Monastero wi-fi

Monastero wi-fi, dalla Parola alle parole che nutrono

di Ida Giangrande

Sabato 19 ottobre, nella cornice della Basilica di San Paolo fuori le mura, il Secondo Capitolo generale del Monastero wi-fi. Un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno lavorato per offrire cibo di prima qualità al nostro spirito.

Nella cornice della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura a Roma è tutto più… vero. La monumentalità degli affreschi, il soffitto cesellato con i ritagli in oro e poi i volti dei Papi che scorrono lungo le pareti laterali. Da san Pietro a papa Francesco, la storia respira attraverso i secoli e fa sentire forte il richiamo delle origini. È il mio secondo appuntamento con il Monastero wi-fi, eppure mi accorgo che la sensazione di stupore è sempre la stessa. 

Nella loggia centrale sono state approntate le sedie, innumerevoli come lo scorso anno, l’accoglienza, i saluti di Costanza Miriano, e poi via con la prima catechesi. Padre Maurizio Botta prende la parola. Promette di non infervorarsi troppo, ci prova, ma fa fatica. È difficile non comunicare la certezza del cuore che solo un incontro vivo con Gesù Risorto può donare. Vangelo è l’annuncio di una buona notizia sì, non una qualsiasi, ma quella del Regno di Dio. È una notizia che non può lasciare indifferenti perché lo spirito dell’uomo è alla continua ricerca delle sue origini, è alla continua ricerca di Dio anche se non lo sa o addirittura lo rifiuta. La domanda che risuona da una parte all’altra è: ci interessa Gesù? Se la risposta è no, allora ogni incontro sarà una esegesi sterile, fatta di vuote parole e ricchi formulari, ma senza il contenuto essenziale: il cuore. “Sono stanco dell’umanesimo” dice ancora Padre Maurizio, di quella corrente di pensiero che scalzando Dio, mette al centro l’uomo.  Riesco finalmente a dare un nome al disagio che le ultime notizie di cronaca mi hanno provocato in quella dimensione nascosta tra i polmoni e il cuore che si chiama anima. L’uomo vuole convincersi di poter dominare su tutto, anche sulla morte. Non accetta il mistero della creaturalità, vuole diventare creatore. Ecco il principio della fine.  

È una vera e propria botta di adrenalina quel giovane sacerdote con il mento barbuto e gli occhietti vispi. Quando conclude il suo breve ma intenso intervento mi lascia senza fiato. Ho bisogno di riprendere aria, come una persona che ha corso troppo senza esserne preparata e ha bisogno di sostare di fronte ad una tempesta di stimoli. Forse il Monastero wi-fi deve essere proprio questo: una tempesta di stimoli dall’alto. Un turbine di input fatto apposta per smuovere le coscienze che sonnecchiano come intorpidite dall’effetto anestetizzante del mondo e della materia. Per mettere insieme tutto e costruire il puzzle ci sarà bisogno di tempo e meditazione e forse non sarò davvero capace di raccogliere tutti i frutti di questo prezioso appuntamento. 

Dentro suor Fulvia Sieni ha preso la parola. Esattamente come l’anno scorso mi colpisce la determinazione con cui parla di Dio e subito dopo c’è don Vincent Nagle con quel suo particolarissimo accento che mi permette di toccare con mano l’universalità della fede. La mattinata si conclude con la preghiera delle preghiere che io vivo come la più grande delle suppliche: l’Eucarestia. So che non posso vivere sul serio se il Signore non mi trasforma, se non mi rende capace di camminare nelle sue vie. Prendo dentro di me il Suo corpo ma in verità sono io ad essermi tuffata nel suo, io come tutti i confratelli e le consorelle presenti, membra diverse di una sola Chiesa che in quello scenario si vede più chiaramente. E allora grazie a tutti, grazie a Costanza, a Monica, grazie ai relatori, a quanti hanno lavorato dietro le quinte, a quanti hanno fatto donazioni affinché la giornata riuscisse. Grazie a tutti coloro che si sono sacrificati per il nostro benessere.




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