17 ragazze

di Gianni Mussini

Un film controcorrente, scomodo da ogni punto di vista e preconcetto: quello delle veterofemministe che l’utero è mio e lo gestisco io ma anche quello di noi prolife che troppo spesso abbiamo in mente un mondo che non esiste, a cui pretenderemmo di adeguare ogni comportamento umano. A Lorient, una cittadina bretone sull’Atlantico, un’incantevole adolescente si scopre incinta e tiene il bambino per una ragione molto ragionevole: «Avrò qualcuno da amare e che mi vorrà veramente bene. Avrò solo 16 anni più di lui e ci capiremo». Dinanzi alla meraviglia che rivela l’ecografia («sembra una mela… una prugna… un’arancia!»), l’esempio fa scuola e molte sue compagne, in totale le 17 che danno il titolo al film, decidono di fare altrettanto: del resto, nel trionfante nichilismo pratico dei nostri giorni (nel film non man- ca la scena di uno spinello consolatorio), è facile trovare solerti e incoscienti maschietti pronti all’uso… Ovviamente l’establishment dei docenti e dei genitori non può accettare lo scandalo e pensa alle solite ricette stantie che confondono i fini con i mezzi: aumentare l’educazione sessuale? Mettere distributori di preservativi? La risposta è lucida e pertinente: «Fuori dalle palle educatori e assistenti sociali». Così come è oggettivamente prolife la risposta che arriva a una docente che ancora illuministicamente spiega alla scombussolata ragazza che è tutta colpa degli ormoni: «No, è stata l’ecografia: l’ho vista e mi sono spaventata. Sa, prima non me l’immaginavo, ma adesso l’ho vista e mi è venuta paura». La paura, si sa, passa lasciando vivere la vita, perché un bambino non può mai essere una rovina neppure per una ragazzina che va ancora a scuola, come vorrebbero i benpensanti della modernità così mediocremente uguali ai benpensanti di una volta (tanto feroci con le ragazze madri e i loro figli, e per fortuna che c’erano i conventi con le ruote degli esposti!). Dice bene Lucetta Scaraffia: «Oggi che il sesso è diventato quasi un obbligo, un dovere sociale, il desiderio represso, nascosto, soprattutto per le giovani donne, è quello della maternità», lo stesso scoperto dalle 17 ragazze del film che «vedono con ammirata meraviglia il loro corpo cambiare – il mistero e la potenza della procreazione, il contributo di energia e vitalità che questo miracolo riesce a donare anche a un gruppo umano così disperato e vuoto». Il film, ben diretto dalle sorelle Coulin e recitato da giovanissime attrici per lo più alla loro prima esperienza sul set, è tratto da un episodio realmente avvenuto negli Stati Uniti che ha recentemente ispirato anche un bel romanzo di Vanessa Schneider, appena uscito dall’editore Barbès. Film e libro sono ideali per dibattiti e incontri formativi.




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