Santità coniugale

Luigi e Zelia Martin: genitori che educano alla santità

di fr François-Marie Léthel ocd e Lidia Lanzione

Nell’insegnamento di santa Teresa di Gesù Bambino, figlia dei santi Luigi e Zelia dei quali oggi la Chiesa fa memoria, il sacramento del matrimonio e il celibato sono le due vie per vivere e incarnare l’amore di Cristo Sposo. Tutti, sebbene per vie diverse, siamo ugualmente chiamati al grande “matrimonio spirituale” della santità.

Teresa ha amato con tutto il suo cuore di donna, come sposa e madre, figlia e sorella. Queste sono le “quattro corde” del suo cuore, paragonato da lei ad una lira. Consideriamo la “corda sponsale” che si trova al primo posto nella sua esperienza di donna consacrata nella verginità. Il suo insegnamento sull’amore sponsale di Cristo è importante per tutti, uomini e donne, nel matrimonio o nel celibato. Tutti siamo ugualmente chiamati al grande “matrimonio spirituale” della santità. 

Nell’insegnamento di Teresa il sacramento del matrimonio e il celibato (specialmente il celibato consacrato) sono le due vie per vivere e incarnare l’amore di Cristo Sposo nella propria vita, camminando verso la santità. Teresa mette in luce le grandi caratteristiche del vero amore sponsale che sono l’intimità dell’unione, la reciprocità del dono, l’esclusività, la fedeltà e la fecondità. 

L’amore sponsale è l’amore innamorato che include e trasfigura l’eros, come lo hanno ricordato san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. È un amore appassionato che è inseparabilmente dono di sé alla persona amata e desiderio dell’unione più intima con lei. 

Per Teresa, tutto questo è vissuto nella comunione eucaristica, che è, nel modo più semplice e meraviglioso, l’unione con Cristo Sposo, nel dono del Corpo e del Cuore. Così, la sua prima comunione è stata la fondamentale esperienza dell’amore sponsale di Gesù. Nella Storia di un’anima (Manoscritto A, 35rv), la descrive come “il primo bacio di Gesù alla sua anima”. Insiste sulla reciprocità del dono tra Gesù che “si dava tanto amorosamente a me” e la sua spontanea risposta: “Ti amo e mi do a te per sempre”. L’unione con Lui è allora talmente intima che Teresa non teme di chiamarla “una fusione”. Questo è molto importante: una bambina di dieci anni è già capace di innamorarsi di Gesù e di sperimentare il matrimonio spirituale della santità (pensiamo ai santi bambini come i santi pastori di Fatima e la venerabile Nennolina, morta a sei anni). Così santa Caterina da Siena aveva fatto voto di verginità a sette anni, e Teresa bambina aveva già deciso di diventare religiosa. Allo stesso modo, la beata Chiara Luce Badano, seguendo gli insegnamenti della Serva di Dio Chiara Lubich, a dieci anni si definiva: “Una bambina innamorata di Gesù”. Questo innamoramento la renderà capace di vivere tutta la sua adolescenza nella purezza e poi di vivere nell’amore e nella gioia le grandi sofferenze della malattia. 

In casa Martin, la testimonianza di vita e di amore di Luigi e Zelia, sono delle “iniziazioni ecclesiali” per Teresa. Ella è preparata al dono totale di sé dal sacrificio della mamma prima e del padre dopo sull’altare della loro malattia, fino al sacrificio finale, vissuto nella luce del sacrificio eucaristico. Nelle lettere di Zelia non troviamo una riflessione puntuale sull’Eucaristia, ma il profondo amore per questo sacramento appare così evidente da poter subito affermare che è questa grazia che ogni giorno li illumina e dona sostegno al loro compito educativo. Celina afferma: “Nostro padre andava ogni giorno a una Messa mattutina […]. Accompagnato da mia madre, lasciava di buon’ora la casa”. Zelia resta fedele alla Messa mattutina fino alla fine. Andrà a Messa agli inizi di agosto, pochi giorni prima della sua morte, come racconta Maria in una lettera agli zii: “Venerdì, è andata alla Messa delle sette, perché era il primo venerdì del mese. L’ha condotta il babbo perché, senza di lui, non ci sarebbe potuta andare. Ci ha detto che nell’arrivare, se non avesse avuto qualcuno per spingerle le porte della chiesa, non sarebbe mai potuta entrare!” (Zelia, LF, Appendice, 9 agosto 1877). Quest’amore eucaristico è trasmesso alle figlie anche attraverso l’attenzione speciale che avevano nel seguirle e prepararle alla prima Eucaristia.

Con la grazia di Natale e la salvezza del Criminale Pranzini, Teresa “esce dall’infanzia” e inizia “una corsa da gigante” (Ms A, 44v-46v). A 14 anni, prima di entrare al Carmelo, è già diventata una donna sposa e madre, sposa di Gesù Redentore e madre delle anime redente dal suo Sangue. Così ha ricevuto da Lui come “primo figlio” l’uomo apparentemente più disperato. Un criminale condannato a morte e impenitente. Questa età dell’adolescenza è per Teresa il periodo splendido di un nuovo innamoramento di Gesù, divino e umano, un amore appassionato: “Volevo amarlo, amarlo con passione!” (Ms A, 45rv). 

Questo desiderio di amare Gesù con passione era il respiro della famiglia Martin. Tutta la loro vita è profondamente segnata da una convinzione che Luigi amava sintetizzare in questo motto di santa Giovanna D’Arco: “Dieu premier servi”. È con questa radicale certezza che Teresa entra al Carmelo a 15 anni e vive il suo noviziato come il tempo del fidanzamento e la sua professione religiosa, l’8 settembre 1890, come un vero matrimonio. Raccontando questo avvenimento, ella scrive: “Che bella festa la Natività di Maria per diventare la Sposa di Gesù! Era la piccola Santa Vergine di un giorno che offriva il suo piccolo fiore al piccolo Gesù” (Ms A, 77r). Nella piccolezza evangelica, Maria è presente a questo matrimonio con Gesù. Presente alle nozze di Cana, Maria sarà sempre vicina agli sposi cristiani nel giorno del loro matrimonio e ai consacrati nel giorno del loro impegno definitivo, per vivere pienamente il loro “sì” a Dio fino alla morte. 

Beati quanti sapranno riempire le “anfore fino all’orlo”, facendo della vita un capolavoro di Dio, senza mai cadere nella tentazione della mediocrità che spinge a pensare di aver fatto abbastanza. C’è sempre un “oltre” a cui Dio chiama nell’amore.




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