l'iniziativa

Nate invisibili: i volti delle donne nel silenzio

(BORN INVISIBLE © Sheila McKinnon)

di Nello Califano

Giovani bambine emarginate dalla nascita per il solo fatto di essere donne, adolescenti a cui non è permesso di scegliere il proprio destino. È rivolto a questa realtà, il progetto “Born invisible” realizzato dalla fotografa canadese Sheila McKinnon e curato da Victoria Ericks, ospitato fino al 28 settembre al museo di Roma in Trastevere. L’artista che ha viaggiato in diversi paesi del Sud America (Bolivia, Messico, Perù, Argentina), dell’Asia (India, Yemen, Vietnam, Nepal, Thailandia) e dell’Africa (Sierra Leone, Zanzibar, Mozambico, Etiopia) ha mostrato la realtà vissuta da molte donne nei paesi in via di sviluppo. Nel mondo, infatti, sono ancora milioni le bambine che continuano ad essere “invisibili e che vivono in condizioni di estrema indigenza. Molte sono vittime di discriminazione di genere e subiscono abusi sessuali, costrette al lavoro forzato e alla prostituzione. ‘Born Invisible’ tratta dell’eredità del silenzio, dell’inaudibile presenza di ragazze e donne senza una voce; anime ed esseri trascurati, i cui destini sono gestiti senza il loro consenso”.




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