Esame di maturità

“Ai ragazzi che stanno per affrontare la maturità dico: non puntate al voto. Impegnatevi con onestà”

studiare

di Elisabetta Cafaro

Un altro anno scolastico si è chiuso. Alcuni sanno già che ce l’hanno fatta, altri sanno che lo studio non è ancora finito, qualcun altro intravede la triste sentenza della bocciatura. Poi ci sono loro, i maturandi. A tutti i miei migliori auguri.

A giugno il sole è luminoso. Nell’aiuola della scuola una rosa bellissima si lascia accarezzare dai suoi caldi raggi, sembra accompagnare con il suo profumo le ultime giornate dell’anno scolastico.  La porta dell’aula dove mi trovo è un po’ fatiscente e logorata dal tempo. Mentre sono intenta a sistemare il registro, la sento cigolare, qualcuno le dà una forte spinta e si apre. Come per magia il silenzio creato dai banchi ancora vuoti e dalle mura a tratti grigie, si colora di vita e di voci fresche e squillanti. Sono appena entrati in aula alcuni ragazzi. Noto che indossano tutti la t-shirt bianca firmata da noi docenti. La loro euforia è contagiosa. Felici mi mostrano un video dove si possono ammirare tante foto simpatiche e divertenti, che ricordano i bei momenti vissuti tra le mura scolastiche con gli amici.

Alcuni sanno già che ce l’hanno fatta a superare l’anno scolastico, altri invece sanno che lo studio non è ancora finito, qualcun altro, purtroppo, intravede la triste sentenza della bocciatura. A questi ultimi in particolare voglio dire di essere forti e di non perdere la speranza e i sogni, di non pensare alla sconfitta ma alla loro potenzialità “spesso nella vita per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte”.  K.Gibran)

Suona la campanella, esco dall’aula. Nei corridoi dell’Istituto, i banchi sono stati allineati l’uno dietro l’altro, rispettando i parametri delle distanze, pronti per accogliere gli studenti che devono fare l’esame di maturità. Leggo negli occhi dei miei ragazzi del quinto anno la gioia di essere giunti al termine di un traguardo molto sospirato, ma anche la paura di lasciare ciò che è certo per affrontare il mondo che li aspetta al di là dei cancelli della loro scuola.

Pochi giorni fa, mentre camminavo per strada, ho incontrato la mia amica Teresa. Era la mia compagna di banco al liceo. Non è cambiata in questi trentacinque anni, è sempre magra, non si è sposata ed è un’insegnante. Mi si è avvicinata e mi ha dato un pizzicotto, come faceva quando eravamo a scuola, sedute nello stesso banco, per dimostrarmi che era felice, perché qualcosa era andato bene. Non tolleravo questo suo modo di gioire tanto che alla fine del percorso scolastico ero contenta soprattutto di non ricevere più quei pizzicotti. Oggi invece quel gesto non solo mi ha resa felice, ma mi ha anche riportata indietro nel tempo. L’ho riconosciuta, l’ho ritrovata, ho sorriso e l’ho abbracciata.

Insieme davanti ad un buon caffè, abbiamo ricordato la nostra notte prima degli esami. Una notte, come quella descritta da Antonello Venditti, “di lacrime e preghiere”. Dopo gli esami nulla è stato più come prima. Abbiamo iniziato a camminare da soli, senza le pareti di una classe a difenderci e senza il sorriso amico del compagno di banco, con cui abbiamo condiviso gioie, paure e confidenze sincere. Il tempo ha avuto un altro sapore e più nessuna campanella ha suscitato in noi la gioia della piena libertà. Gli esami servono ai giovani per crescere. Servono a tutti noi per ricordare le nostre emozioni, le nostre paure e le nostre aspettative tradite o realizzate.

Ai miei alunni che in questi giorni affronteranno gli esami di maturità e di terza media, vanno i miei auguri. Cari ragazzi, anche se è naturale aspirare al massimo della valutazione, non dimenticate che il vostro valore, non si misurerà solo dal voto ma dall’impegno costante che metterete negli studi. Ad maiora semper!




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