Genitori Mamme dovete tornare al lavoro e vi sentite in colpa per i figli? Niente paura, la vostra professione può essere educativa… Autore articolo Di Giovanna Pauciulo Data dell'articolo 25 Agosto 2020 Nessun commento su Mamme dovete tornare al lavoro e vi sentite in colpa per i figli? Niente paura, la vostra professione può essere educativa… di Giovanna Pauciulo Diventare moglie e madre e continuare a lavorare è una conquista per le donne anche quando il lavoro è fonte di soddisfazione. Ma riprendere il lavoro dopo la pausa estiva è sempre difficile soprattutto per le mamme. Spesso proprio durante la vacanza estiva, la frequentazione giornaliera tra genitori e figli provoca riflessioni, fa emergere ritardi, distanze ma anche complicità e ricchezze e c’è il rischio che spunti qualche senso di colpa per la mancanza di una incisiva azione educativa genitoriale. Sul banco degli imputati il lavoro, soprattutto quello femminile. Può accadere, infatti, che la mamma lavoratrice avverta il disagio di riprendere il ritmo lavorativo e si biasimi perché “non dedica il giusto tempo ai figli”. Al di là delle aspettative di crescita professionale, del riconoscimento economico e degli avanzamenti di carriera, per tutti, la scelta di lavorare è compiuta, anzitutto, per un duplice motivo: lo sviluppo e la crescita personale ed il contributo allo sviluppo dell’intera comunità, ovvero il bene comune. Questo vale, o dovrebbe valere, sia per l’uomo che per la donna. Non bisogna demonizzare il lavoro. C’è una spiritualità che accompagna le professioni umane. Nell’uomo, inteso come maschio e femmina, si riversa l’amore creatore di Dio, in cui converge e alla quale è dedicata tutta la Creazione. Il lavoro costituisce uno dei fondamenti principali della Creazione, sicché possiamo dire che ogni uomo è chiamato al lavoro. Attraverso lo svolgimento della propria professione l’uomo diventa più uomo e si impegna con la propria attività a rendere più umana la società. Questa norma dell’attività umana è inscritta allo stesso modo nell’agire di una madre. Chiedere ad una donna di scegliere tra il lavoro e la famiglia, qui sottinteso i figli, come molti mariti chiedono significa, a mio avviso, non riconoscere alla donna moglie/madre una domanda di senso che ella si porta dentro e che, se non soddisfatta, rischia di compromettere lo sviluppo armonico della sua personalità. Leggi anche: Un lavoro a nero è preferibile a nessun lavoro? Le donne vanno riscoprendo la famiglia e devono essere presenti nel mondo del lavoro ma da donne e da madri. Quasi tutte quelle che ho conosciuto hanno percorso lo stesso sentiero: lavorano a tempo pieno fino al matrimonio (o alla nascita del primo figlio). Per un certo numero di anni lo sospendono, per riprendere poi quando saranno costrette a una doppia presenza: nel lavoro professionale e nel lavoro familiare. In questa fase l’equilibrio è delicato e spesso la donna è sola a sostenere il tutto. Saranno determinanti allora l’aiuto che si può avere nella gestione familiare da parte del marito e la possibilità di beneficiare di formule flessibili nell’organizzazione lavorativa. In questo senso è auspicabile una conciliazione tra politiche familiari e politiche del lavoro, nonché una conciliazione tra vita professionale e compiti genitoriali di entrambi i coniugi al fine di garantire un tempo di crescita personale, di coppia e di famiglia. Tutta questa riflessione ha senso se vi è un’alleanza coniugale tale da garantire un ruolo adeguato a ciascuno dei coniugi. Il lavoro maschile e femminile non è inconciliabile. E poi il fatto che entrambi i genitori lavorino non necessariamente provoca danno ai figli purché il lavoro femminile venga interpretato giustamente in un’ottica di scambio, di diversità, di risorsa, di reciprocità con il coniuge e rispetti l’identità e il ruolo della donna e della madre all’interno della famiglia. È proprio la reciprocità nel rispetto della diversità che porta l’uomo e la donna a percepire la loro vita come un tentativo di realizzare un progetto comune per il bene dei figli e della società, a partire dalle piccole cose, magari proprio dalle collaborazioni domestiche. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag donna, lavoro, madre Giovanna Pauciulo Sposa e madre di tre figli, insieme al marito Giuseppe è referente della Pastorale Familiare per la Campania, ha conseguito il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. Conduce su Radio Maria la trasmissione “Diventare genitori. Crescere assieme ai figli”. Collabora con Punto Famiglia su temi riguardanti la genitorialità e l’educazione alla fede dei figli. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018). Visualizza archivio → ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: “Noi, portate in pellegrinaggio dai santi Martin”: quattro suore si raccontano “Volevo essere pura, ma non ci riuscivo per insicurezza. Poi accadde qualcosa…” Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati: ecco le date della loro canonizzazione Causa di canonizzazione per Carlo Casini? Per Paola Binetti sarebbe segno di speranza “Papà per scelta”: quando il sentimentalismo non lascia posto a un dibattito vero Il compleanno di vostro figlio, una tappa del viaggio della vita Chi è causa del suo mal pianga se stesso? La Vigna di Rachele non la pensa così… Ero ateo, sono sacerdote: mia madre pregava che trovassi la felicità “Prof, perché va a Messa, se insegna scienze?”. 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