Il valore di una vita
Aborto: l’ipocrisia “double face” dei nostri giorni
di Chiara Chiessi, Universitari per la Vita
Il popolo del web si straccia le vesti per la morte dell'elefantino non nato e giustamente lo chiama figlio, ma nello stesso tempo sostiene il fantomatico diritto all'aborto chiamando il bambino nel grembo materno feto o grumo di cellule. C’è qualcosa che non va.
Nei primi giorni di questo mese, c’è stata una notizia che ha fatto il giro del mondo: in India, precisamente a Kerala, è morta un’elefantessa ed il cucciolo che portava in grembo, per aver ingerito accidentalmente un ananas di petardi, messo dai contadini allo scopo di proteggere i campi dalla devastazione dei cinghiali selvaggi. Per errore, dunque, la povera elefantessa ha ingerito il frutto ed è morta dopo diversi giorni di agonia.
Inizialmente, la notizia era stata riportata in modo incorretto, dicendo infatti che alcuni contadini avevano dato appositamente l’ananas all’elefante per vederla poi soffrire per divertimento.
Successivamente alcune testate hanno rettificato, anche se dei dubbi rimangono visto che il Ministro dell’Ambiente ha reso noto che il governo avrebbe preso tutti i provvedimenti necessari per fare chiarezza sul caso.
Ad ogni modo, la reazione del popolo del web alla notizia è stata immediata: lunghissimi post di persone che giustamente condannavano l’atto, dicendo che l’umanità aveva fallito, arrivando a desiderarne l’estinzione.
L’elefantessa si trovava circa al secondo mese di gravidanza; quello che stupisce è che chi ha commentato la notizia, non ha chiamato l’elefantino nel grembo della madre “grumo di cellule”, “tumore”, o “un pezzo di utero”, ma l’hanno chiamato, come la realtà impone: figlio.
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Per i bambini invece ci inventiamo tutte le menzogne possibili pur di “giustificare” la loro uccisione, dicendo che non sono autonomi, non sono persone, non sono senzienti, sono una “protuberanza” del corpo della madre ecc…
Fermo restando ovviamente che uccidere gli animali per divertimento, anche se qui non sembra il caso visto la rettifica della notizia, è un atto di grande crudeltà, non comprendiamo l’ipocrisia di coloro che si stracciano le vesti per la morte dell’elefantessa e del suo cucciolo, e poi scendono in piazza per difendere la 194 ed il “diritto” all’aborto.
I decessi per aborti sono stati, solo nel 2019, più di 40 milioni e nessuno si scandalizza per questo. È giusta la compassione per il piccolo elefante mai nato, ma quella per i bambini che non vedranno mai la luce a causa dell’aborto?
Se non riusciremo a proteggere i nostri bambini, se non ci alzeremo in piedi ogni volta che la loro vita sarà a rischio, allora sì che veramente possiamo dire che l’umanità avrà fallito.
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