Adolescenti di Miriam Incurvati, psicologa Genitori presenti alla sofferenza dei figli… 5 Febbraio 2020 Alice, 15 anni, si suicida lanciandosi sotto un treno. Non è un caso isolato. L’Organizzazione Mondiale della Sanità rivela che i suicidi si collocano al secondo posto tra le cause di morte tra 15 e 29 anni. Perché mai un adolescente dovrebbe desiderare di morire, provare ad uccidersi o farsi del male? Si chiama Alice ha 15 anni, qualche settimana fa ha deciso di suicidarsi lanciandosi sotto il treno di una metro romana. La cronaca ci aggiorna, si cercano possibili motivazioni. Si dice fosse una ragazza inserita, non una vittima del bullismo, con una media discreta a scuola. Aveva perso il suo papà qualche anno prima. Ma è difficile ricostruire le motivazioni di un possibile gesto. Rimane un grande vuoto, un’amarezza profonda, lo sconforto e la disperazione di chi la conosceva. Ci sentiamo profondamente vicini alla sofferenza di questi genitori, di questa famiglia che perde in un attimo una giovane figlia. Va garantito il diritto alla riservatezza, ad uno spazio privato dove poter piangere ed elaborare. Tuttavia, simili episodi sono campanelli d’allarme, sono evidenti segnali di disagio per tutti noi. Perché purtroppo Alice non è la sola. L’Organizzazione Mondiale della Sanità rivela che i suicidi si collocano al secondo posto tra le cause di morte tra 15 e 29 anni. L’Istat registra circa 4.000 suicidi ogni anno nel nostro Paese: oltre il 5% è compiuto da ragazzi sotto i 24 anni. Eppure, in Italia il trend dei suicidi è in calo: dal 1995 al 2017 il numero dei decessi, in tutte le fasce d’età, si è ridotto del 14%. Ma a fronte di questa diminuzione, crescono i casi di autolesionismo e di tentato suicidio tra gli adolescenti. Ragazzi che si tagliano, giovani con comportamenti autolesionistici. Un dato inquietante, con il quale forse fatichiamo a confrontarci. Eppure è un fenomeno che ormai assume connotati così macroscopici che non può essere ignorato. Sembra un grido muto, una voce soffocata, forse una richiesta d’aiuto mai arrivata a destinazione. Ci troviamo di fronte a manifestazioni che sollevano tante domande. Una di queste risuona nella mia mente: perché mai un adolescente dovrebbe desiderare di morire, provare ad uccidersi o farsi del male? Vorrei provare a partire dalla prospettiva opposta, dal cosa “dovrebbe fare” un adolescente e solo successivamente provare ad immaginare come mai a volte cambia la sua traiettoria. Non voglio in alcun modo avere la pretesa di essere esaustiva nell’affrontare un tema così complesso, trovo utile però aprire quantomeno una riflessione. Leggi anche: Adolescenti improvvisamente timidi? Non temete, può essere una fase normale… L’adolescenza è quello straordinario periodo della vita collocato tra infanzia ed età adulta, caratterizzato da un fondamentale processo: il cambiamento attraverso la crisi. Erikson (1982) parla di crisi come un periodo nel quale l’individuo, soggetto a una vera e propria rivoluzione fisiologica, deve rielaborare la propria identità. In effetti, il giovane non è più bambino ma non ha neanche la struttura dell’adulto. Il cambiamento lo vede coinvolto in numerosi ambiti (Gambini, 2015): cognitivo, sociale, sessuale e nella costruzione dell’identità. Adolescenza è dunque crisi, nel senso di passaggio da uno stato ad un altro, uno stato di complessificazione del sistema identitario che necessita ristrutturazioni psicologiche. Durante questo periodo avvengono dei notevoli cambiamenti anche a livello cerebrale. Oggi vorrei soffermarmi, in particolare, sulle trasformazioni emotive. In effetti, questo è il tempo in cui il giovane vive le emozioni con una profonda intensità. Infatti, le aree limbiche del cervello, notoriamente adibite all’esperienza emotiva, si attivano particolarmente sfuggendo all’effetto regolatore della corteccia prefrontale. “Gli studi in merito dimostrano come di fronte ad uno stimolo neutro, l’adolescente possa collegarlo a emozioni di rabbia o paura. Da teenager potremmo interpretare come ostile un’occhiata inespressiva o come intenzionale una spinta involontaria nell’atrio della scuola, e questo potrebbe portarci ad avere una reazione piccata, anche se l’occhiata o la spinta non