16 settembre 2020
16 Settembre 2020
Il lockdown mai finito per le famiglie con figli disabili
di Giovanna Abbagnara
Pisa – Per Angelo (nome di fantasia) non si sono aperte lunedì le porte della scuola a differenza di tutti i suoi compagni. Era il suo primo giorno di scuola in prima elementare. “Mio figlio da una settimana faceva le prove davanti allo specchio, col grembiule e lo zainetto – racconta la mamma – felice e impaziente di andare per la prima volta a scuola”. Un sogno andato in frantumi. Angelo ha la sindrome di down, è iperattivo e per lui la scuola non ha predisposto l’insegnante di sostegno. “Io mi sono offerta di accompagnarlo e stare con lui in classe per qualche ora – ha aggiunto la mamma – perché il bambino ha solo bisogno di qualcuno che gli dica cosa deve fare. Mi è stato detto che non posso stare con lui in classe. È iperattivo e le nuove regole prevedono che i bimbi debbano stare fermi, al proprio posto. Ma lui seduto a un banco, autonomamente, non ci starà mai. Se gli viene spiegato cosa fare ubbidisce, ma ha bisogno di un sostegno”, spiega.
“Dalla scuola mi hanno assicurato che avrebbero risolto e ci hanno fissato un appuntamento con la preside. Mio marito e io abbiamo preso un permesso dal lavoro ma la preside non ci ha mai ricevuto – continua – mi è stato poi detto che non c’è stata la possibilità di organizzare un sostegno per mio figlio e consigliato di non portarlo a scuola lunedì e martedì, perché poi ci sarebbero state le elezioni e nel frattempo la scuola avrebbe cercato soluzioni. Quando ho chiesto di mettere nero su bianco queste indicazioni, mi hanno detto che c’era stato un equivoco, e che non mi avevano mai detto di non portarlo a scuola. Ma intanto mio figlio oggi è dalla nonna e l’insegnante di sostegno non è stata nominata”. “La responsabilità di tutto questo non è ovviamente della scuola, ma di chi non ha provveduto a fare le nomine”, precisa.
La situazione della Scuola italiana è davvero difficile ma per i bambini con disabilità è anche peggio. Quest’estate ho incontrato al mare una coppia di amici che hanno una figlia di dieci anni con un grande ritardo mentale dovuto ad un parto difficile. Una bambina vivacissima e piena di vita. Il papà mi raccontava che i mesi del lockdown per la figlioletta sono stati terribili. La mancanza di relazione con gli altri bambini, l’assenza della scuola, l’impossibilità di fare le terapie di logopedia e motorie. Abbiamo una vaga idea di cosa significhi per un bambino autistico per esempio, essere privato di tutte le sue attività? Chi si occupa di queste famiglie? Hanno vissuto momenti di smarrimento totale durante la fase 1: impossibile pensare che un bambino iperattivo per esempio, stia ore e ore davanti ad un tablet per seguire la DAD come gli altri alunni o partecipi alle class room virtuali. I loro genitori durante il lockdown si sono dovuti arrangiare e chi frequentava qualche centro che dava loro una forma di sollievo per andare a fare la spesa, almeno per qualche ora a settimana, sono stati costretti ad una vera e propria clausura con figli difficili e non in grado di comprendere cosa stava accadendo nel mondo. Sono rimasti in silenzio questi padri e queste madri, aspettando con una pazienza e con una forza da leoni che passasse tutto. Invece, per loro il lockdown continua ancora! Insomma, ci troviamo davanti ad un sistema che fa acqua da tutte le parti e chi subisce le pene maggiori sono i bambini e i genitori lasciati soli a gestire situazioni spesso molto complicate. Con il timore e la paura di disperdere il grande lavoro quotidiano fatto finora con i propri figli. Si dice che dalle crisi si esce migliori ma questo non accadrà mai se non rimettiamo al centro la famiglia e i più deboli.
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