Vita

“Se questo non è un uomo allora cos’è?”

a cura della Redazione

Da Marina Casini, presidente del Movimento per la Vita a Giuseppe Noia, ginecologo del Policlinico Gemelli: anche questo mese, il dossier mensile di Punto Famiglia, assicura firme esclusive e contenuti eccezionali per un tema di frontiera di massima delicatezza. Cosa ne è della vita dei bambini a distanza di 40 anni dall’approvazione della legge 194?

“Ha dell’incredibile, ma la legge italiana sull’aborto in vigore da quaranta anni e che sembra irremovibile, è nata in gran fretta e sotto il segno della provvisorietà”. È così che inizia l’articolo di Marina Casini per Punto Famiglia Plus di questo mese; un articolo che traccia le linee essenziali del background di una legge che ha trasformato il mondo dell’uomo e che ha posto le premesse per altri e più significativi cambiamenti.

La legge 194 infatti, è nata ben 40 anni fa. Al di là delle stime raccapriccianti che quotidianamente offriamo circa il numero bambini abortiti, c’è da considerare la genesi di questa normativa, nata di fatto, in un contesto storico culturale lontano anni luce dall’attualità. “Oltre 6 milioni sono gli aborti legali eseguiti con il finanziamento e l’incoraggiamento dello Stato che ci separano da quel 22 maggio 1978, giorno in cui la legge fu promulgata con la promessa di una sua revisione”. Prosegue così l’articolo della Casini e la domanda sorge in maniera spontanea: la revisione c’è stata oppure no? E i consultori, si limitano a fare da funzionari oppure verificano, insieme alle madri, le reali e concrete possibilità di non abortire?

Da qui il ruolo del Cav (Centri di aiuto alla vita), che negli anni svolgendo attività di supporto alle donne in difficoltà, hanno dimostrato che il “sì” alla vita è possibile e che nessuna madre abortisce il proprio figlio se ha anche solo una possibilità di non farlo. Lo dice concretamente il Cav della Mangiagalli di Milano, attraverso la voce della sua fondatrice, Paola Bonzi. Ma lo dice anche il professor Giuseppe Noia, medico specialista in ostetricia e ginecologia del Policlinico “Gemelli” nella sua appassionata intervista.

“L’evoluzione storica degli strumenti di diagnosi prenatale dalla legge 194 in poi, come tutte le tecnologie scientifiche si è molto amplificata. Tuttavia, ha subito un trend sempre più sofisticato finalizzato a individuare feti malati sempre più precocemente con lo scopo di indirizzare le coppie alla interruzione volontaria. Questo trend è solcato dalla falsa idea e dalla falsa compassione che quanto più piccolo e precoce sia l’embrione e l’aborto volontario, tanto più piccolo è il trauma per le donne. C’è una grande menzogna scientifica e umana in questa tesi. Sono proprio le donne, le dirette testimoni di fortissime lacerazioni psicologiche che parlano, si raccontano e dimostrano a sé e al mondo medico che la sofferenza della perdita del figlio non è proporzionale al peso in grammi o in centimetri dell’embrione perduto ma è, in maniera esponenziale correlata alla perdita della presenza del figlio”.

Queste alcune delle parole di Noia, che alla domanda su cosa abbiano rivelato i moderni sistemi di diagnosi prenatale, risponde: “Gli strumenti di conoscenza e gli studi sulla vita prenatale hanno svelato tante cose. Innanzitutto che la relazione figlio madre è precocissima, come già ho detto, è biunivoca, addirittura prima dell’impianto dell’embrione. Durante questi 8 giorni c’è un intenso colloquio tra madre e figlio (Cross Talk) che è fondamentale perché la gravidanza vada avanti e non si abbia un aborto spontaneo, né si configurino le basi biologiche per la nascita di malattie che poi si manifestano nell’infanzia, nell’adolescenza e nella vita adulta. Quanta gente è a conoscenza che i primi 8 giorni della nostra vita sono importantissimi per il futuro della persona umana fino all’età adulta?”.

Un’intervista appassionata e appassionante di cui consigliamo vivamente la lettura approfondita, soprattutto in previsione della Giornata per la Vita ormai alle porte.

Se la vita dei bambini è in pericolo, il futuro è definitivamente compromesso. La rivoluzione parte dalla cultura.

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