Salute Come gestire la rabbia nei bambini? Consigli pratici… Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 17 Luglio 2018 Nessun commento su Come gestire la rabbia nei bambini? Consigli pratici… di Giulia Palombo, psicologa e psicoterapeuta Gli accessi di rabbia apparentemente incontrollati hanno sempre una radice. Gli effetti possono essere spesso devastanti sia sul corpo che sulla mente. Talvolta è sufficiente seguire alcuni semplici consigli. Vediamo insieme quali … Carlo 10 anni, aveva collezionato un mare di punizioni, le più svariate per tipologia ed entità, ma sembravano non servire a nulla. A dire il vero i suoi genitori ci avevano provato anche con le buone, parlandogli e cercando di farlo ragionare sul suo comportamento, ma nonostante le mille raccomandazioni dei genitori e le sue promesse di non ricaderci più, bastava poco per farlo andare su tutte le furie! Un commento malizioso fatto dalla sorellina più piccola, un diverbio con gli amici o un rimprovero dei genitori lo facevano esplodere di rabbia facendogli perdere completamente il controllo. I genitori spaventati da questo atteggiamento del figlio, si sentivano impotenti e senza mezzi per arginarlo, questo li ha spinti a chiedere aiuto. Anche Riccardo giunge in terapia perché i genitori erano molto preoccupati per lui. Ha 15 anni, un fratello più grande di qualche anno e due genitori molto severi ed esigenti. Fin da piccolo ha avuto una forte rivalità con il fratello, che ai suoi occhi è sempre apparso come quello perfetto che con tanta facilità riusciva sempre a soddisfare le richieste dei genitori e a non deluderli mai. Già un annetto prima della richiesta di aiuto, i genitori avevano iniziato a notare che Roberto era sempre più chiuso e taciturno, passava tante ore chiuso in camera da solo e sembrava perennemente insoddisfatto. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata una crisi che Riccardo ha avuto quando i genitori gli hanno negato il permesso di andare ad un concerto. In quell’occasione si è arrabbiato talmente tanto da iniziare a darsi schiaffi in faccia da solo. Dopo, ha raccontato alla madre che non era la prima volta che in seguito a crisi di rabbia, si colpiva. Carlo e Riccardo hanno qualcosa che li accomuna: entrambi non riescono a controllare la rabbia, e anche se uno la rivolge all’esterno mentre l’altro verso se stesso, entrambi sperimentano un malessere e una sofferenza, che va a peggiorare la loro già provata condizione emotiva, oltre che i rapporti con chi gli sta intorno. Per entrambi è stato necessario approfondire i vissuti personali e le dinamiche relazionali familiari che hanno generato e alimentato dei sentimenti di rabbia così forti, ma insieme è stato utile un percorso che li aiutasse ad acquisire le abilità necessarie per gestire nel modo migliore la loro rabbia, imparando ad usarla in modo costruttivo e non distruttivo. Voglio provare a ripercorrere i passi di questo percorso, in modo da poter aiutare chi, come Carlo e Riccardo, si infiamma troppo velocemente ed esplode di rabbia. Leggi anche: Come affrontare il conflitto tra fratelli? Conoscere la rabbia e sapere a cosa serve. La rabbia è una emozione primordiale, che ha una funzione adattiva: serve ad aiutarci a sopravvivere nell’ambiente in cui ci troviamo. Nasce da un evento percepito come ostacolo alla realizzazione di un proprio bisogno oppure quando si sente il pericolo di intrusioni nel proprio spazio vitale. È il modo che il nostro corpo ha di dirci che non gli piace quello che sta succedendo. Il problema è che può diventare eccessiva, e troppo in fretta, può portarci a dire cose che non avremmo mai detto e a fare cose che non avremmo mai fatto se fossimo stati calmi e avremmo avuto la situazione sotto controllo. Vale la pena imparare a gestire la propria rabbia Le reazioni impulsive ed incontrollate guidate solo dalla rabbia, non solo non aiutano a risolvere il problema, ma al contrario peggiorano le cose. Molti bambini (e anche adulti) dopo una sfuriata, possono sperimentare sensi di colpa o sentirsi ancora più tristi e insoddisfatti. Inoltre le sfuriate e i comportamenti impulsivi generalmente allontanano le persone intorno, quindi possiamo dire che la rabbia non aiuta a stare bene in mezzo agli altri. Vale dunque la pena sforzarsi e allenarsi ad acquisire un controllo di sé e delle proprie reazioni, questo, tra l’altro, aiuta a stare meglio e a sentirsi più maturi e pienamente alla guida della propria vita. L’origine della rabbia sta nei nostri pensieri In genere siamo tentati di pensare che ciò che ci fa arrabbiare sta fuori di noi: i genitori, i fratelli gli insegnanti o le situazioni della vita. In realtà le cose non stanno proprio così, ciò che ci fa arrabbiare sono i nostri pensieri relativi a quello che succede. Ad esempio, per Carlo la scintilla che provocava la reazione di rabbia non era il commento della sorellina sulle sue capacità di giocare calcio, ma il fatto che per lui il commento della sorellina era un modo per sminuirlo o per giudicarlo. I