Adozioni

Brasile: bambini sfilano in passerella di fronte a una platea di aspiranti genitori. È l’apoteosi del disumano

adozioni in passerella

di Ida Giangrande

Diciotto ragazzini tra i 12 e i 18 anni sfilano in un centro commerciale. Il motivo: cercano una famiglia che li adotti. Arrivano le scuse degli organizzatori, ma forse questo evento dovrebbe farci riflettere un po’ in più.

No amici cari, non è fantascienza ma la triste e cruda realtà. Succede in Brasile, diciotto minori di età compresa tra i 12 e i 18 anni, hanno sfilato in passerella davanti a una platea di possibili mamma e papà. Indossavano abiti forniti dai negozi che sponsorizzavano l’evento, e hanno sfilato su una passerella montata in un centro commerciale, il Pantanal di Cuiabá, nel Mato Grosso. Un centro commerciale dove si compra e si vende un po’ di tutto forse anche la vita umana. Ad osservarli una folla di duecento persone, in buona parte coppie interessate all’adozione.

L’iniziativa che si intitola “Adozione in passerella” – realizzata con l’autorizzazione del giudice per i Diritti dell’infanzia e l’appoggio della Commissione statale “Infanzia e Gioventù” del Mato Grosso – puntava, secondo gli organizzatori, ad aiutare questi ragazzi a trovare una famiglia. Niente da discutere sulla finalità, ma vogliamo parlare della modalità? Come prevedibile sono partite le polemiche e questa volta sia il Governo che l’opposizione si sono scagliati all’unisono contro questo evento, mentre i media l’hanno definita un moderno “mercato degli schiavi”.

Per giustificarsi, gli organizzatori hanno sottolineato che i bambini sono stati lasciati liberi di scegliere. Scegliere? Mi domando cosa possa scegliere un ragazzino di dodici anni che ne ha già avute di santa ragione dalla vita. Le immagini parlano chiaro e colpiscono al cuore: i piccoli come l’argenteria tirata a lucido, sfilano impauriti di fronte alla platea, mentre una voce fuori campo sintetizza la loro biografia, una storia di dolore e di abbandono. Un coro di critiche che le scuse tardive degli amministratori del Pantanal non hanno spento.

Per quanto mi riguarda e credo di parlare anche a nome di Punto Famiglia, chiedo personalmente scusa a questi piccoli, anche se non ho nulla a che vedere con l’evento e so che forse nessuno di loro leggerà queste parole. Sì, sento il dovere di scusarmi per la violazione della loro sofferenza, per la mancanza di tatto e di delicatezza con cui li abbiamo sbattuti come su un catalogo di cose da acquistare. Chiedo scusa a loro e a tutti i bambini che noi adulti non sappiamo tutelare e che esponiamo senza riguardo al sacrificio, alla sofferenza e al disorientamento. Parlo al plurale perché in fondo i figli dell’uomo sono bambini di tutta la comunità umana e perché di storie come questa in cui i più piccoli sono trattati come prodotti di fabbrica, ne è pieno il mondo ormai. Siamo tutti responsabili della loro sorte. Tutti, nessuno escluso.




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