12 ottobre 2020

12 Ottobre 2020

Quella pillola che divide una figlia dai suoi genitori | 12 ottobre 2020

di Giovanna Abbagnara

La Determina 998 dell’8 ottobre scorso con cui l’AIFA ha eliminato anche per le minorenni l’obbligo di ricetta per la c.d. “contraccezione di emergenza” fino a cinque giorni dopo si tratta senza dubbio di una sconfitta per un Paese che si rifiuta di vedere la fragilità di un sistema totalmente asservito all’ideologia della morte. Vittime: i concepiti e le loro mamme minorenni.

È bene infatti chiarire subito che le pillole in questione, Norlevo o Levonelle, cosidette del giorno dopo e la EllaOne, pillola dei 5 giorni dopo, non sono dei semplici “contraccettivi”, si tratta invece di “contragestativi”, cioè prodotti che assunti entro le 72 ore successive o entro 5 giorni a un “rapporto non protetto”, se il concepimento del figlio è avvenuto, gli rendono impossibile annidarsi e dunque causano di conseguenza la morte del concepito.

Bisogna essere precisi e usare le espressioni giuste e i termini adatti. Come sempre invece vige una grande confusione dialettica e su questi artifici linguistici si impianta tutta l’ideologia abortista.

Quali sono le conseguenze? Innanzitutto accesso all’aborto fai da te e moltiplicazione dello stesso senza possibilità nemmeno di conteggiarlo perché avverrà in modo privato e occulto nel bagno di casa; meno lavoro per i medici di base che avranno meno ricette da fare e meno coscienza da dover rendere conto; risparmio per la sanità pubblica sugli aborti più avanzati perché si è provveduto a risolvere prima l’incidente di percorso.

Ma la conseguenza a mio avviso più grande di tutti che questa determina provoca è la ferita che impartisce al rapporto genitori – figli. Dando alle ragazzine, nella fase della pubertà o dell’adolescenza, la possibilità di accedere a questi farmaci senza l’autorizzazione dei genitori, compie uno strappo nell’opera educativa che è senza precedenti. Possibile che i genitori non se ne rendano conto? Possibile che accettino tutto questo con l’intima certezza che la figlia adolescente, minorenne, che secondo lo Stato italiano non può guidare un’auto, né andare al cinema per vedere determinati film e non può prendere un aereo senza l’autorizzazione dei genitori, può invece andare in farmacia e chiedere la pillola dei cinque giorni dopo nella pace di tutti?

Sarò impopolare ma qui mi sembra che noi genitori mettiamo la testa sotto la sabbia e ci lasciamo rubare senza battere ciglio il nostro ruolo genitoriale. Perché? Forse perché è faticoso guardare in faccia la realtà? Forse perché se mia figlia ha rapporti sessuali completi fin dall’adolescenza e io me ne accorgo e mi limito a dirle di stare attenta, dopo, se il fattaccio è avvenuto, preferisco che tutto si risolva velocemente in casa piuttosto che in ospedale? Ci rendiamo conto della deriva in cui ci stanno facendo sprofondare? È ora che oltre ad essere genitori biologici o adottivi, ci impegniamo a fare i genitori.

Lo so che non è semplice, lo so che non tutti hanno gli strumenti per farlo, lo so che il lavoro a volte consuma tutte le nostre energie ma so anche che non possiamo demandare a nessuno. Qui è in gioco non solo la vita umana di quei piccoli nel grembo materno ma anche la felicità delle nostre figlie. Non lasciamo che siano investite dalla cultura dello “scarto”, non lasciamo che crescano a pane e falsa libertà, non lasciamo che i loro corpi siano strumentalizzati da un’ideologia che vuole solo piegarle ai suoi diktat.

Noi per loro siamo molto di più. Siamo la possibilità di vivere l’amore umano nella sua forma più alta e affascinante, siamo l’opportunità di trasmettere loro la bellezza e la ricchezza della sessualità e del suo valore generativo, siamo i primi testimoni di un amore per cui vale la pena vivere e anche morire. Ribelliamoci a questo modo di fare. Torniamo ad educare. Non lasciamo soli i nostri i figli solo perché lo Stato ha deciso di rendere più semplice la strada dell’aborto. È in gioco la loro felicità. E so che ogni genitore vuole questo per i suoi figli. A volte il male può anche essere un’opportunità: toglie il velo dai nostri occhi e ci fa vedere in quale menzogna stiamo crescendo i nostri figli. Rimbocchiamoci le maniche prima che sia troppo tardi.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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1 risposta su “Quella pillola che divide una figlia dai suoi genitori | 12 ottobre 2020”

La vita è sacra fin dal suo concepimento, perché essa rappresenta l’Amore che genera Amore! Nelle situazioni di disagio e di difficoltà, lo stare accanto per riconoscere il Bene anche dove si vede solo buio e sostituito con l’indifferenza e la facile risoluzione di una condizione che si vede come problema da risolvere. L’autodeterminazione cioè l'”Atto con cui l’uomo si determina secondo la propria legge”, viene vista come “espressione della libertà positiva dell’uomo”, ma la verità è che la propria legge deve fare i conti con la propria coscienza che viene annebbiata con i diritti acquisiti e pretesi. Se si toglie Dio resta solo Io e l’altro non viene più riconosciuto. Sono un genitore e il primo fondamentale passo da fare e cercare di formare delle coscienze fondate sul Bene comune, la speranza è che i nostri figli possano essere in grado di opporsi alla cultura dello “scarto” che cerca di prevalicare in tutte le direzioni.

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