Tradimento
Lui mi ha tradito, devo perdonarlo?
di Ida Giangrande
Lui, lei e l’altra: possiamo capovolgere i ruoli, il risultato non cambia. Tradire? Non è mai una soluzione ma sempre la fonte di nuovi problemi.
Da che mondo è mondo il tradimento, oltre ad essere un vizio per qualcuno, è una delle vie di fuga più scontate e antiche. A poco importa se a tradire è l’uomo o la donna, far entrare una terza persona nell’intimità di una coppia, anche solo per una volta, è un dolore che spesso può rappresentare un punto di non ritorno.
Durante un viaggio a Roma in occasione del primo raduno del Monastero Wi-Fi, ho ascoltato la catechesi di suor Fulvia Sieni e lì ho sentito parlare per la prima volta di clausura coniugale. “Capite che la stanza nuziale, – sottolineava suor Fulvia – il letto, la camera da letto di due sposi, in questa stanza meravigliosa, vige un regime austerissimo di clausura, perché se ci entra qualcun altro che non ci deve entrare, è finita! Hai voglia a recuperare, cucire… quando la clausura viene violata ci si fa molto, molto male”. Non mi era mai capitato di pensare al talamo nuziale in questi termini.
Mi sono resa conto che spesso la rottura di quell’atmosfera claustrale, comporta uno tsunami così violento nella coppia da lasciare sul selciato solo morti e feriti. La cosa più assurda? Sentirsi dire: “Lei/lui mi capiva. Mi ascoltava. Mi dava tutto ciò che nel mio matrimonio non trovavo”. Sorrido perplessa mentre mi chiedo come è possibile continuare a cadere nella trappola dell’amante perfetta o dell’uomo perfetto. Come è possibile inseguire questa chimera e lasciarsi abbagliare ancora dal canto ammaliatore delle sirene.
Anche io quando ero fidanzata con mio marito, devo essere stata la donna perfetta per lui. Non è difficile capire un uomo quando condividi solo un’ora o due al giorno o forse alla settimana e tutto quello che devi fare è organizzare una vacanza. Certamente le cose cambiano quando dal tempo del disimpegno e della spensieratezza ci si incammina sulla via del progetto comune, dell’impegno comune dove ci sono i figli, poi il lavoro, la casa, le preoccupazioni. Quando gli anni passano e ti sembra che l’emozione si affievolisca mentre il pregiudizio spesso scava fossati profondi e invisibili, nei quali è possibile restare sepolti per sempre.
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Insomma la strada dell’amore coniugale non è esattamente una passeggiata di salute. Per costruirla c’è bisogno di dedizione, impegno e sacrificio, ed ecco che sul più bello si presenta lei, l’amante, quella che è in grado di dare a tuo marito ciò che tu non hai saputo dargli anche se sta giocando a fare la fidanzata e in tutto trascorre con lui solo il tempo necessario per consumare un rapporto.
Parimenti, d’improvviso all’orizzonte si manifesta un lui, l’uomo perfetto che dà a tua moglie quelle attenzioni che tu tra lavoro, rinunce, sacrifici e bilanci familiari non sei riuscito a darle. Insomma è possibile continuare a cadere in questi tranelli della mente? Che cosa ci fa credere che l’altra così perfetta, se si trovasse al posto della moglie non sarebbe anche peggio? Perché non dire le cose come stanno senza futili orpelli? È inutile tentare di dare al tradimento una parvenza di dignità, utilizzandolo come l’atto estremo di una ribellione incubata. La parola tradire deriva dal latino tradere e vuol dire “consegnare al nemico”.
Nulla di sublime. Nulla che abbia a che fare con l’amore. Il tradimento è il desiderio insano e adolescenziale di assecondare una passione, di fare ciò che mi piace e quando mi piace. È la voglia improvvisa di cambiare aria, di abbandonare la nave che affonda, alla Schettino. Non c’è giustificazione che regga l’impalcatura. Non ci sono ragioni valide per spiegare un tradimento. Nemmeno l’amore è un pretesto sufficiente, perché questa forza straordinaria è bene puro e il bene puro non si costruisce sul dolore di qualcun altro.
Superare un tradimento è possibile? Sì, sono tante le coppie che ne sono uscite anche più forti. Per rinascere però ci vuole impegno, pazienza, dedizione ma soprattutto fede. Qualcuno mi dirà che cosa c’entra la fede col mio orgoglio ferito? La risposta è facile: uno dei primi frutti del peccato originale è l’inimicizia tra l’uomo e la donna. Da quel momento in avanti essi non parlano più la stessa lingua e spesso, sono capaci di ferirsi fino a uccidersi, anche senza volerlo veramente. C’è uno sbilanciamento nella relazione di coppia, è Dio stesso che lo sottolinea quando dice alla donna: “Verso tuo marito sarà il tuo istinto ma egli ti dominerà”. (Gn 3,16) Quasi come a voler mostrare in trasparenza la lotta intestina tra uomo e donna che da secoli perdura senza trovare pace.
Per riequilibrare il rapporto, per recuperare una seppur piccola parte della pienezza originaria, è urgente far entrare Gesù Cristo dalla porta di casa e concedergli il posto di comando della nave. È lui che ci dona la forza del perdono. È lui che ci insegna ad amare l’altro soprattutto quando non è come lo vogliamo. È lui l’unico al mondo in grado di farci vedere il bene anche quando il buon senso umano ci dice che non ce n’è. Senza la fede resterebbe solo un orgoglio ferito insieme alla parola fine e un matrimonio che finisce non è mai una questione privata. Avrà delle ricadute sociali sui figli che diventeranno adulti, su amici e parenti e su quanti trarranno esempio dall’esperienza umana per togliere credibilità all’amore per sempre.
La cosa più bella? È che nonostante tutto l’uomo continua a sposarsi da millenni perché ha bisogno non solo di avere una donna, ma di credere in un amore incrollabile che durerà fino alla morte e oltre. Ha bisogno di scommettere su una vita a due, e di investire ogni energia nell’edificazione della famiglia, un tempio sacro in cui sciogliersi come il chicco di sale non per scomparire ma per dare sapore.
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