Dalle improbabili alleanze agostane a una nuova stagione politica fatta di contenuti

di Gianluigi De Palo

Nei giorni scorsi, mentre ero al mare con la mia famiglia per qualche giorno di riposo, ho letto divertito e incuriosito le tattiche politiche e le alleanze agostane. In un momento storico tanto difficile, dove veramente è a rischio persino la democrazia in Europa, i leader storici in Italia mostrano una fantasia di cui non credevo fossero capaci.

Non entro – come sempre – nello specifico, ma colgo l’occasione per fare alcune riflessioni. Io credo che, se i politici nazionali, mettessero sui contenuti tutta la passione profusa in questi giorni pensando a possibili alleanze, avremmo senza dubbio fatto un passo in avanti per uscire dalla crisi. E invece prima ragioniamo sugli alleati (ma alleati su cosa?) e poi, se avanza tempo, sulle idee e sui programmi. Con una legge elettorale che impedisce ai cittadini di scegliere il proprio candidato, svilire ulteriormente il di- battito politico alle sole alleanze è un’offesa a quanti vorrebbero dare il loro contributo. C’è molta gente che è stufa di delegare in bianco e vorrebbe mettersi in gioco per il proprio quartiere, la propria città e il proprio Paese. Queste persone, però, non vogliono far parte di un contenitore che si affiancherà ad un altro contenitore. No, questi uomini e donne di buona volontà vorrebbero fare politica proponendo le loro idee, andando oltre la logica della pedina elettorale. Nel 2006 votai il Governo Prodi. In quell’occasione, con amarezza, sperimentai tutta la fragilità di alleanze basate sull’obiettivo di vincere le elezioni prima che su un’idea condivisa di Bene Comune. Io dico che oggi, nel 2012/2013, davanti ad una crisi di immensa proporzioni che attanaglia l’occidente, e che è antropologico/valoriale prima ancora che economica, non possiamo per- metterci un passaggio a vuoto. Non è più tempo di giocare sulla pelle delle persone. È tempo di coinvolgerle nell’elaborazione di programmi seri perché viene prima il contenuto e poi il contenitore. Prima il programma e poi l’alleanza. Prima la visione antropologica e sociale poi quella economica. E se a livello nazionale si parla di improbabili alleanze, a quello locale, qui a Roma, ma credo ovunque, è partita neanche troppo tra le righe – e di sicuro tra quelle dei social network – una campagna elettorale messa in moto dalla macchina del fango politica. Spesso anche la mia bacheca di facebook diventa – mio malgrado – la moderna agorà dove scambiarsi battute in proposito. Sarebbe bello se fossero considerazioni costruttive, idee per migliorare i servizi in città, progetti, insomma, i famosi contenuti di cui sopra. Invece fango e calunnie anche lì, da parte di consiglieri e/o assessori municipali dell’opposizione, che sono bravissimi a innescare polemiche pre- testuose e meno bravi a far capire quali sarebbero le loro controproposte. Tanto astio manifestato sui social network, mi era già capitato lo scorso giugno, al ritorno dalla Giornata Mondiale delle famiglie a Milano. Il racconto dell ́evento, le foto delle persone, delle famiglie, dei bambini in festa erano accompagnate da critiche mosse con odio, sarcasmo, spesso senza argomenti. Tant’è vero che alla fine mio figlio, che guardava Facebook accanto a me, mi ha chiesto se dovevamo vergognarci di essere andati a Milano. E davvero non trovavo un motivo per spiegarmi e spiegargli tutti quegli attacchi. Nella testa di alcune persone la Chiesa dev ́essere criticata sempre e comunque, senza se e senza ma, anche se predica amore, condivi- sione, fedeltà, generosità e fiducia nel futuro, un ́idea di vita che trascende l ́individuo singolo e il proprio egoismo: la famiglia è tutto questo, evidentemente. Ed è molto di più: è anche scuola di tolleranza, di rispetto, luogo in cui si impara il limite e ci si confronta con l ́altro. Proprio per questo, io non temo il dibattito, dialogo con tutti, anche con quelli che insultano. Certo, amareggiato lo sono. Quante sere torno a casa, letteralmente, con un senso di rigetto. Solo mia moglie potrebbe raccontarlo. Tutto è polemica, tutto è divisione, tutto è ideologico. Dove deve andare chi vorrebbe risolvere semplicemente i problemi dialogando e trovando soluzioni condivise? È possibile – tornando alla politica – un’opposizione capace di criticare in modo costruttivo e propositivo? Le polemiche, certo, sono molto meno faticose ed impegnative delle proposte, delle idee e del confronto. Ma allontanano le risposte alle questioni aperte. Allontanano le persone tra loro. E oltre a tutto ciò, allontanano i giovani dal desiderio di dedicarsi alla vita pubblica e al bene sono molto meno Cosa dovrei ad una ragazza o ad un ragazzo che mi chiede se la politica è sporca? Chi ragiona guardando sempre e solo il marcio altrui non ha gli occhi puliti. Oltre la logica del capro espiatorio vogliamo soluzioni ai problemi. Vogliamo progetti, orizzonti, un futuro. Voglia di fare e di collaborare. La personalizzazione della politica de-responsabilizza ciascuno di noi, perché nessuno si prende la briga di analizzare in concreto le difficoltà, ma si sa a priori cosa è giusto o cosa è sbagliato in base al colore politico delle proposte. La famosa “macchina del fango”, di cui parlava Saviano, purtroppo in politica funziona quotidianamente, a tutti i livelli. Non si tratta solo di episodi eclatanti, facili da smascherare in televisione, ma di uno stile acquisito e sistematico con cui funziona tutto il sistema. Chiediamo allora una campagna elettorale sui contenuti e sulle proposte. Che vada oltre le polemiche, la rabbia, i colpi bassi, le calunnie. I giovani – che fanno bene a lamentarsi di questa politica fatta solo di colpi bassi, incapace di puntare in alto – si coinvolgono con la bellezza, con una prospettiva, con un’idea di avvenire. Non con il tifo becero da stadio. I giovani si devono innamorare del servizio alla cosa pubblica. Ho fame di Bene Comune e di dialogare con tutti. Anche con chi non la pensa come me. Ho fame di una politica diversa. Ho fame di toni e di stili nuovi.




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