Ru486
Aborto “fai da te” entro 9 settimane? “Crampi e rischi di emorragia superiori all’aborto tradizionale”
di Gabriele Soliani
Non è vero che lo spostamento da 7 a 9 settimane del limite per l’aborto farmacologico non comporta rischi. Chi lo dice? Gli studi scientifici.
Al Vescovo Camisasca di Reggio Emilia è stato “intimato” di stare zitto dall’Associazione “Possibile” di Giuseppe Civati sull’uso della pillola abortiva Ru486 fino alla nona settimana in day hospital. L’Associazione “Possibile” accusa il Vescovo di “giudizi e ipocrisie che ci inorridiscono”.
In Italia esiste la libertà di pensiero, opinione e parola e il Vescovo è un cittadino che si esprime senza giudicare né condannare.
Non è vero che spostare da 7 a 9 settimane il limite per l’aborto farmacologico, non comporta rischi. L’American College Obstetricians Gynecologists (ACOG) 2014 dice: «Il rischio di perdite di sangue importanti e di trasfusioni è minore nelle donne che si sottopongono ad aborto medico in gravidanze fino a 49 giorni rispetto a quelle c
he si sottopongono ad aborto medico oltre 49 giorni di gestione (fino a 9 settimane)». Anche la pubblicazione dell’inglese Royal College Obstetricians Gynecologists (RCOG) scrive: «Le prove complessive suggeriscono che le donne hanno maggiori probabilità di soffrire di forti emorragie a seguito di aborto farmacologico rispetto all’aborto chirurgico per una durata media delle perdite di sangue con crampi accertata per 10 giorni».
Anche il report 2020 di “Nice”, l’organismo statunitense che stabilisce le buone pratiche di condotta clinica, sottolinea che il «rischio che una gravidanza prosegua è più elevato e aumenta con la crescita dell’epoca di gestazione andando a determinare così l’insuccesso del metodo farmacologico». E poi, in modo paradossale, la donna che vuole abortire col metodo tradizionale può decidere di non abortire fino all’ultimo minuto e può scendere dal lettino, mentre dopo che ha assunto la pillola abortiva non può più tornare indietro e per tre giorni vivere un incubo fino all’espulsione del povero feto.
L’Associazione “Possibile” accusa il Vescovo ma non conosce né gli studi scientifici né il fatto che il Consiglio Superiore di Sanità per ben due volte si è espresso nel recente passato contro il day hospital per la Ru486.
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