Vita

Premio San Martino de Porres, la carità che fa rumore

Premio San Martino de Porres

di Ida Giangrande

Martedì 17 dicembre, a Salerno si è svolta la diciannovesima edizione del Premio San Martino de Porres. L’ambito riconoscimento, consegnato a chi custodisce, difende e promuove la dignità del bambino non ancora nato. Quest’anno è andato a due donne: Marina Monacchi e Giovanna Abbagnara.

Nella suggestiva Cappella del SS. Rosario nei pressi della Parrocchia San Domenico in Largo San Tommaso d’Aquino a Salerno, si è svolta la diciannovesima edizione del Premio San Martino de Porres. Una serata incantevole accompagnata dalla musica di una giovane band di musicisti i Levia, in cui è stata celebrata la carità che fa rumore, il coraggio della verità scomoda, la lotta per la tutela dei diritti del nascituro, una dimensione di cui nessuno vuole più parlare.

L’evento, promosso dal Centro per la Vita Il Pellicano, vede l’assegnazione di un riconoscimento a quanti si sono distinti nel servizio e nella custodia della vita fin dal suo concepimento. La serata, condotta dai giornalisti Roberto D’Agostino e Antonella Petitti, ha visto quest’anno la consegna del riconoscimento a Marina Monacchi e Giovanna Abbagnara. Marina, fondatrice del Segretariato per la vita a Roma; Giovanna, membro della Fraternità di Emmaus e direttore responsabile della rivista Punto Famiglia.

Due presenze femminili di grande spessore, la prima laica impegnata da anni a difendere la sacralità del grembo di una donna attraverso i colloqui per la vita. La seconda, sposa e madre, ha scelto di fare della sua vita e della sua professione un servizio alle donne e ai bambini non ancora nati attraverso la penna. L’una testimonianza dell’altra di come proprio dalle donne può derivare il lievito necessario a far fermentare tutta la pasta.

“Ero giovane quando venni a sapere che una donna attendeva un bambino e che intendeva abortire”, racconta Marina Monacchi nel ricevere il Premio. “Non avevo la preparazione che ho ora in questo campo, ma qualcosa in me respingeva in maniera istintiva anche solo l’idea dell’aborto. Più tardi venni a sapere che la signora in questione alla fine aveva tenuto il bambino e la gioia fu incontenibile”.

“Avevo partorito da poco mio figlio quando una mia amica mi disse di voler abortire il bambino che aspettava concepito in una relazione occasionale”, dichiara invece Giovanna Abbagnara. “Non riuscii a convincerla a non farlo e da allora il suo bambino, che ho chiamato Gabriele dentro di me, è l’angelo che mi accompagna quando faccio un colloquio per la vita”.

Entrambi ritirando il Premio hanno sottolineato che lo facevano in nome di tanti altri amici che negli anni prima di loro, insieme a loro e dopo di loro porteranno avanti la battaglia per la vita, oggi più che mai decisiva.

Patron della serata è don Franco Fedullo, fondatore del Centro di aiuto alla Vita Il Pellicano e ideatore del Premio: “Questo appuntamento nasce dal desiderio di sottolineare la preziosità di alcune persone che sono impegnate in un lavoro quotidiano a difesa della vita. Col tempo, grazie al Premio, si è costituita una sinergia tra le forze in campo. L’unico modo per vincere questa battaglia contro la dilagante cultura della morte è restare uniti!”.

Il Pellicano è presente sul territorio dal 1983. Allo stato attuale sono circa 1.133 i bambini nati. Molte di più le donne incontrate che non hanno accettato il nostro aiuto”. A parlare è Dina Luciano, presidente dell’Associazione. “Quello che facciamo è aiutare le mamme a capire chi portano in grembo e non cosa. Quando dicono alla vita, allora entrano nel nostro programma di aiuti che tenta di rispondere alle esigenze di ciascuna donna secondo le possibilità che abbiamo”. 




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