Maternità I figli sono un peso o una gioia? Quale maternità raccontiamo? Autore articolo Di Punto Famiglia Data dell'articolo 23 Luglio 2020 Nessun commento su I figli sono un peso o una gioia? Quale maternità raccontiamo? di Ida Giangrande L’Italia è in piena emergenza sanitaria. Si fanno sempre meno figli e sono tante le ragioni. Una di queste? Presentare la maternità come un peso da cui fuggire. In una mia recente intervista a Francesco Belletti sull’emergenza demografica che il nostro Paese sta vivendo, il Direttore del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia) mi faceva notare che uno dei grandi cambiamenti della nostra epoca è il modo di raccontare la genitorialità e soprattutto la maternità. Da quel momento ho cominciato a notare alcune cose che prima mi sfuggivano. Scorrendo la timeline di Facebook, ad esempio, ho visto che sono tanti i post che parlano di madri soffocate dal peso dei figli. Vignette in cui la mamma è sotto la doccia con un piccolo tra le braccia e l’altro appeso ad una gamba, oppure lei seduta sul water con gli occhi infossati e il bambino aggrappato alle ginocchia che urla e si dimena come un ossesso. Insomma scene di vita quotidiana che, bene o male, abbiamo vissuto un po’ tutte. Ma il post che più mi ha colpito l’ho visto in questi giorni: era la foto di una donna dal mento all’inguine, distesa, quasi esanime su un letto. Il bimbo, appena nato, attaccato ad una mammella gonfia e rossa e la pancia ghermita da smagliature e ferite, segno evidente di un parto da poco avvenuto. Ho ripensato immediatamente alle parole di Belletti perché quella scena mi rimandava una immagine orribile di maternità. Come se la gravidanza o il figlio sciupassero il corpo della donna, come se quel bambino appeso al seno fosse uno sfruttatore, un peso, un flagello per la mamma esausta. Un tempo non era così, quando ancora il mondo riusciva a conservare la poesia del vivere quotidiano, la maternità era presentata e vissuta come il simbolo più sublime dell’amore umano. Quella capacità di donazione gratuita e incondizionata che non ha paragoni al mondo. La punta di diamante. L’allattamento poi era l’immagine più bella che si potesse vedere in giro. Ci si commuoveva di fronte ad una donna incinta, destinandole attenzioni e privilegi anche alla cassa del supermercato. Non che oggi non si faccia più, ma la sensazione è che sia cambiato lo sguardo con cui la società guarda le madri. Di fronte ad un pancione o ad una donna che allatta il proprio bambino dove prima c’era solo tenerezza e dolcezza oggi c’è addirittura chi urla allo scandalo. Leggi anche: Vale la pena sacrificarsi per un figlio? Se penso a come la maternità è stata rappresentata nell’arte mi vengono in mente una serie di capolavori intramontabili dalle varie Madonne col Bambino alla Tempesta di Giorgione ad Alma Parens di William Adolphe Bouguereau (1825-1905) fino a Ammirazione materna (1825-1905) dello stesso Bouguereau. In tutte queste tele, e ne ho citate solo alcune perché altrimenti non basterebbe un libro, lo sguardo della madre, il suo abbraccio accogliente, la leggerezza nell’intensità delle sue carezze richiamano una dolcezza senza tempo in cui si riflette in tutta la sua naturale profondità, l’amore divino da cui ciascun uomo proviene. Altro che smagliature e mammelle gonfie! Oggi, nascosti dietro la pretesa di un realismo insano, ci deliziamo a raccontare l’aspetto più tetro e volgare delle cose. Di tutte le cose: il sesso, la violenza, le guerre, l’amicizia. La maternità è finita nel calderone. Ci illudiamo così di raccontare la verità ma stiamo solo ammazzando la bellezza della vita che, come tutte le cose, ha sempre un piccolo prezzo da pagare. Qual è il rischio che corriamo? Presentare la maternità come un limite alla realizzazione della donna e i bambini come tanti piccoli mostriciattoli che ci si mettono di proposito a svegliare mamma e papà nel cuore della notte. Come se sapessero che quello non è il momento per mangiare o per perdere il ciuccio. La maternità richiede sacrificio forse è questo che spaventa? Non vogliamo più sacrificarci. Non vogliamo vivere per qualcuno. Vogliamo restare lontane da quello scandalo che Gesù ha offerto al mondo salendo sulla croce per amore. Meglio presentare le donne come imprenditrici rampanti, perfettissime nelle silhouette da modelle, super-impegnate a cambiare il mondo, ma troppo fragili per mettere al mondo gli uomini e le donne del domani. Eppure solo l’amore di una madre può cambiare davvero il domani. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag Cisf, Francesco Belletti, maternità ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: “Noi, portate in pellegrinaggio dai santi Martin”: quattro suore si raccontano “Volevo essere pura, ma non ci riuscivo per insicurezza. Poi accadde qualcosa…” Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati: ecco le date della loro canonizzazione Causa di canonizzazione per Carlo Casini? Per Paola Binetti sarebbe segno di speranza “Papà per scelta”: quando il sentimentalismo non lascia posto a un dibattito vero Il compleanno di vostro figlio, una tappa del viaggio della vita Chi è causa del suo mal pianga se stesso? La Vigna di Rachele non la pensa così… Ero ateo, sono sacerdote: mia madre pregava che trovassi la felicità “Prof, perché va a Messa, se insegna scienze?”. Io rispondo con la storia di Enrico Medi Quando c’è vera intimità? Quando vi donate davvero l’uno all’altra! Cambia impostazioni cookie Close GDPR Cookie Settings Panoramica privacy Cookie strettamente necessari Cookie funzionali (player di Youtube e Spotify) Powered by GDPR Cookie Compliance Panoramica privacy Questo sito web utilizza i cookie per offrirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie vengono memorizzate nel tuo browser e svolgono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili. Per ulteriori informazioni sui cookie utilizzati su questo sito leggi L'INFORMATIVA COOKIE Cookie strettamente necessari I cookie strettamente necessari dovrebbero essere sempre attivati per poter salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie. Abilita o Disabilita i Cookie Se disabiliti questo cookie, non saremo in grado di salvare le tue preferenze. Ciò significa che ogni volta che visiti questo sito web dovrai abilitare o disabilitare nuovamente i cookie. Cookie funzionali (player di Youtube e Spotify) Questo sito Web utilizza i seguenti cookie aggiuntivi: (Elenca i cookie che stai utilizzando sul sito web qui.) Abilita o Disabilita i Cookie Attiva i cookie strettamente necessari così da poter salvare le tue preferenze!