società

1900 bambini da adottare

(© dotshock - Shutterstock.com)

di Marco Giordano

Lo scorso 24 giugno sulle colonne del quotidiano torinese “La Stampa” la giornalista Flavia Amabile, spulciando i dati del VII rapporto su ‘I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia’ a cura del Gruppo CRC, rete di associazioni che si occupa di monitorare l’attuazione della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ha pubblicato un articolo al vetriolo in cui non sono mancate stoccate alla Banca Dati per le Adozioni, che, non essendo ancora stata attivata, non permetterebbe un adeguato scambio di informazioni tra, parole dell’Amabile, domanda e offerta. Ci sarebbero 1900 bambini italiani o nati in Italia che potrebbero essere adottati se la burocrazia non bloccasse tutto da anni. Questa, in sintesi, la riflessione della giornalista. Sulla delicata questione abbiamo voluto sentire la voce di chi, da anni, è impegnato in prima fila per la tutela dei diritti dei minori. Marco Giordano, presidente di Progetto Famiglia e segretario del Tavolo nazionale affido ha voluto evidenziare come il sistema italiano di welfare minorile e familiare è sicuramente debole e andrebbe migliorato. Tuttavia gridare allo scandalo, puntando tutto su un unico capro espiatorio, è segno di cattivo giornalismo, superficiale e di stampo scandalistico, capace di vendere qualche copia in più, ma non certo di suggerire possibili soluzioni.

Attribuire tutta la colpa alla mancata attivazione della Banca Dati dei Minori Adottabili è riduttivo. La giornalista dovrebbe approfondire perché la Banca dati non è ancora stata attivata. Ne abbiamo parlato con l’AIMMF – l’associazione dei magistrati minorili e familiari – sia ad ottobre 2013 che lo scorso 7 giugno. La Banca Dati non è stata attivata soprattutto per mancanza di fondi, visti gli scarsi finanziamenti di cui beneficia il Ministero della Giustizia e considerato il bisogno di sviluppare un sistema online “a prova di hacker”, considerata la particolarità dei dati che verrebbero in essa contenuti. Oltre a mettere il sale sulla coda al Ministero della Giustizia occorrerebbe chiedere più fondi al Governo e, al Parlamento, l’adozione di una voce di spesa ad hoc nella legge finanziaria.

Il vero scandalo è il taglio sistematico a tutte le spese direttamente o indirettamente connesse alla materia sociale. Venendo ai dati, il numero dei 1.900 minori adottabili, presenti in comunità e in affido, è emerso già nel novembre 2013, quando il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato l’ultimo rapporto sui minori fuori famiglia (dati aggiornati al 31.12.2011). Di questo numero se n’è parlato in varie sedi, compreso un documento del Tavolo Nazionale Affido di inizio gennaio (www.tavolonazionaleaffido.it). Tra tutte, la sede più importante, è stata la Conferenza Nazionale sull’Infanzia e l’Adolescenza, svoltasi a Bari a fine marzo 2014. Nel documento di sintesi, diffuso dal Ministero ai media e disponibile online tra gli atti della Conferenza (www.conferenzainfanzia.info), è scritto: «occorre intervenire con urgenza sui 1.900 bambini e ragazzi con decreto adottivo, inseriti in affido e in comunità. Occorre, come già chiesto dal Tavolo Nazionale Affido, comprendere meglio qual è lo status giuridico di questi minori, il tipo di collocamento e la natura della difficoltà a procedere verso l’adozione, per capire quanti di essi hanno bisogno di una famiglia e per predisporre urgenti e straordinari rimedi affinché tale bisogno venga soddisfatto». Come si può vedere, si segnala il problema ma, prima di indicare la causa, si chiedono ulteriori chiarimenti. È lo stesso discorso fatto dalla fonte citata dalla giornalista, il VII Rapporto CRC.

Per avere un quadro più chiaro di queste difficoltà occorre domandarsi quanti di questi sono ragazzi adolescenti che, pur essendo adottabili sul piano formale, non intendono essere adottati? Quanti tra questi sono Minori Stranieri Non Accompagnati (categoria assai difficilmente orientabile verso l’adozione)? Ancora, quanti sono bambini e ragazzi pluriminorati per i quali è assai difficile trovare una famiglia adottiva (sarebbe interessante verificare quante tra le migliaia di famiglie che ogni anno si dichiarano disponibili all’adozione, danno la disponibilità ad accogliere un minore con gravissime disabilità)? In alcuni casi, parlare di “collocamento” dei minori, significa domandarsi quanti sono “in affido o in comunità” solo da punto di vista formale, mentre nella sostanza hanno una famiglia che li segue, che però non li adotta formalmente per non perdere il sostegno pubblico. Questo problema sarebbe superabile con la previsione di aiuti speciali alle adozioni difficili (ipotesi prevista dalla legge 184/83 ma attuata solo dalla Regione Piemonte). Il Ministero della Giustizia c’entra poco. Come pure c’entra poco la Banca Dati. Inoltre, bisogna interrogarsi sullo status giuridico dei 1.900 minori ovvero domandarsi se sono tutti effettivamente adottabili o ve n’è una parte per la quale è in corso la procedura per la dichiarazione di adottabilità, il che impedirebbe di fatto l’adozione, non essendone ancora maturi tutti i presupposti giuridici.

Insomma il quadro delle responsabilità è assai variegato. Anch’io penso che ci siano delle situazioni impropriamente giacenti a causa di negligenze e disattenzioni, ma ritengo al contempo che si tratti di numeri assai più bassi, da attribuire alle lacune di singoli operatori e servizi. Non penso invece che ci sia un problema “di sistema”, come l’articolo induce a pensare. Anzi, occorrerebbe piuttosto elogiare l’eccellenza di molti operatori che, nonostante l’esiguità degli organici e degli strumenti, assicurano la tutela di migliaia di bambini, ragazzi e famiglie. Basta citare ad esempio l’iniziativa di alcuni operatori e dell’associazione Nazionale Famiglie Numerose che, per favorire l’individuazione di famiglie disponibili ad adottare bambini e ragazzi gravemente disabili, hanno attivato il “CERCO FAMIGLIA”, cioè un elenco sul sito www.famiglienumerose.org, in cui è indicata l’età e la problematica medico-sanitaria di alcuni bambini adottabili. Chi, scorrendo l’elenco, ritenesse di volersi candidare per l’adozione di uno di questi bambini, potrà contattare gli organizzatori dell’iniziativa che lo metteranno in relazione con il competente Tribunale per i minorenni.




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