L’Italia fra le ultime

di Luca Memoli

Natalità e politiche per la famiglia, Il confronto con gli altri Stati dell’Unione Europea.

Che l’Italia stia invecchiando è risaputo, ma questo non sembra preoccupare chi in quest’ultimo decennio ha governato un Paese in cui il tasso di natalità medio è di 1,4 figli per donna. Anche se attualmente ci sono segni di ripresa (il minimo storico si è toccato nel 1995 con 524 mila nati), non c’è da star sereni. Basta guardare infatti i dati Istat del 2003 per scoprirci terz’ultimi nella graduatoria della natalità dei paesi dell’Unione Europea.

I dati diventano ancora più significativi se si confronatano con quelli rilevati nel 1980, scopriamo infatti che sebbene la media europea sia generalmente calata, l’Italia ha registrato un deciso peggioramento rispetto ad  alcuni paesi come la Danimarca e i Paesi Bassi che hanno cercato di reagire al calo delle nascite.

Sono diversi i fattori che determinano la denatalità, uno di questi è sicuramente la  mancanza di politiche a favore della famiglia. Sono ancora poche le risorse destinate a chi decide di accogliere la vita.

Dall’indagine precedentemente citata risulta che del 7,4 % del PIL destinato alla spesa sociale solo lo 0,4% è stato erogato per le politiche familiari.

Un altro importante fattore che determina l’attuale situazione di denatalità è l’accesso al lavoro. I figli sono spesso considerati una barriera per le donne che desiderano entrare nel mondo del lavoro. Le strutture pubbliche non assicurano un adeguato sostegno alle crescenti necessità delle mamme lavoratrici. Troppo pochi sono gli asili pubblici per accontentare l’attuale richiesta. Si riccorre quindi a strutture private, gravando in questo modo sul budget familiare.

Il part-time, che potrebbe considerarsi come una preziosa alternativa per la madre che cerca lavoro, stenta a crescere se si confronta l’offerta europea con quella italiana.

Ritornando al panorama europeo della spesa per le politiche familiari e nello specifico di quelle a sostegno della natalità, non possiamo non guardare con una certa invidia quel sostanzioso 3% del PIL francese che si concretizza in sostegno economico a famiglie numerose e in servizi pubblici per i bambini. Gli entusiasmanti dati francesi non devono però condurci alla troppo facile conclusione che quanti più soldi si investono per le famiglie tanto più cresce il tasso di natalità. Il caso dei paesi scandinavi ci porta a fare una più ampia riflessione sul rapporto che intercorre fra politiche familiari è tasso di natalità. La Svezia pur destinando il 3,5 % del Pil per le politiche familiari non registra una rilevante differenza di nascita rispetto all’Italia che investe in questo ambito soltanto un misero 0,4%. E’ importante dunque capire cosa si intende per famiglia e su quali versanti bisognerebbe concentrarsi per uscire da questo periodo di crisi.




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