Come spiegare ai figli la morte nel tempo del coronavirus?

Zelia e Teresa

Molti sono i genitori che mi chiedono come aiutare i figli ad interpretare questo tempo. Come spiegare loro la morte di tante persone e condurli a fidarsi ancora di un Dio Amore che non vuole farci del male?

Ringraziamo Dio per tutti i medici, gli infermieri, la protezione civile e gli amministratori vari che in questo tempo e con la loro professionalità ci fanno sentire protetti… eppure il nostro cuore è tormentato.

In questi giorni di isolamento forzato ripenso con insistenza ai tanti deceduti a causa del Covid-19. Persone che non si aspettavano di finire così. Le loro vite si sono interrotte all’improvviso, forse non erano riconciliati, e chissà quanti, pur volendo, non hanno potuto cercare di riconciliarsi con Dio.

Ho letto che una nonna ha potuto parlare e salutare per l’ultima volta la sua nipotina grazie alla videochiamata fatta tramite il cellulare di un membro del personale sanitario. Gesti di grande solidarietà umana e fraterna. E il pensiero è andato subito alla salute spirituale di questi nostri fratelli ammalati, alla cura che hanno potuto ricevere così da prepararsi per il viaggio in cielo. Cerco di prevenire le domande dei figli: cosa ne sarà della persona morta senza essersi confessata e comunicata?

La malattia non consuma solo il corpo può diventare spesso una tentazione, alimenta un grido che può diventare un interrogativo lancinante o una supplica fiduciosa. Il contagio per sua tipologia è subdolo, è silenzioso, è nascosto e sorprende come un ladro. Qualcosa sfugge al nostro controllo in fondo qual è la certezza che pur rispettando tutte le norme e tutte le precauzioni il virus non trovi il modo per raggiungerci? Tale considerazione mi fa intravedere due distinti tipi di epilogo: lo scoraggiamento o la ricerca di ciò che dona pace al cuore e che giustifica tanto dolore.

Leggi anche: Un passo appena oltre la paura e scopriremo che Dio non si è dimenticato di noi… 

Credo che il coronavirus si sconfigga anzitutto con la preghiera e che, per i contagiati, occorra che tutti noi ci attiviamo per una preghiera di intercessione per la loro guarigione. Ma altrettanto credo che sia doveroso pregare per quanti sono deceduti non in grazia e per quanti ora si trovano sulla soglia. Per noi genitori, sempre alle prese con le domande di senso dei figli, la fiducia, la preghiera e la responsabilità sono i tre pilastri essenziali che possono permetterci di interpretare e vivere questo momento. La preghiera ci mette in comunione tra noi e con quanti sono già abitanti del cielo. La fiducia richiede ai genitori di insegnare ai figli ad avere fiducia in Dio e non solo nell’uomo. Questo atteggiamento di fiducioso abbandono alla volontà del Padre non vuol dire che come per magia, il virus scomparirà e nessuno più morirà. Questa sarebbe una visione fatalistica della fede, vuol dire invece prepararsi ad affrontare ogni cosa con la dignità che deriva dal sapere che la vera vita è oltre questa vita. In questa prospettiva sarà anche più facile trasmettere ai figli l’idea che la morte non è una punizione da parte di Dio e che bisogna farsi trovare pronti a questa chiamata. Infine la fiducia genera la responsabilità, cioè il desiderio di rispondere alla volontà di Dio nella certezza che tutto concorre al nostro bene se è Dio a stabilire la direzione. 

Santa Zelia Martin, consumata dalla malattia così ha affrontato i suoi ultimi giorni terreni: “Lei mi dice di non perdere la fiducia: è quello che faccio. So benissimo che la Santa Vergine mi può guarire, ma non posso astenermi dal temere che non lo voglia e le dirò francamente che un miracolo mi sembra ormai molto dubbio. Ho preso la mia decisione e procuro di fare come se dovessi morire. Occorre assolutamente che non perda il poco tempo che mi resta da vivere: sono dei giorni di salvezza che non ritorneranno mai più, ne voglio approfittare. Ne avrò doppio profitto, soffrirò di meno rassegnandomi e farò una parte del mio Purgatorio sulla terra. Chieda per me, la prego, la rassegnazione e la pazienza, ne ho gran bisogno; lei sa che di pazienza non ne ho affatto” (Lettere Familiari 213, 15 luglio 1877). 

Seguendo una testimonianza così luminosa, chiediamo anche noi la grazia di non sciupare nessuno dei giorni di questa vita. Preghiera, fiducia e responsabilità possano essere i pilastri a disposizione dei genitori per vivere questo tempo di emergenza insieme ai figli.




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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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Giovanna Pauciulo

Sposa e madre di tre figli, insieme al marito Giuseppe è referente della Pastorale Familiare per la Campania, ha conseguito il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. Conduce su Radio Maria la trasmissione “Diventare genitori. Crescere assieme ai figli”. Collabora con Punto Famiglia su temi riguardanti la genitorialità e l’educazione alla fede dei figli. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018).

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