraternità di Emmaus nella parrocchia: “L’ho conosciuto che ero ancora piccolo e lo ricordo come un uomo molto discreto e mite. Proprio la sua mitezza, questa sua docilità all’azione dello Spirito, ha permesso ai tanti carismi della parrocchia di fiorire e raggiungere tante persone. È un pezzo di storia della nostra parrocchia e del nostro Paese, anche con i giovani della Fraternità è sempre stato molto disponibile. Il suo biglietto da visita? La carità. Come persona custodisco ricordi tenerissimi di lui e come referente della Fraternità ricordo il valore di un sacerdote sempre aperto al dialogo e all’accoglienza”.
Ma voglio concludere questo mio breve e intenso saluto al caro don Bruno con le parole di don Silvio Longobardi: “Ho conosciuto don Bruno nei primi anni del mio ministero sacerdotale. Essendo stato nominato responsabile della pastorale familiare diocesana lui mi invitò nella sua parrocchia di Poggiomarino perché aveva iniziato a seguire un gruppo di sposi. Con grande disponibilità e umiltà mi chiese di guidare questo gruppo, un segno di fiducia e amicizia, ma anche di obbedienza: egli riconosceva, infatti, che se il Vescovo mi aveva affidato questo incarico avevo una responsabilità nei confronti delle famiglie. Questa sua obbedienza mi ha permesso di costruire una storia a Poggiomarino che poi ha assunto la forma della Fraternità di Emmaus, che, nel corso degli anni si è ramificata e ha visto in lui un parroco sempre disponibile. In seguito don Bruno fu trasferito a Bellizzi e anche lì mi chiamò per presentarmi alla comunità parrocchiale. Quello fu l’inizio di un’altra avventura: anche lì infatti è nata una comunità di sposi che ha raggiunto altre persone. Sono due episodi che lasciano intravedere lo spessore spirituale di questo sacerdote. Lui era legato alla realtà neocatecumenale, ma non era chiuso ad altri carismi e certamente, nel caso della Fraternità, ha sempre manifestato una grande disponibilità ad operare per un bene più grande: il bene della Chiesa. Penso che sia questa l’eredità che ci lascia ed è anche il ricordo più bello che ho e che conserverò: uno sguardo che aveva custodito l’innocenza e l’umiltà che in fondo lo ha sempre caratterizzato anche da vicario parrocchiale”.
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