Scuola

“La Città dei ragazzi”, una storia di carità che continua…

di Elisabetta Cafaro

Che cosa ne è stato del sogno di don Enrico Smaldone, il giovane sacerdote angrese che fondò la “Città dei ragazzi”? A cinquant’anni di distanza è ancora un luogo di carità e soprattutto una scuola di vita per i giovani.

Quest’anno gennaio mi è sembrato più lungo e freddo del solito. La pioggia che cade a dirotto su Angri, il mio piccolo Paese in provincia di Salerno, non ha impedito l’uscita programmata con alcune classi per far visita alla “Cittadella don Enrico Smaldone”. I ragazzi non fanno attenzione al tempo, tutto è scoperta, novità, meraviglia, anche il mondo visto da sotto l’ombrello perde le sue sfumature grigie e diventa azzurro.

La “Città dei ragazzi” nacque dal sogno di un giovane prete originario di Angri di nome Enrico Smaldone. L’idea era di costruire una casa per accogliere i fanciulli abbandonati. L’8 gennaio del 1949 don Enrico fu invitato ad assistere alla proiezione di un film americano “Gli uomini della città dei ragazzi”. Tornò a casa sconvolto. Visse giorni di profondi turbamenti che lo portarono a meditare a lungo.

La svolta decisiva avvenne quando una mattina bussò alla sua porta un bimbo che poteva avere otto o nove anni. Lacero, sporco, con i capelli arruffati, portava in viso i segni della sofferenza. Don Enrico gli offrì del caffè e un pezzo di pane e lo invitò a parlare. La mamma era morta quando lui aveva tre anni. Il padre era da tempo in ospedale. Lui non entrava mai in chiesa e i santi li conosceva solo attraverso le bestemmie che sentiva dai suoi compagni di marciapiede.

Appena il bambino andò via, don Enrico si fermò a riflettere sulle tante giovani vite senza il sorriso e il calore di una famiglia. Nacque così la decisione di fondare ad Angri una città per questi ragazzi. Presso una nota famiglia del luogo, gli Adinolfi, espose il suo progetto con gli occhi che brillavano di gioia, come narrano i giornali del tempo. Don Enrico stesso raccontò come il giovane Adinolfi in persona con il suo fare studiatamente burbero gli disse: “Don Enrico, andate subito a prendere possesso del suolo. Dite pure al mio colono che da oggi in poi quel terreno è vostro”. Ed è lì che sorgerà la “Città dei ragazzi” attuale “Cittadella don Enrico Smaldone” luogo non solo di accoglienza ma anche di formazione al lavoro e alla vita cristiana.

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La Cittadella è nel cuore di Angri non solo geograficamente ma anche spiritualmente. Quest’anno moltissime sono state le classi che vi si sono recate in visita. Il Dirigente scolastico delle scuole medie “Galvani-Opromolla”, Mariarosaria Napoliello ha apprezzato il metodo pedagogico adottato da quel giovane prete. Con grande gioia i nostri ragazzi si sono avvicinati a questo luogo e, grazie alla signora Anna Pisacane, hanno avuto l’opportunità di toccare con mano i segni prodigiosi di un’opera di carità che continua.

Dalla realtà della casa-famiglia a quella della Cappella Martin, dove sono custodite le reliquie dei santi genitori di santa Teresa di Gesù Bambino, fino alle attività promosse da Progetto Famiglia e da Punto Famiglia: sembra di camminare nel tempio della carità. L’ideale cristiano di solidarietà gratuita e incondizionata diventa una scelta di vita concreta che passa attraverso persone disposte a mettere a servizio la propria vita. Tutta la vita, senza sconti.

La pioggia accompagna il nostro ritorno a scuola. Ma dalla scuola dei santi si torna con occhi nuovi, si riceve gioia, entusiasmo e perché no, anche la consapevolezza che i sogni non sono solo una chimera della mente, ma corde che si muovono con la forza dello Spirito. Piove, ma nessuno se ne accorge forse perché il cielo è sempre azzurro sopra le nuvole.




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