Cittadella don Enrico Smaldone

“La Cittadella don Enrico Smaldone”, una tenda del Signore

Decennale Cittadella don Enrico Smaldone

di Ida Giangrande

“La Cittadella don Enrico Smaldone” compie dieci anni. Ieri, domenica 19 maggio, i festeggiamenti che sono iniziati nel pomeriggio con un incontro pieno di esperienze significative, si sono conclusi con la Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Pietro Lagnese, vescovo di Ischia. Ero lì anch’io e il mio cuore ancora esulta.

Si è svolta, ieri domenica 19 maggio, la celebrazione per i dieci anni della “Cittadella don Enrico Smaldone”. La sala “Gioacchino Illiano” che, non a caso, prende il nome proprio dal Vescovo emerito della Diocesi di Nocera-Sarno che, nel 2009 affidò l’ex “Città dei ragazzi”, nelle mani della Fraternità di Emmaus, era stracolma. E io, come tanti miei fratelli, ero seduta lì in prima fila, spettatrice stupita di ciò che Dio ha costruito nel corso degli anni attraverso il contributo di tanti.

“La giornata inizia presto qui a Cittadella!” ha sottolineato Giovanna Abbagnara, direttore responsabile di Punto Famiglia e moderatrice della serata. “Dall’alba cominciano ad arrivare i primi adoratori della Cappella Martin, e poi intorno alle 8 gli operatori di Progetto Famiglia e i membri della redazione di Punto Famiglia”. Un susseguirsi di voci e di storie che accompagna il lento e inesorabile scorrere del giorno fino a sera, quando camminando nel piazzale “è possibile ascoltare le voci dei bambini che giocano mentre gli adulti fanno la catechesi nella verie sale”. Poi il video che racconta la storia, una storia preziosa fatta di momenti che al cuore spesso sfuggono e le testimonianze. Come quella di Monica e Gianni, una coppia di sposi accompagnati dai loro 4 gemelli frutto anche del tempestivo intervento di Progetto Famiglia Vita che ha sventato la possibile selezione intrauterina di alcuni dei quattro embrioni. Storie, volti  come quelli che Anna e Salvatore, custodi della Cappella Martin, incontrano ogni giorno. Una Cappella viva che non possono tenere chiusa nemmeno in agosto, perché c’è chi anche con il caldo torrido, corre a cercare riparo all’ombra di Gesù. “Non è possibile pregare di tanto in tanto” sottolinea Anna “solo la preghiera incessante ha il potere di cambiare il mondo”.  E poi l’esperienza dei coniugi Mauri, membri di una delle dieci comunità che settimanalmente si incontrano alla Cittadella nella sala Emmaus, dedicata alla catechesi, che hanno raccontato di come la fede ha dato un volto nuovo alla loro storia coniugale e familiare. E poi i cantieri nuovi che si aprono in queste settimane come quello di Progetto Famiglia Emmanuel, una realtà che vuole accompagnare e sostenere le famiglie con figli straordinari creando integrazione tra i piccoli normodotati e quelli speciali che portano il peso dell’handicap. Don Silvio Longobardi, custode del carisma della Fraternità di Emmaus, nel suo intervento conclusivo ha ringraziato innanzitutto il vescovo Illiano che ha dato fiducia alla Fraternità e il vescovo Giudice, che ha riconfermato la missione affidata al movimento e con un messaggio inviato per l’occasione ha invitato a rendere questo luogo una “Città della gioia”. Don Silvio ha poi ringraziato uno ad uno le persone che lavorano nei diversi ambiti della Cittadella quotidianamente ricordando l’impegno di carità e di evangelizzazione, l’impegno della Federazione Progetto Famiglia e dell’Editrice Punto Famiglia e sottolineando che “una fede adulta genera una carità concreta”.

Qualche lacrima riga il viso, ripensando alle mattine in cui raggiungi la Cittadella con i pesi delle preoccupazioni ordinarie sulle spalle, una toccata veloce alla Cappella, dove Gesù troneggia sull’altare che custodisce le reliquie di santa Teresa di Gesù Bambino e alle sculture di pietra bianca dei santi Luigi e Zelia Martin, e poi via verso il lavoro che ti attende. Un lavoro arduo, faticoso, fatto di sudore e sacrificio, che però non ti affossa come tanti altri, ma anzi più ti spendi e più ti senti leggera.

Ieri ero seduta lì, spettatrice tra tanti, a gustare la trama di un film che forse Dio vedrà ogni giorno quando ci osserva mentre ci muoviamo tra quei locali, tra canti, catechesi, celebrazioni eucaristiche e liturgie. E mi sembra quasi di vederlo camminare tra i banchi della Cappella, volgere lo sguardo verso le Oasi di accoglienza e di spiritualità, salire le scale dell’Associazione per fare caolino in ogni ufficio e sorridere a quanti trova impegnati ad arare il suo campo. Mi accorgo ogni giorno di più che questo luogo è la “tenda del Signore” nel cuore del mondo. Non una semplice proprietà nelle mani di organizzazioni religiose, non uno specchio dove far riflettere la propria immagine, ma uno strumento privilegiato dove è possibile servire l’uomo in tutti i modi possibili e in ogni stagione della vita.

Un giorno non molto lontano da qui, in occasione di un evento importante mi capitò di arrivare a Cittadella molto prima del solito orario. Il sole era ancora fresco di notte, nei suoi raggi la brina del mattino che affacciandosi su uno dei parapetti del piazzale, disegnava una grossa croce luminosa nell’aria. Fui costretta a fermarmi sconcertata. Oggi come allora ringrazio Dio per avermi permesso di esserci e di fare la mia piccola parte in questo grandioso disegno dove, in fondo, nessuno di noi potrebbe far nulla senza l’aiuto dell’altro.




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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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