pensieri di Carlo infatti erano: “Crede che io sia uno stupido”. “Cerca sempre di mettermi in ridicolo”. “Mi mette in difficoltà perché vuole apparire più saggia di me, anche se è più piccola”. Questi pensieri naturalmente alimentavano la rabbia, così come la paglia alimenta un fuoco. Quando siamo arrabbiati i primi pensieri che abbiamo in mente sono “bollenti” (come quelli di Carlo), destinati ad aumentare la rabbia. Bisogna dunque estinguerli, facendoci aiutare dai pensieri “freddi”, ad esempio: “Posso farcela”. “Non ne vale la pena”. “Sopravviverò”. “Arrabbiarsi non aiuta”. “È solo un gioco”. I pensieri bollenti dunque non vanno ignorati o repressi ma vanno estinti con i pensieri freddi, che funzionano come l’acqua sul fuoco di un incendio. Riconoscere le scintille Imparare a riconoscere le situazioni che maggiormente ci turbano, può essere molto utile. Per raggiungere questo obiettivo tenere un diario è di grande aiuto, in quanto ci permette di annotare tutte le situazioni che ci irritano, ad esempio essere presi in giro, perdere ai giochi, essere obbligati a fare qualcosa, essere paragonato agli altri o essere criticati. Conoscere gli aspetti che ci rendono vulnerabili, serve non solo a starne lontani ma quando questo non è possibile, a riconoscerli e a provare a calmarci e a ragionare prima che la situazione degeneri. Imparare a prendersi una pausa Prendersi una pausa è un buon modo per stare lontano dalle scintille. Allontanarsi dal contesto della rabbia per potersi calmare e pensare in modo più chiaro non significa arrendersi, ma darsi la possibilità di ragionare piuttosto che agire d’impulso. Generalmente risulta più utile se ciascuno stila un proprio elenco di cose da poter fare per allontanarsi dalla situazione prima di essere risucchiati dalla rabbia, in modo che le soluzioni siano già a portata di mano quando servono. Imparare a scaricare la rabbia in modo non pericoloso: attivarsi e rilassarsi La rabbia passa velocemente da un pensiero nella testa ad una sensazione fisica fastidiosa avvertita in tutto il corpo. Il respiro diventa più veloce, i muscoli si tendono e una scarica di energia li elettrizza facendoli sentire sul punto di esplodere. Si ha la sensazione di dover fare qualcosa per sfogare la loro energia, ed ecco che si può gridare, dare calci, rompere e picchiare. Qualcuno a volte prova a dare pugni ad un cuscino per scaricare la rabbia, ma spesso serve a poco, perché si tratta comunque di un’azione rabbiosa che lascia sempre in preda ai sentimenti negativi. Quando non si riesce a stare lontani dalla scintilla, o a frenare i pensieri bollenti per tempo, e la rabbia si è impadronita del proprio corpo, non resta che provare a scaricarla senza far male a nessuno e senza mettersi nei pasticci o sentirsi a disagio dopo. Per scaricare in modo positivo la tensione ci sono due metodi: attivare il proprio corpo attraverso l’esercizio fisico per consumare tutta l’energia rabbiosa e poi calmarlo per farla estinguere. Di metodi per attivare il nostro corpo ne conosciamo tanti, fare una bella corsa, salire e scender le scale o fare un giro in bici. È importante però imparare anche esercizi di rilassamento che aiutano a calmare il nostro corpo. Ce ne sono tanti, tutti accomunati dall’importanza del respiro. La respirazione migliore per calmarsi si fa chiudendo la bocca e inspirando attraverso il naso, mentre si inspira si può contare lentamente fino a tre o a quatto. Poi si espira sempre contando fino a tre o quattro. Dopo ciascun respiro si fa una piccola pausa e si ricomincia. Durante il respiro si può pensare a qualcosa di bello o al proprio profumo preferito, l’importante è liberare la mente dalla cosa che ci ha fatti arrabbiare. Quando ci si arrabbia è come se la porta che conducesse alla parte pensante del proprio cervello si chiudesse di colpo, e dopo tutto ciò che si sperimenta è solo rabbia. La parte ragionevole che sa come risolvere i problemi sembra essere chiusa dietro quella porta. Ecco perché i due metodi per attivarsi e calmarsi sono così importanti: risistemano il corpo e riaprono la porta del cervello pensante che può gestire e affrontare tutti i problemi che possono presentarsi. Leggi anche: Perdere la pazienza: è possibile controllarsi? Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: “Noi, portate in pellegrinaggio dai santi Martin”: quattro suore si raccontano “Volevo essere pura, ma non ci riuscivo per insicurezza. Poi accadde qualcosa…” Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati: ecco le date della loro canonizzazione Causa di canonizzazione per Carlo Casini? Per Paola Binetti sarebbe segno di speranza “Papà per scelta”: quando il sentimentalismo non lascia posto a un dibattito vero Il compleanno di vostro figlio, una tappa del viaggio della vita Chi è causa del suo mal pianga se stesso? La Vigna di Rachele non la pensa così… Ero ateo, sono sacerdote: mia madre pregava che trovassi la felicità “Prof, perché va a Messa, se insegna scienze?”. 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