Criminalità Una toga, una tonaca, un’uniforme, solo “abbigliamenti” o qualcosa di più? Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 2 Maggio 2019 Nessun commento su Una toga, una tonaca, un’uniforme, solo “abbigliamenti” o qualcosa di più? di Michela Giordano Quanta gente dice di battersi per la legalità e, poi, chiude accordi con criminali? Le parole da non sole non bastano. Si tratta di premiare chi è non chi finge di essere. Qualche giorno fa, tornata per le feste al “natio borgo selvaggio”, ho portato, insieme a mio marito, Aurora al cinema. Proiezione pomeridiana di una pellicola adatta ai bambini, pochissimi spettatori. Nell’atrio, in attesa degli immancabili pop corn, mi sono sentita chiamare a distanza dall’esterno. Un uomo si sbracciava, cercando di richiamare la mia attenzione. Sul principio non l’ho riconosciuto, poi ho fatto un rapido sforzo di memoria: l’ho conosciuto anni fa durante la mia attività professionale. È un pregiudicato, di famiglia di pregiudicati. Più volte ne ho raccontato l’arresto, i processi, le scarcerazioni. Credevo volesse aggredirmi. Ma quando mai! Mi è venuto incontro con un largo sorriso, quasi abbracciandomi per salutarmi. Mio marito, qualche metro più in là, impegnato con Aurora e i pop corn, guardava da lontano. “Vi posso offrire un caffè, un gelato?”, mi fa il tizio con una cordialità inaspettata. Per prima cosa ho provato imbarazzo. Ho pensato che chi avesse assistito alla scena, poteva fraintendere il tenore dei rapporti. Non sapevo cosa dire. Di getto mi è uscita la frase peggiore, “ah ma state in libertà?”, considerato che avevo un po’ perso di vista lo stato delle sue vicende processuali. Per fortuna non si è arrabbiato. Si è fatto una bella risata e ha ribattuto “aeh, dottorè, vuoi sfuttit sempre” (ndr “mi prendete in giro”). Dopo avermi spiegato che era impegnato in un processo mi ha salutato e, rispettosamente, è andato via. Leggi anche: Eroi si diventa da vivi, non da morti Mio marito mi ha rimproverata. Dovevo sganciarmi subito. Ma davvero mi ha colto di sorpresa la sua cordialità. L’episodio mi consente di condividere una riflessione da giornalista ma non solo: non è necessario infierire per segnare un solco. Essi stessi hanno l’onestà intellettuale di ammettere che esiste un “noi” e un “voi”. I fatti, solo i fatti, contano. Raccontarli basta. Ancor meno è opportuno nutrire timori di come potesse interpretare quello scambio di battute, esteriormente cordiali, chi lo potesse guardare da distanza. Non è della forma che dobbiamo aver paura, ma della sostanza: quanta gente dice di battersi per la legalità e, poi, chiude accordi con criminali? Ho conosciuto un rappresentante delle Istituzioni che, indagato da una certa forza di polizia, pronunciava in pubblico parole del tipo: “Sono sereno, aspetto che la Giustizia faccia il suo corso” e che, in privato, smuoveva mari e monti per far trasferire, riuscendoci, il referente delle indagini che lo riguardavano. Non è solo una questione di stile. È che le parole da sole non bastano. Dovremmo imparare a guardare ai fatti, ai gesti concreti, andando oltre “l’abito”. Lo sostengo da sempre: una toga, una tonaca, un’uniforme sono solo “abbigliamenti”. Da sole garantiscono “rispetto”. La “stima” arriva se chi li indossa pratica comportamenti degni. Dobbiamo rispetto ad un prete, ma se è un peccatore, nessuna stima. Rispetto è dovuto ad un giudice, ma se è corrotto, nessuna stima. Si tratta di premiare chi è, non chi finge di essere. Al contrario, poi, non abbiamo diritto a lamentarci. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag Legalità, Stima ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: “Noi, portate in pellegrinaggio dai santi Martin”: quattro suore si raccontano “Volevo essere pura, ma non ci riuscivo per insicurezza. Poi accadde qualcosa…” Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati: ecco le date della loro canonizzazione Causa di canonizzazione per Carlo Casini? 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