L’Emilia Romagna apre al test per la diagnosi di anomalie cromosomiche per tutte le donne in gravidanza…
“Semplice, sicuro e non invasivo, gratis per tutte le donne in gravidanza” è il nuovo test per diagnosticare anomalie cromosomiche nel feto durante la gestazione. Ovviamente entro e non oltre il termine stabilito dalla legge per poter abortire. Progetto pilota in Emilia Romagna e poi… cosa ci aspetterà?
Con una specie di enfasi l’Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale dell’Emilia Romagna ha lanciato il NIPT (Non Invasive Prenatal Test) il test per la diagnosi di anomalie cromosomiche per tutte le donne in gravidanza. La Regione, che a gennaio vedrà i cittadini e le cittadine recarsi alle urne per l’elezione della nuova governance, definisce il NIPT “semplice, sicuro e non invasivo, gratis per tutte le donne in gravidanza”. Lo pagheranno tutti…
L’obiettivo è: sempre meno amniocentesi. Prima una fase pilota e poi estensione a tutta la regione. Amniocentesi e villocentesi saranno sempre meno utilizzate per sapere se il feto presenta o meno alterazioni cromosomiche. Per meglio informare, dicono, le donne in gravidanza. Il test consente di “prevedere” con un alto grado di attendibilità alcune alterazioni dei cromosomi, le trisomie 21 (sindrome di Down), 18 (sindrome di Edwards) e 13 (sindrome di Patau), già dalla decima settimana di gestazione. Cioè in tempo per l’aborto entro la 12esima come prevede la legge 194. Un test con una sensibilità e una specificità che arrivano all’incirca al 100% nell’individuazione del “rischio” di sindrome di Down e di trisomia 13, e poco inferiori nella trisomia 18.
Perché la Regione Emilia Romagna afferma con sicurezza che la sindrome di Down è “un rischio”?
L’Emilia-Romagna è la prima Regione in Italia ad introdurlo gratuitamente per tutte le donne residenti in stato di gravidanza, indipendentemente dall’età e dalla presenza di fattori di rischio.
Da gennaio 2020 sarà avviata una fase pilota della durata di nove mesi, che riguarderà l’area metropolitana di Bologna, durante la quale il test sarà proposto con specifica informativa e a costo zero alle donne (residenti a Bologna) che prenotano test di diagnostica prenatale – il cosiddetto ‘test combinato’ – nelle strutture del Servizio sanitario regionale (ogni anno in Emilia-Romagna sono circa 15.000 le donne che si sottopongono al test combinato). Al termine del periodo pilota sarà esteso gratuitamente a tutto il territorio, da Piacenza a Rimini, sempre nelle strutture pubbliche.
Il NIPT riduce sensibilmente il ricorso ad amniocentesi e villocentesi che presentano dei margini di rischio, anche se minimi, e possono costituire una preoccupazione per la donna. Finora non veniva rimborsato dal Servizio sanitario regionale, e poteva essere eseguito solo ricorrendo a laboratori privati con un costo medio di 700 euro. Già nella fase pilota sarà offerto in modo completamente gratuito. Si stima che non meno del 70% delle gestanti faranno richiesta di effettuare il NIPT, e che gli esami invasivi (villocentesi, amniocentesi) non necessari diminuiranno circa del 50%. Questo vuol dire che per confermare il NIPT positivo ci vorrà comunque amniocentesi o villocentesi. Le analisi di laboratorio saranno centralizzate presso il LUM (Laboratorio Unico Metropolitano) dell’Azienda Usl di Bologna, il principale laboratorio in Europa per volumi di attività, con 22 milioni di test all’anno e tecnologie d’avanguardia.
L’Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale ha confermato che il NIPT comporterà una riduzione delle trisomie non diagnosticate e una sostanziale riduzione dei test invasivi non necessari. Chi lo spiegherà alle persone con sindrome di Down che sono un “rischio” per la donna, per la famiglia e per la società? E chi spiegherà che sono nate perché sfuggite ad una diagnosi “precisa”? Quanta ipocrisia e disumanità! E tutto perché, non ci stancheremo mai di ripeterlo, la legge 194 sull’aborto volontario ha aperto strade prevedibili ma mai ammesse da chi continua, anche fra i cattolici, a difenderla.
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