Sessualità

Pornografia e devianza sessuale: la connessione invisibile

televisione

pexels

di Carmen Miranda, psicologa

Come l’esposizione a immagini dal contenuto erotico condizionano la nostra sessualità? L’industria milionaria del porno ha una qualche incidenza sull’aumento delle violenze a sfondo sessuale? E i nostri figli quanto sono esposti?

Milano – Nella notte tra il 13 e il 14 aprile del 2017, in un bar della movida, tre uomini narcotizzano una ragazza di appena 21 anni, la portano in un appartamento e ne abusano sessualmente. Gli arrestati sono tre, uno di loro era suo amico, un altro è sposato. La scintilla che ha fatto scattare la sete di possesso negli uomini sembra essere stato il sentimento non corrisposto dalla giovane per uno di loro, probabilmente proprio colui che conosceva e di cui si fidava. Intervistati, in seguito, gli investigatori hanno dichiarato: “È stata trattata come selvaggina”. Dunque? Non siamo solo di fronte a un caso di stupro, non è solo una questione di possesso del corpo, di raptus di violenza, eccitazione improvvisa. La volontà qui è di sottomettere, ridurre ad oggetto, similmente a come avviene in quei film hard così facilmente raggiungibili su internet. Questo caso di cronaca mi dà l’occasione per riflettere su alcuni subdoli meccanismi della comunicazione mediatica che si intrufolano ovunque anche nelle nostre case e nella psiche dei nostri figli.

È innegabile che il corpo della donna sia stato strumentalizzato, spersonalizzato ed erotizzato in maniera esponenziale, soprattutto negli ultimi tempi. Basta guardare le pubblicità, dove spesso per vendere un materasso si utilizzano, fatemi passare il termine, starlette in biancheria intima, lingerie di primo ordine fatta di pizzo, velature e vedo-non vedo. Insomma il corpo della donna vende e allora via con pubblicità, cartelloni e slogan dove il messaggio occulto è sempre lo stesso: io sono qui come un oggetto per il tuo piacere e non c’è nulla di male nel prendere ciò che ti piace. Non c’è nulla di male nel prendere ciò che vuoi.

Insomma nei rapporti sessuali, o almeno in gran parte dei rapporti sessuali, la relazione tra persone è annientata a favore di una genitalità spesso estrema che, come in questo caso, non richiede nemmeno il consenso esplicito dell’altra parte. Dunque possiamo arrivare a dire che gran parte di ciò che vediamo alla televisione, anche se non esplicitato, è pornografia? Purtroppo sì. E possiamo arrivare a dire che questa continua, ossessiva e esagitata esposizione a immagini, contenuti e frasi a doppio fondo, può arrivare a condizionare la mente delle persone fino al punto di commettere un gesto come quello da cui siamo partiti? Ancora sì.

La comunicazione mediatica sfrutta un meccanismo di immedesimazione affettiva e psicologica da parte del pubblico. È il motivo per cui piangiamo quando vediamo un film drammatico o siamo in tensione quando invece vediamo un film di suspance. Allo stesso modo tendiamo a immedesimarci quando vediamo un porno o siamo esposti ad una scena di sesso esplicito. L’immedesimazione poi può condizionare il soggetto in maniera diversa da persona a persona. Tante le variabili in gioco: dalla coscienza critica, al tipo di educazione ricevuta, alle esigenze sessuali individuali. Insomma non è detto che lo stesso film influenzi allo stesso modo un gruppo di individui, ma una cosa è certa: il condizionamento, seppure a vari livelli, avverrà in maniera inconscia.

Ora dire che la ragazza di Milano è stata violentata per colpa del porno, è esagerato. Ma individuare nella cultura mediatica moderna imperniata sul sesso e quindi anche sull’industria milionaria del porno, un principio di devianza sessuale, questo è un assioma inconfutabile.

È inutile dunque, vietare ai nostri figli di vedere questo oppure quello, coprire loro gli occhi quando compare una donna nuda alla televisione o demonizzare gli hard. Non faremo altro che scatenare la loro curiosità, il gusto del proibito.

È necessario invece parlare loro del sesso prima che lo facciano la televisione, gli amici o i porno. È necessario educarli alla logica del dono, al rispetto della persona, alla gratuità dell’amore benedetto da Dio, alla sacralità di un gesto che rende una sola persona, alla bellezza del per sempre che rende esclusiva l’intimità del corpo. Ai genitori dico: non temete di insegnare i valori morali e teologici legati alla sessualità, per paura di apparire bigotti. I nostri figli crederanno nella convinzione che noi riusciamo a trasmettere attraverso le parole. Preoccupiamoci però, di formarci come adulti rispetto ai valori, perché se i nostri figli sono “cembali che tintinnano”, forse è perché abbiamo cercato di trasmettere loro ciò che noi non abbiamo.




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1 risposta su “Pornografia e devianza sessuale: la connessione invisibile”

Ma come fa questa generazione di adulti a porsi come modello per i ragazzi,trasmettendo loro dei valori sani sulla sessualità,che non sia scissa dalla componente affettiva nel rispetto di sé stessi,se, quotidianamente, gli adulti in primis (anche sposati) accedono a questi contenuti? Con l’avvento di Whatsapp poi ,questa melma è diventata pane quotidiano e non si ravvede in essa alcun male… ” Cosa vuoi che sia? È solo per ridere.” qualcuno mi ha detto!Peccato che non mi verrebbe proprio da ridere se certi contenuti attivassero in qualche modo la libido di mio marito, perché ci sarebbero tutti i presupposti psicologici di un tradimento… Chi guarda il corpo di una donna o di un uomo nudi,a maggior ragione se nell’atto di praticare il porno,traendone piacere sessuale anche solo sotto forma di attrazione, commette adulterio!!!Questo lo ritengo tanto oggi,che sono poco più che trentenne,quanto in passato,quando avevo solo quattordici anni!

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