Tragedia di Ancona

Rapper e trapper: chi sono e perché conoscerli…

concerto

di Ida Giangrande

Nella discoteca di Ancona tanti ragazzi, sicuramente più di quanti il locale potesse contenerne, ma cosa li aveva attirati lì? Il cantante Sfera Ebbasta, un rapper o un trapper?

Non ce la faccio a dire niente. Solo che quattro figli sono rimasti senza la loro mamma e uno di loro prende ancora il latte. Parlerò più avanti per dire quello che è successo lì dentro. Non era un concerto ma una discoteca strapiena di gente e piena di alcolici. Il concerto doveva iniziare alle 22 e invece non iniziava. Porti tuo figlio lì ed erano tutti ubriachi”. Con queste parole il marito della donna morta in discoteca mentre attendeva la figlia che aveva accompagnato al concerto, commenta la tragedia avvenuta venerdì 7 dicembre in una discoteca di Ancona.

Sei persone sono morte, cinque minorenni, nel fuggi fuggi generale scatenato probabilmente dall’uso di uno spray urticante, cosa ancora da accertare. Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori il numero dei biglietti venduti, troppi forse rispetto alla capienza della sala, e la ricerca del colpevole, colui, cioè, che avrebbe spruzzato lo spray. Ma alla base di questo tragico episodio dall’ancora più tragico epilogo solo questo o c’è dell’altro?

In quella discoteca tanti ragazzi, sicuramente più di quanti il locale potesse contenerne, ma cosa li aveva attirati? Il cantante Sfera Ebbasta, un rapper o un trapper?

Occhi allucinati, denti d’oro, nel cuore il desiderio della ricchezza, sulle labbra parole di rabbia giustificate da una vita borderline, dal disagio delle periferie. Sono i trapper e sono gli idoli dei nostri figli.

Sfera Ebbasta, il cantante che doveva esibirsi nella discoteca di Ancona, è un trap. Durante un’intervista che risale a qualche anno fa ha dichiarato: “Sono un ragazzo partito da un quartiere triste e senza un soldo in tasca. E ho avuto questo successo. Però non voglio dare lezioni a nessuno, sono troppo ignorante, anche in temi tipo la politica, se mi esponessi sarei un pirla. Perché dovrei dire di essere altro, se mi sento così? Musicalmente in Italia il rock è andato in calando, al suo posto sono arrivati rap e trap. E poi anche come stile di vita: stare fuori di testa, fare le ore piccole, eccedere. Siamo noi rapper le rockstar ora”.

 

Questo uno stralcio di uno dei suoi brani, tatto da Uber:

 

Ho messo due kili in cucina (ehi)

Lo sai che non è Barilla (aye)
Lo sai che non è barella (ehi)
Sai che fumo solo erba (ehi)
Sai che bevo solo Evian (ehi)
Sta quattro euro a bottiglia (ehi)
Tu sei solo un drogatello (ehi)
Bevi dalla fontanella (ehi)
Marche francesi sembro una modella
Sculaccio lei quando fa la monella
Finisco sopra Novella (skrt)
Settimo piano d’hotel (eh)
Fumiamo dentro la suite (ehi)
Fumiamo tutta l’Olanda (eh)
Beviamo tutta la Swiss (ehi)”.

Eccedere, questa la parola d’ordine del trap, un sottogenere musicale dell’ hip hop, sviluppatosi negli Stati Uniti e caratterizzato da testi cupi e minacciosi, che, beniniteso, possono essere diversi da trapper a trapper, ma in generale esaltano la vita di strada tra criminalità e disagio, il piacere della bella vita e delle belle cose, la violenza, lo spaccio di sostanze stupefacenti, e le dure esperienze che l’artista ha affrontato nei dintorni della sua città. Un piccolo esempio? Ecco la strofa di un brano tratto da Crack Musica dei Dark Polo Gang:

“E se non parli di merce, giuro ho i tappi all’orecchio
Non sento, soldi veloci, vanno e poi vengono
Mi becchi: Gucci, Prada e Ferragamo in centro
Aspiro gas, 5 grammi, fumo un Backwoods”

E ancora:

“Brillo all’orecchio e al collo da quando ero alle elementari
Da quando ero in prima media fumo queste canne d’erba
Prendo ‘sti soldi e li spendo, ‘sti soldi non sono niente

Per favore non rimandarmi dal prefetto al colloquio

Tanto appena esco fumo il doppio
Sono un piccolo bastardo sporco
Roba di marca soltanto addosso”.

La parola trap deriva da trap house, appartamenti abbandonati (solitamente nei sobborghi di Atlanta) dove gli spacciatori americani preparano e spacciano sostanze stupefacenti. Inoltre la parola trapping in slang significa “spacciare”. Questa musica è infatti molto legata ad ambienti e tematiche relative a vendita e dipendenza da droghe.

La musica e l’arte in generale hanno sempre denunciato il lato più triste della vita, ma tra denunciare ed esaltare c’è una differenze significativa. Di riflesso e guarda caso, tra i giovanissimi, si diffonde sempre più prepotentemente uno stile di vita, “disordinato”, abiti larghi, bocche scure, pantaloni bassi, mutande bene in vista, tatuaggi grossi, colorati, capelli tinti sì, ma di verde, di rosso e poi ancora, uso di sostanze stupefacenti come alcol e droga già dalle scuole medie, la tendenza generale e essere fuori di testa, sballarsi che non vuol dire divertirsi.

È vero che l’arte è la libera espressione del cuore, ma è anche vero che fino a ieri un’opera artistica era quasi sempre edificante, insegnava a leggere l’intellegibile pur passando attraverso il lato più brutto della vita. L’arte racconta la realtà anche la più dura, ma sublimando la condizione umana, non esortandola ad adeguarsi ad essa.




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