avevano nessun secondo fine. Inoltre, da adolescenti potremmo semplicemente essere più inclini a reagire immediatamente con emozioni forti, non filtrate dalla razionalità della corteccia. Si comprende quindi come un simile assetto possa essere estremamente controverso da autogestire. Se prende sopravvento, causa impulsività, sbalzi umore” (Siegel, 2014). Tuttavia, non dimentichiamo che l’evoluzione mantiene nel tempo gli elementi che sono funzionali alla sopravvivenza. E perché mai il cervello in migliaia di secoli di evoluzione avrebbe dovuto mantenere una simile caratteristica in adolescenza? Sembrerebbe trattarsi di una debolezza, perché mantenerla? Nonostante le difficoltà nel gestire le estremizzazioni di emozioni spiacevoli, una simile predisposizione regala una marcia in più al giovane. Infatti, così come è capace di attivare le emozioni “negative” facilmente sa richiamare quelle di gioia ed entusiasmo. Queste oscillazioni gli forniscono lo scenario migliore per dare vitalità all’esistenza, entusiasmo e gusto per la vita. La dinamica delle emozioni è solo un aspetto dei complessi processi adolescenziali. Ma rende chiara la sfida che si affronta in questo periodo. Cosa fare allora? Lasciare che passi? No, grazie. Ogni momento della vita è importante e questo particolarmente utile. In fondo, l’adolescente di oggi è l’adulto di domani. E, a proposito di adulti: quale contributo possiamo dare noi, genitori ed educatori che volente o nolente stiamo al fianco di questi giovani? Per tutti, teenager o adulti, quando esplodono emozioni intense, è importante imparare a riconoscerle e affrontarle: “Nominare per dominare”. Imparare a gestire le emozioni significa diventarne consapevoli e modificarle dentro di noi, per riuscire a pensare con chiarezza. Non si tratta di un meccanismo magico, ma dimostrato anche da alcuni studi sul cervello: il processo di denominazione è in grado di attivare la corteccia prefrontale e rallentare l’attivazione dell’amigdala, responsabile delle reazioni impulsive e non filtrate dalla razionalità (Hariri, Bookheimer, & Mazziotta, 2000; Lieberman, Hariri, Jarcho, Eisenberger, & Bookheimer, 2005). Bene allora noi adulti potremmo allenarci a riconoscere e nominare le nostre emozioni, e poi aiutare i nostri ragazzi a leggersi dentro. Insegnare loro a riconoscere emozioni, sensazioni, pensieri, sogni e desideri. La conditio sine qua non per fare tutto ciò? Serve la presenza. Bisogna essere presenti, ogni volta che sbaglieranno, ogni volta che non riusciranno a mantenere i limiti dati, ogni volta che subiranno una grande frustrazione. Bisogna essere pronti lì, disponibili a fornire una presenza attenta, accogliente, che li incoraggi ad affrontare le delusioni, le sfide di ogni giorno. A quel punto potremmo aiutarli a scoprirsi, a conoscersi, ad autogestirsi. Certo è doveroso ammettere che non potremmo mai avere gli strumenti per gestire tutte le possibili situazioni che potrebbero capitarci. “I casi particolari” vanno riconosciuti come tali, e bisogna sapere a chi rivolgersi. Bisogna avere la capacità di riconoscerli, la conoscenza di chi contattare, la tranquillità nell’affrontare tutto questo processo e l’apertura mentale per saper affrontare il presente. Per info sul libro La mente adolescente di Daniel J. Siegel , L. Pearlman clicca qui: https://www.lafeltrinelli.it/libri/daniel-j-siegel/mente-adolescente/9788860306951?zanpid=27673183C250197299&zanpid=2659733922191381504&gclid=CjwKCAiAyeTxBRBvEiwAuM8dna5ESeSqTzLveg7wuuUz9UHVzLM6I2gvsEjPoh99j915WFnAda_KqhoC0fsQAvD_BwE&awc=9507_1580814722_57f9ad8e00ac1d089a0265c1c8ab5b1a. Per info sul libro Adolescenti e famiglia affettiva. Percorsi d’emancipazione, di Paolo Gambini, clicca qui: https://www.lafeltrinelli.it/libri/paolo-gambini/adolescenti-e-famiglia-affettiva-percorsi/9788856840889?zanpid=27673183C250197299&zanpid=2659734515333075968&gclid=CjwKCAiAyeTxBRBvEiwAuM8dnX6agyt9vM2PT10-KFIPI-GnUMbPLCC9gOvysYjuYmgveprR-bLnNhoCnqAQAvD_BwE&awc=9507_1580814863_b4806cdba9bcd85214e9136bf6a5ad60 Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag adolescenti, autolesionismo, genitori, suicidio ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. 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