Missione

“È stata l’Africa a donare a me una vita più dignitosa, non il contrario”

Valentina Cristiani in Burkina Faso

di Valentina Cristiani

Oggi primo appuntamento con il blog “Respirando l’Africa”. L’autrice racconta l’esperienza di un viaggio misterioso che le ha permesso di riscoprire il senso autentico delle cose e delle persone: “Da quando sono tornata in Italia non faccio altro che pensare ai giorni vissuti in Africa. Il mio cuore è rimasto lì, e presto tornerò a riprendermelo”.

Hai presente quando vuoi vedere le stelle nella notte di san Lorenzo e, siccome sei in città e la luce dei lampioni ti impedisce di osservare chiaramente il cielo, prendi l’auto e ti allontani? Io lo faccio ogni anno… vado in un luogo lontano, dove la corrente elettrica non arriva ed è tutto buio. Una volta lì, alzo gli occhi al cielo e mi metto a contemplare le stelle. Amo perdermi davanti a questa meraviglia del creato. Magari di stelle cadenti non ne vedo nessuna, ma resto comunque per ore a fissare il cielo, a godere di quella pace che mi permette di sintonizzarmi con i miei pensieri più intimi e nascosti.

L’Africa è stata per me come quel luogo lontano dalla città. Mi sono dovuta allontanare da quelle luci artificiali che mi circondavano per acquisire quello sguardo contemplativo che sa riconoscere la vera luce. Mi ha costretto a fermarmi e a guardare la realtà con occhi nuovi. Mi sono trovata in un mondo misterioso eppure tanto reale, un mondo apparentemente molto lontano dal mio vissuto ma che poi si è fatto sempre più vicino.

Leggi il nuovo numero di Punto Famiglia Plus, dedicato all’esperienza africana della Fraternità di Emmaus https://www.puntofamiglia.net/pfplus/

Da quando sono tornata in Italia non faccio altro che pensare ai giorni vissuti in Africa. Ce n’è uno, in particolare, che mi torna spesso alla mente e che amo ricordare perché penso racchiuda uno dei momenti più belli e importanti dell’esperienza africana. È il giorno in cui io e il mio amico Cyrille abbiamo accompagnato una signora dall’ospedale di Koupéla al suo villaggio. Avevo già visitato un villaggio prima di allora e quell’esperienza non era stata tra le più felici. Mi aveva sconvolto toccare con mano la miseria e la fame di quella gente. Non potevo credere si potesse vivere così, in quelle condizioni, avendo praticamente nulla, neanche un materasso su cui stendersi o un cuscino su cui poggiare la testa. Quelle capanne spoglie mi spogliavano di tutti i lussi che mi concedevo e che davo anche per scontato… quelle pentole vuote all’ora di pranzo mi svuotavano di tutti i vizi di cui ero sempre stata piena. Ricordo bene che fu una giornata molto dura mi tolse forza e voglia di sorridere.

Al rientro dal villaggio la bocca non riusciva a proferire parola, ma il mio cuore urlava sofferente.
Avrei voluto avere il potere di fare qualcosa per quella gente, avrei voluto donargli tutto ciò che possedevo, avrei voluto donare loro una vita più dignitosa. E poi è successo qualcosa che decisamente non mi aspettavo. La sera sono tornata con Cyrille in quel villaggio. Era buio ma io vedevo tutto più chiaramente. Un mondo affascinante. Le stelle davano una forma leggera alle cose che ci circondavano e il fuoco illuminava i volti degli abitanti del villaggio riuniti tutti insieme come una sola grande famiglia.

Un momento magico. Penso sia stata una delle serate più belle della mia vita… non avevo mai provato tanta pace prima di allora! Se la prima volta in un villaggio avevo pensato che quella gente non avesse nulla, ora sentivo che aveva tutto. Avevano il senso dell’essere famiglia, avevano dialogo e spensieratezza, soprattutto avevano tutti un sorriso sereno! Ciò che non ero abituata a vedere dalle nostre parti. Noi parliamo con tutti ma spesso dialoghiamo con nessuno. C’era qualcosa di meravigliosamente misterioso in quel buio. Gli anziani raccontavano, i più piccoli ascoltavano con attenzione. La parola diventava un ponte che univa più generazioni intrecciando il presente con la tradizione antica. Assaporando la bellezza di quella serata ho compreso che in fondo il fuoco illuminava tutto quanto era necessario: i volti delle persone… non c’era bisogno di vedere altro! E ho pensato che se volevo essere serena, anch’io dovevo mettere in ombra le cose e dare luce alle persone, primo tra tutti Dio, colui che mi aveva voluto lì a vivere quell’attimo unico.

Quella sera sono stati gli africani con il loro modo di vivere a donare una vita più dignitosa a me. Quell’esperienza mi ha reso ricca e di quanto ho ricevuto ne faccio tesoro ancora oggi. Nel cuore porto sempre il desiderio di fare qualcosa per poter migliorare quella condizione di miseria di cui tante volte sono schiavi, ma penso che la soluzione migliore sia quella di aiutarli donando loro un sostegno che rispetti l’identità di questo popolo meraviglioso senza voler imporre la nostra cultura. Ora sono tornata in Italia, ma il mio cuore è ancora lì e credo che prima o poi, a Dio piacendo, tornerò a riprenderlo.

Leggi il libro di Valentina cliccando sul link che segue:https://www.famiglia.store/prodotto/respirando-lafrica/
Il ricavato sarà destinato alla realizzazione della “Cittadella Luigi e Zelia Martin” a Saaba

Nota del direttore:

Valentina, 29 anni, decide di partire per un’esperienza missionaria nel Burkina Faso per quattro mesi. A suggerirle l’esperienza don Silvio Longobardi, custode della Fraternità di Emmaus e padre spirituale della ragazza. Il suo viaggio non è una missione, ma la ricerca di Dio. Valentina è una donna giovane come tante altre, talentuosa, con tanti sogni nel cassetto e con una aspirazione in più: mettere Dio al centro di tutto.  

Missione compiuta! Il viaggio in Burkina è stato come l’alba che rischiara l’orizzonte scacciando pian piano le tenebre della notte. Quattro mesi vissuti a stretto contatto con i fratelli burkinabè, tra villaggi, capanne, baobab e chilometri di terra rossa apparentemente desertica e invece zampillante di vita.

L’Africa secondo Valentina sarà il leitmotiv del suo nuovo blog “Respirando l’Africa” che da oggi potete seguire tra le pagine di Punto Famiglia.

Giovanna Abbagnara




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