Aborti
Si dice “controllo delle nascite” si scrive “aborto”
di Gabriele Soliani
Che cosa si nasconde dietro l’espressione “salute riproduttiva”? Ce lo spiegano bene i vescovi di Nairobi e la Santa Sede che hanno disertato il summit di Nairobi.
Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) e i governi del Kenya e della Danimarca hanno organizzato dal 12 al 14 novembre un grande summit a Nairobi incentrato su 5 temi, due dei quali dedicati “all’accesso universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi garantito dalla copertura sanitaria universale” e per “sostenere il diritto alla salute sessuale e riproduttiva anche nei contesti umanitari e delicati”. I vescovi del Kenya hanno intuito di cosa soprattutto si voleva discutere ed hanno contestato e disertato l’evento. Anche la Santa Sede ha declinato l’invito e non ha partecipato, lanciando un forte segnale.
L’evento dell’Onu era proposto in occasione del 25esimo anniversario della famosa Conferenza del Cairo sulla popolazione e lo sviluppo del 1994, che diede una spinta determinante a livello mondiale in materia della cosiddetta “salute riproduttiva” (cioè il controllo delle nascite attraverso aborto e contraccezione). Per bocca di monsignor Alfred Rotich, vescovo emerito dell’ordinariato militare del Kenya e capo dell’ufficio per la vita familiare della conferenza episcopale del Paese, i vescovi si sono espressi dicendo che «sono temi che distruggono la nostra cultura della vita». E poi ancora Monsignor Rotich ha detto: «Parteciperanno circa 10 mila persone e sappiamo che cosa vengono a fare qui, non sono a favore della vita, sono 10 mila abortisti. Vengono qui per sostenere una politica sbagliata». Il vescovo si dice sorpreso che lo stesso governo del Kenya abbia offerto ospitalità alla manifestazione: «La osserviamo dal punto di vista africano e chiediamo alla nazione nella persona del suo presidente: non abbiamo dei valori?».
Monsignor Rotich ha visto il Nairobi summit come una vera e propria “ingerenza nella vita del popolo keniano. «Dobbiamo difendere i nostri confini», dice. E per confini intende «la vita di questo paese – oggi e in futuro». È facile avvertire in queste parole l’eco delle ripetute denunce di papa Francesco contro le campagne di «colonizzazione ideologica» nei confronti dei paesi in via di sviluppo: «Che cosa dice la nostra Costituzione riguardo al rispetto per Dio?», domanda il vescovo. «E qual è l’interpretazione che le diamo in quanto nazione indipendente e sovrana? Ci rendiamo conto del nemico che interferisce di continuo con la nostra tradizione e cultura di tutela della vita?».
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Martin Kivuva, arcivescovo di Mombasa, che a sua volta giudica l’agenda del summit Onu «inaccettabile» si rivolge al presidente Uhuru Kenyatta. Dice monsignor Kivuva: «Attenzione Signor Presidente, questi sono temi da cui dovrebbe guardarsi. Dobbiamo dire di no, non possiamo accettarli». L’arcivescovo di Mombasa sospetta che gli organizzatori dell’evento intendano promuovere un’«agenda segreta», perché «non è la prima volta che ci provano». Monsignor Kivuva non ha mezzi termini: «Si tenga presente che per lo più si tratta di riduzione della popolazione. In Europa c’è la crescita zero e vengono a dire a noi che siamo tanti. Ci dicono che siamo poveri perché siamo tanti. È una bugia! Siamo poveri perché loro hanno preso e prendono ancora le nostre risorse. Guardate la Repubblica democratica del Congo: con tutti i minerali che ha dovrebbe essere un paese ricchissimo».
Una posizione coraggiosa e politicamente “scorrettissima” quella dei vescovi del Kenya. Non è a caso che l’ONU abbia scelto l’Africa per parlare di salute riproduttiva e sappiamo bene quali soluzioni propone per vincere la povertà, il sottosviluppo, le malattie endemiche… Proprio le nazioni ricche e ormai sottopopolate parlano di controllo delle nascite… chissà forse anche per diminuire l’emissione di anidride carbonica, l’argomento principale del momento, più importante addirittura della nascita di un bambino.
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