famiglia e vocazione

L’amore che fa spiccare il volo

Qual è il ruolo della famiglia nel discernimento e accompagnamento vocazionale? C’è un episodio molto significativo nella vita di san Giovanni Bosco che getta luce su questo tema.

Quando ormai era pronto per la scelta definitiva, egli confida il suo dubbio alla mamma: “Entrare in un convento di Francescani o nel Seminario Diocesano?”. Mamma Margherita gli rispose: “Esamina bene il passo che vuoi fare e poi segui la tua vocazione senza guardare ad alcuno. La prima cosa è la salute della tua anima”.
La famiglia non è un “passaggio vocazionale” obbligato, dal momento che la chiamata di Dio può giungere talora prescindendo o addirittura contro di essa, lo confermano storie di vita come quella di Charles de Foucauld, di Paola Carboni o dei nove Fratelli di Kola, in Georgia, uccisi dai loro stessi genitori pagani. Tuttavia è anche vero che numerose esperienze vocazionali, da Agostino a Teresa di Lisieux, rivelano quanto sia stato importante, e a volte determinante, il contesto familiare.
Certamente, il rapporto tra famiglia e vocazione si pone in termini assai diversi rispetto al passato per effetto dei profondi mutamenti che la famiglia ha attraversato nel corso degli anni. Molte madri un tempo desideravano che un loro figlio diventasse sacerdote e si chiedevano come prepararlo a questa scelta. La Chiesa organizzava i seminari minori in cui i fanciulli si preparavano ad entrare poi nel seminario maggiore. Oggi numerosi fattori influiscono e condizionano il rapporto famiglia-vocazione. La crisi di credibilità del matrimonio; la teorizzazione delle libere convivenze come “normale” scelta di vita; la precarietà e la fragilità delle unioni coniugali, spesso ricostruite; il modello del figlio unico su cui si caricano le attese familiari, come la prosecuzione dell’attività professionale, la trasmissione del nome e del patrimonio. Il tutto in una cornice generale di secolarizzazione che tende ad escludere completamente Dio.
Eppure, in questo contesto storico e sociale, in cui tutto viene relativizzato e messo in discussione, ci sono tante famiglie cristiane che, come piccole «chiese domestiche», fanno della loro casa il luogo in cui l’Eucaristia è vissuta nella vita quotidiana, la parola di Dio ascoltata, il servizio della Carità praticato. Due di queste esperienze vogliamo presentare in queste pagine. La prima è la storia della famiglia Marzotto, nella quale un fratello e una sorella hanno scelto a distanza di pochi anni di seguire il Signore sulla strada della consacrazione religiosa. L’altra è quella della famiglia Pace dove una nuova chiamata, quella al diaconato, è vissuta in una luce coniugale e familiare.




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