CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Se a comandare è il signor Nessuno…

30 Aprile 2018

Alfie Evans, Tom e Kate

“Che valore ha un pezzo di carta scritto da un estraneo rispetto all’amore di un genitore?”. Così una giovane madre commenta la triste vicenda del piccolo Alfie. Don Silvio: “Onore a Tom e Kate, umili e coraggiosi genitori di Alfie. Apparentemente hanno perso la battaglia, in realtà hanno vinto perché hanno aperto gli occhi e il cuore di tanta gente”.

Cari amici,

sabato mattina ho ricevuto questa lettera che condivido con voi, è scritta da una donna, sposa e madre che ha voluto rileggere la vicenda del piccolo Alfie attraverso una sua esperienza, altrettanto dolorosa.

Alessandro, mio nipote, con la sua malattia aveva dei tratti in comune con la malattia del piccolo Alfie. Anche lui tante volte è stato attaccato al respiratore perché la malattia gli impediva di farlo da solo…quante volte ha desaturato fino a  quasi morire… ma è stato rianimato. Anche lui era considerato una vita inutile. Dalla diagnosi è stata battaglia per riconoscere anche a lui una dignità. Medici che volevano approfittare di un semplice raffreddore per farlo andare via. Ma lui ha lottato, la mamma pure e ha potuto prendersi cura di lui.. .fino alla fine. L’amore donato fino alla fine. È questo che  oggi cura il cuore dalla mancanza e dalla perdita. La rabbia lascia presto spazio alla rassegnazione e poi alla pace, perché l’ amore cura sempre.
Ma a che vita sono invece condannati questi genitori cancellati da una sentenza?
Che valore ha un pezzo di carta scritto da un estraneo rispetto all’amore di un genitore? Dovrebbe prevalere questo invece è stato ignorato questo legame viscerale, intimo, privato, irripetibile rendendoli nessuno.
Nessuno erano loro.
Nessuno era questo bimbo, che ha lottato e andava curato, rianimato.
Nessuno.
Nessuno.
Nessuno eravamo noi che offrivamo cittadinanza e cure. Nessuno eravamo noi che riconoscevamo l’essere umano malato. A quanti anche in Italia piangono Alfie ma hanno firmato x avere la DAT, dico solo: avete solo paura che nessuno vi ami fino alla fine”.

Nella parole di questa lettera sentiamo l’eco di un dolore che ha toccato milioni di persone in ogni parte del mondo. Non è solo l’esito di quella compassione che muove l’uomo quando incontra la sofferenza di un bambino ma scaturisce dalla coscienza che quella vicenda aveva un valore emblematico. Onore a Tom e Kate, umili e coraggiosi genitori di Alfie, che hanno saputo combattere una durissima battaglia non solo contro una malattia indefinita che consumava la vita della piccola creatura che il buon Dio aveva affidato alle loro cure ma anche e soprattutto contro un Potere pervicacemente ostinato a sopprimere la vita di quel bambino. Apparentemente hanno perso la battaglia, in realtà hanno vinto perché hanno aperto gli occhi e il cuore di tanta gente, hanno suscitato una coscienza di quanto sia importante lottare per custodire il bene prezioso della vita, hanno permesso a tanti di capire che lo Stato moderno, quello che si definisce democratico, in realtà si presenta come un Leviatano pronto a calpestare i diritti più elementari in nome di una non meglio precisata Ragion di Stato.

Una vicenda emblematica. A raccontarla sembra il frutto di un geniale drammaturgo. Al centro della scena un bambino ammalato. Accanto a lui i genitori, quelli che gli hanno dato la vita: la mamma che lo ha accudito in grembo, il papà che tante volte lo ha preso tra le braccia. Proprio loro che sono disposti a spendere tutti i loro giorni per quel piccolo bambino, loro che mettendolo al mondo hanno sottoscritto un patto per la vita, proprio loro vengono estromessi da ogni decisione. Non hanno più alcun diritto, per la Legge inglese sono… nessuno. Anzi, sono ritenuti dannosi perché si ribellano ad uno Stato che condanna a morte il loro bambino perché lo ritiene un peso inutile. Non avendo alcuna terapia da proporre, il Potere Sanitario chiede e ottiene il permesso di sopprimere quella vita. Intendiamoci, quel bambino era malato ma non era in pericolo di vita. Invece di abrogare una legge iniqua che permette allo Stato di diventare proprietario della vita, hanno scelto di abrogare la vita.

Questo processo è passato attraverso un giudice. Non importa il nome né la sua carriera e neppure le sue idee. Anche se ci sarebbe molto da dire. A me fa paura una società dove il signor Nessuno ha il potere di decidere se la vita di un bambino è degna o no di essere vissuta. Il Signor Nessuno non conosce questo bambino né si preoccupa di conoscerlo. Lui conosce solo le carte, quelle che gli passano gli avvocati. Lui non guarda in faccia la vita, non guarda negli occhi quel bambino, non gli tocca le guance. Niente di tutto questo, per carità. La Legge impone il distacco. Il suo compito non è quello di amare ma di decidere.

A me fa paura anche una Chiesa che non si ribella contro questo stato di cose. Una Chiesa che invoca alleanze assolutamente improbabili, una Chiesa che non mobilita il suo esercito orante per contrastare un Nemico che oggi esce allo scoperto con una spavalderia sempre più sfacciata. Una Chiesa che resta alla finestra della storia. Le parole e i gesti di Papa Francesco sono stati un balsamo ma quelle dei vescovi inglesi e l’atteggiamento assunto dal vescovo di Liverpool sono da condannare. Questa vicenda ha dimostrato che c’è un popolo che ama la vita ed è disposto a lottare per difendere il diritto alla vita. Ora che tutto è finito, lasciamo alla preghiera il compito di lenire le ferite dell’anima ma non spegniamo i riflettori, non incamminiamoci nella via del silenzio, è tempo di alzare la voce e di unire le forze. Possiamo e dobbiamo osare di più perché abbiamo un altro martire in Cielo, un testimone della vita che non farà mancare la sua intercessione.

Don Silvio

 




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2 risposte su “Se a comandare è il signor Nessuno…”

Leggendo quest’articolo,al di là della solidarietà genitoriale e piu’in generale della compassione umana che mi inducono, inevitabilmente, ad unirmi al dolore di questi genitori,un pensiero è volato ai miei amati studi di giurisprudenza. Quando analizzavamo i sistemi di “Common law” come quello inglese,ne esaltavamo principalmente le virtù tipiche di un ordinamento efficiente e pragmatico…insomma,paesi in cui la “Giustizia” dovrebbe funzionare di più e meglio rispetto ai nostri ordinamenti civilistici.
Alla luce dei recenti fatti di cronaca non ho potuto fare altro che mettere in discussione il tanto osannato ordinamento inglese,non solo…legge e diritto sono due facce della stessa medaglia e l’una non può escludere l’altra altrimenti ci sarebbe la degenerazione degli ordinamenti o in un senso o nell’altro.
Talvolta incapaci di rendere forte ciò che è giusto si rende giusto ciò che è forte! (Pascal) Si determina così un ingiustizia legale nonostante un diritto sovralegale (Radbruck)…
Praticamente ,in termini spiccioli,ciò che è accaduto in Inghilterra.
NessunobSta

Nessuno Stato può e deve arrogarsi il diritto di sentenziare sulla morte o sulla vita di un suo cittadino! Nessuno!

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