Lo avevano fatto tante volte, ma solo la prima notte di nozze hanno compreso cosa vuol dire fare l’amore…

coppia

Castità e fidanzamento sembrano antagonisti. Eppure la storia che sto per raccontarvi dimostra esattamente il contrario.

Per i fidanzati di oggi, ammesso che ci si definisca ancora così, fare l’amore ormai ha preso il posto del bacio, dove il bacio aveva già preso il posto dell’antichissima dichiarazione. I tempi sono cambiati, le mode sono cambiate, ma una cosa mi sembra molto chiara, oggi più di ieri, i valori, quelli veri, restano.

Si potrebbe discutere su cos’è un valore. La voglio lasciare lì come una provocazione per permettere a voi stessi di farvi un’idea del concetto di valore leggendo la storia che sto per raccontarvi. I protagonisti sono due ragazzi di oggi. Per ragioni che comprenderete bene, non posso fare i loro nomi. Mi hanno raccontato la storia in privato, quasi sussurrandola per paura che qualcuno ci sentisse, anche se storie come la loro, rappresentano una rinascita e non possono essere tenute in un cassetto. 

Ebbene, dicevo, sono due ragazzi di oggi, universitari, belli, giovani, senza troppi gap. Uscire e divertirsi? Normalissimo e se in discoteca incontri qualcuno che ti piace e di cui magari non conosci nemmeno il nome, perché non baciarlo? In fondo la vita è una, meglio divertirsi che stare a pensarci. Così pensano molti dei nostri giovani è inutile nascondercelo. Sono ragionamenti che non andranno mai a fare con mamma e papà, ma tra di loro il diktat è prendi quello che vuoi, quando ti pare, perché se ti va che male c’è?

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Così hanno fatto i nostri due protagonisti. Si sono conosciuti una sera in discoteca, un bacio, un altro e poi un altro ancora. Due ore più tardi era tutto fatto. Non sono stati necessari i fiori, né una cena e nemmeno una dichiarazione d’amore. Tutto si è giocato lì nello spazio angusto del sedile posteriore di una macchina tra tante altre nel grande parcheggio della discoteca. Dopo? Sì certo, la coscienza si fa sentire lanciando qualche colpo qua e là nell’anima generalmente anestetizzata del “così fan tutti”. E l’unica consolazione è che quell’episodio non sarà l’unico, perché l’inizio della loro storia d’amore non è fatto di sguardi né di corteggiamenti, ma di pulsioni sfrenate accontentate come un bisogno corporale da sfogare nell’immediato. Non conta dove, non conta quando, non conta perché è solo… sesso. Corpo, muscoli, attimi, non c’è anima, né respiro e nemmeno la promessa dell’amore. Tutto si consuma e poi vola via lasciando sul selciato polvere bruciata senza spessore. Non si definivano fidanzati, erano amici, poi amici di letto, poi compagni e poi? Come rispondere a chi ti chiede: “Stai con qualcuno?”. Come giustificare il senso del tradimento se vai con qualcun’altra? Quando hanno capito di doversi dare un nome come coppia le cose sono lentamente cambiate.

È successo un giorno qualsiasi. Sì sono incontrati sì, ma al mare e non nell’appartamento dove lui viveva insieme ad altri amici. Hanno passeggiato, si sono guardati e poi, finalmente, si sono riconosciuti come fidanzati, vuol dire promessi nella promessa dell’amore. “Stiamo insieme?” si sono chiesti l’uno l’altro e la risposta è stata un bacio. Un bacio. Se ne erano dati tantissimi come preludio di ogni rapporto sessuale, eppure in quel bacio non era come tutti gli altri. Aveva un sapore speciale, un valore speciale, era l’espressione dei sentimenti, una parola dettata dall’amore.

Niente sesso quel pomeriggio. Perché? Non ne sentivano il bisogno. A pranzo insieme e poi a casa. Certo la passione bruciante si è fatta sentire ben presto. Nulla di più facile da accomiatare, solita macchina, solita stanza, soliti escamotage. Qualcosa di nuovo? Sì, il desiderio di scoperta che non si ferma più al corpo e vuole qualcosa di più. Fino a quel momento, il giorno in cui durante la Celebrazione Eucaristica della Prima Comunione della sorellina di lei, un sacerdote dall’altare dice: “Ricordatevi sempre, cari mamma e papà, che voi non state insieme per caso. Dio vi ha chiamati all’amore. Vi ha pensati insieme fin dal grembo dei vostri genitori. Ha in mente un progetto per voi”. I nostri due giovani, arguti e intelligenti, si guardano negli occhi e dentro di loro si fa largo un’ulteriore certezza, un’intuizione improvvisa e inspiegabile: si amano sì e non perché lo vogliono loro, ma perché lo vuole Dio. Da qui il cammino della fede. La frequentazione della parrocchia e poi l’ingresso in un Movimento per sposi, che li ha aiutati a comprendere quanto fidanzamento sia sinonimo di attesa, preparazione e… castità. 

La scelta? Offrire il proprio desiderio a Dio in un tempo di sacrificio e di preghiera, che non esclude la caduta o la difficoltà. Un tempo che serva a purificare lo spirito dall’istinto per riempire il gesto di pienezza. Il giorno del matrimonio prima di promettersi amore eterno, si sono guardati negli occhi. Era trascorso circa un anno dall’ultima volta che lo avevano fatto. I loro corpi non erano candidi, ma lo sguardo aveva recuperato l’innocenza di un tempo e quella notte, la prima da sposi, era cambiato tutto. In quel letto al di sopra del delirio emotivo di due corpi che bramano piacere, c’era l’incontro tra due anime che si parlano attraverso il corpo, che si chiamano, si accolgono, si cercano e insieme pregano in una forma di preghiera che solo una coppia di sposi può fare.




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Ida Giangrande

Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014).

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