Cav Mangiagalli

“Tutti mi spingono a disfarmi di questo bambino… Ma è mio figlio!”

mamma

di Paola Bonzi

Non bastano le parole, per diradare le nuvole c’è bisogno di azioni ed opere concrete. Dal Cav della Mangiagalli di Milano la toccante storia della giovane Valeria e della sua famiglia.

Vorrei essere una maga per poter gridare a tutto il mondo che esiste un grande allarme: i piccoli bimbi, vicini al cuore della mamma, corrono continuamente il pericolo di perdere la vita. Ciò però non è possibile. Possiamo solo parlarne con chi arriva al Centro di Aiuto alla Vita.

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Questa volta la mamma del bimbo in pericolo ci è stata inviata da un assistente sociale di un consultorio pubblico. Valeria, infatti, nona settimana di gravidanza, ha una situazione molto intricata a livello affettivo. È già madre di un bimbo di 5 anni. L’attuale compagno, padre del bambino che aspetta, la spinge ad abortire e la sua mamma le ha dato dell’incosciente, visto che questo non è proprio il momento per far nascere un altro figlio. E così Valeria, con il cuore foderato di tristezza, si reca al consultorio pubblico per chiedere il certificato di IVG. Lì incontra un assistente sociale che si accorge della sua grande sofferenza. “Perché non prova ad andare al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli? Lì, molto probabilmente, potrebbero offrirle l’opportunità di poter riflettere meglio su ciò che chiede di fare e, se decidesse di portare avanti la gravidanza, le offrirebbero certamente un aiuto”. Le suggerisce, così Valeria arriva da noi con il suo carico pesante, un faccino smunto, gli occhi e la bocca un po’ all’ingiù. Tutto in lei parla di fatica e solitudine.

La faccio accomodare, le offro il solito caffè, ma il conforto che cerca è di altro genere. “Tutti mi spingono a disfarmi di questo bambino, che però è mio figlio. Mi piacerebbe capire con voi che cosa è meglio per me”. Mi dice. “Valeria, questo è il suo posto e il suo tempo e io sono qui per ascoltarla con tutta la mia disponibilità”. Le rispondo. Il racconto sa di relazione affettiva traballante; Gianni, il padre del bambino, non solo è contrario alla nascita del piccolo, molto probabilmente, pensa anche di rompere la sua relazione con lei. “Se portassi avanti questa gravidanza – riflette Valeria – mi ritroverei completamente sola, visto che abbiamo uno sfratto esecutivo. Gianni si renderebbe irreperibile come ogni tanto minaccia di fare e io e i miei bambini dovremmo sopravvivere con il mio lavoro part-time, che di certo non mi permetterebbe un contratto di affitto”.

Eccolo qua il buio, il mio mal di stomaco e la lampadina che non si accende. Sconfortata, faccio comunque il numero di telefono di Laura, che si occupa delle accoglienze nelle nostre case, chiedendole timidamente se c’è un posto per lei. “Ma sì, guarda, proprio ieri si è liberata la casa di via Pianell. Potremmo ospitarla con il suo bambino più grande se lascerà crescere il suo pancione”. Ecco, si è aperto uno spiraglio! Con tono leggero dico a Valeria: “Ha fatto bene l’assistente sociale a mandarla da noi! Spesso, quando tutto sembra perduto, si apre una nuova opportunità. C’è una casa pronta per lei e Marco, insieme a tutto ciò che serve a una donna gravida e a un neonato. Il mio consiglio però è di proporre anche a Gianni di fare qualcosa di utile: rivedere insieme a noi la situazione della vostra relazione. Siamo consulenti familiari, abituati quindi a cercare il bandolo della matassa di un rapporto difficile e ingarbugliato”. Ora sembra tutto un po’ più facile. Valeria si sente sostenuta, rassicurata e con un punto di riferimento. “Inviterò a venire anche lui qui e chissà che si faccia un po’ d’ordine tra di noi. Ci spero tanto”.

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Con un atteggiamento più disteso, accarezzandosi involontariamente la pancia, continua: “È bello potersi parlare per cercare di disfare i nodi che ci rendono così infelici. Quando i sentimenti si ricompongono anche le cose più inattese e difficili possono essere affrontate”. La speranza si fa strada dentro di me e butto là una frase spiritosa: “Sa come si dice a Milano? Ogni bambino nasce con il suo panierino e noi in quel panierino vorremmo mettere, insieme alle cose materiali, tutta la nostra solidarietà”. Alla fine lei mi risponde così: “Mi sembra che così il mio cielo sia diventato azzurro, liberandosi dalla nuvolaglia. Vorrò proprio farlo nascere questo bambino. Marco non sarà più da solo”.

Per info sul Cav della Mangiagalli: https://www.cavmangiagalli.it/

 




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