Il piccolo Giuseppe

Cardito, nessuno ha fatto niente per salvare quel bambino, ma quanti Giuseppe ci sono in giro per il mondo?

solitudine

di Ida Giangrande

La sorellina lo aveva detto alle maestre che il piccolo Giuseppe, di appena 7 anni, subiva violenze dal patrigno, ma spesso gli occhi che non vogliono guardare fanno più danno più di tutto il resto.

Tutti ricordiamo la tragedia di Cardito dove lo scorso 27 gennaio Giuseppe, di appena 7 anni, perse la vita in seguito alle percosse del patrigno. La madre, sapeva ma non ha fatto nulla. Spuntano in questi giorni novità nelle indagini e altri “personaggi” vengono coinvolti nella vicenda giudiziaria con accuse pesanti, sulle quali nessuno deve esprimere giudizi ma che devono farci pensare. 

La svolta è avvenuta dopo la raccolta di alcune testimonianze nelle quali emergeva che la sorellina di Giuseppe aveva raccontato alle maestre e alla preside delle violenze subite in famiglia. La piccola aveva chiesto aiuto e a confermarlo, davanti alla Terza Corte di Assise di Napoli dove è imputato Toni Essobti Badre e la compagna, mamma dei due bambini, per il solo reato di omessa vigilanza, è stata la neuropsichiatra infantile Carmelinda Falco, che ha visitato la sorellina di Giuseppe quando era ricoverata nell’ospedale Santobono di Napoli.

“Chiama i carabinieri e non li hanno chiamati”, così avrebbe detto la piccola alle maestre. La giustizia fa il suo corso come è giusto che sia. Per le insegnanti e la preside il sostituto procuratore di Napoli Nord, Paola Izzo, ha ipotizzato il reato di omissione di denuncia. Tutto giusto, ma forse è troppo tardi per Giuseppe, lui non c’è più. 

Le responsabilità civili e penali delle persone coinvolte in questa triste vicenda saranno chiarite nelle sedi opportune. Per quanto mi riguarda, odio il giornalismo di inquisizione, (permettetemi l’espressione), quello “spara sentenze” che fa audience sul dolore delle persone e in questo caso, dei bambini. Tuttavia situazioni come questa devono farci riflettere. Non sono solo casi di cronaca di cui dare notizia, ma storie che richiamano la nostra responsabilità civile come adulti ed educatori. Madri, padri, insegnanti, presidi, medici, sacerdoti tutti siamo coinvolti nella tutela dei minori, nessuno è escluso, nessuno è al riparo. I figli non sono un fatto privato, ma il bene comune che va difeso, sostenuto e protetto ciascuno secondo le proprie responsabilità. E allora mi domando quanti altri piccoli Giuseppe ci sono in giro per il mondo? Coperti dal silenzio, soffocati dall’omertà, dalla perdita di fiducia nelle istituzioni, nelle forze dell’ordine, maltrattati e oppressi dalla vera grande piaga della società umana: l’indifferenza. 

Per fortuna non è così per tutti. Mi fa riflettere un altro caso di cronaca, a cui forse è stata data poca importanza. È successo a Pavia qualche tempo fa. Una maestra si era accorta che una sua alunna aveva dei lividi sulle gambe, oltre a manifestare comportamenti sospetti come frequenti pianti in classe. Così, prima ha segnalato il caso alla dirigente dell’istituto e poi ha deciso autonomamente di rivolgersi alle forze dell’ordine. A poco importa se la preside ha sospeso la maestra per un giorno (non retribuito) con l’accusa di aver violato il segreto d’ufficio e di aver arrecato un danno d’immagine alla scuola. La cosa davvero importante è che in seguito alla segnalazione al Tribunale per i minorenni, la bambina è stata affidata alla nonna in attesa che venga fatta luce sulle presunte violenze subite in famiglia. “La bambina era in pericolo e ho deciso di agire secondo coscienza”, ha commentato l’insegnante. I sindacati si sono schierati al suo fianco: “Con questi provvedimenti si alimenta l’omertà, inducendo i colleghi dell’insegnante sospesa a non seguire questo esempio e a tacere nel caso in cui vengano a conoscenza di episodi gravi”. Sono segnali positivi di una società che non è al collasso come vorrebbero farci credere, basta impegnarsi un po’ in più e recuperare il senso stesso del lavoro, inteso come strumento per contribuire al benessere del prossimo, della società e soprattutto dei bambini




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