Scoprire la ricchezza nella povertà
di Luciano Gambardella
Il proferossor Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace 2006, nella sua vita ha dato credito a chi è ai margini della società e ha dimostrato che i veri protagonisti nella lotta al sottosviluppo sono gli stessi poveri.
Il Comitato Nobel norvegese ha assegnato il Premio Nobel per la Pace 2006 al Professor Muhammad Yunus e alla Grameen Bank, la banca rurale specializzata nel microcredito a favore dei più poveri tra i poveri.
Il Comitato norvegese ha motivato l’assegnazione dicendo che “[…] Una pace duratura non può essere raggiunta senza che i popoli trovino una via d’uscita dalla povertà. Il microcredito rappresenta una via e uno sviluppo che, partendo dal basso, porta anche alla democrazia e ai diritti umani”.
Il Premio Nobel rappresenta, per Yunus e la sua Grameen Bank, il riconoscimento definitivo della propria opera dopo trenta anni esatti, era il 1976, dal suo inizio tra i villaggi poveri e abbandonati del Bangladesh.
Nato nel 1940, Muhammad Yunus è cresciuto a Chittagong, principale porto mercantile del Bengala orientale. Laureato in Economia, ha insegnato nelle Università di Boulder, in Colorado, e alla Vanderbilt University di Nashville, Tennessee. Ritornato in Bangladesh, su invito del Governo locale, ha diretto il Dipartimento di Economia dell’Università di Chittagong. La sua carriera di economista sembrava aver imboccato la strada della completa affermazione quando un incontro con una donna, di lì a poco, avrebbe cambiato la sua vita. La donna si chiamava Sofia Begum. Sofia era una artigiana che produceva sgabelli di bambù guadagnando due centesimi di dollaro al giorno. Lo scarso profitto non era dovuto a una sua incapacità tecnica o manageriale ma al fatto che fosse soggetta all’usura che, nei paesi poveri, a causa degli altissimi tassi d’interesse e delle garanzie che vengono chieste dagli istituti di credito formale rappresenta l’unica strada per avere un capitale iniziale. Nelle teorie che Yunus spiegava ai suoi alunni, si parlava di miliardi, qui, invece, per Sofia, la vita si decideva su pochi centesimi di dollari. La povera donna non aveva garanzie patrimoniali, certo, da offrire per avere un prestito, maYunus capì che lei non era sprovvista di competenze tecniche e che se avesse avuto solo 22 centesimi per acquistare la materia prima, avrebbe potuto affrancarsi dal suo usuraio e lavorare autonomamente decidendo da sé come utilizzare gli eventuali profitti. Il Professore, allora, ebbe fiducia e le prestò i soldi necessari di tasca propria e le disse che il prestito doveva essere restituito quando avrebbe ottenuto incassi sufficienti. Quello fu l’inizio! Yunus e i suoi collaboratori iniziarono a recarsi nei villaggi a offrire dei crediti soprattutto alle donne che avrebbero impiegato i profitti per reinvestirli oppure per migliorare le condizioni di salute, di igiene e di istruzione dei propri figli. Tutto ciò non avvenne senza combattere le credenze pre–islamiche, tipiche dei villaggi rurali del Bangladesh, propinate da pseudo mullah che restringevano ancora di più la regola del purdah (“velo”, “cortina”). La regola del purdah, nella sua versione più restrittiva, fa obbligo alle donne di nascondersi alla vista degli uomini. La donna era considerata un mero strumento riproduttivo e un inerme oggetto tra le mani dei mariti che sfogavano la propria frustrazione massacrandole di botte. Riuscire a dare i soldi alle donne poteva innescare un cambiamento culturale che avrebbe avuto effetti benefici su tutta la società. Se oggi, su più di due milioni di clienti, in tutto il Bangladesh, il 94% è costituito da donne, vuol dire che si è realizzato un grande miracolo nella società rurale del paese. Le donne restituivano puntualmente il credito ricevuto e le condizioni delle proprie famiglie miglioravano sempre di più: abbassamento del tasso di mortalità infantile, incremento del reddito familiare, maggiore possibilità di mandare i propri figli a scuola, dare alla propria casa un decoro e un igiene tale da renderle vivibili e sicure. Quest’attività iniziava a svilupparsi in maniera sorprendente e così si rese necessaria la creazione di una struttura simile a una Banca che gestisse tutte le operazioni. Nacque così la Grameen Bank (Banca rurale). Essa, però, non agisce come gli istituti di credito formale, anzi, ragiona e si attiva proprio in senso opposto: concede i prestiti soprattutto alle donne; i proprietari della Banca sono i suoi clienti; non è il cliente che va alla Banca ma è quest’ultima che si reca nei villaggi a cercarli e a riscuotere i piccoli rimborsi settimanali. Yunus e i suoi collaboratori, però, hanno dovuto superare numerose difficoltà opposte dalle Banche del Bangladesh nel concedere prestiti, in quanto non credevano all’idea secondo la quale i poveri sono “soggetti bancabili”. Per ottenere un prestito, Yunus stesso dava le garanzie patrimoniali necessarie. Negli anni seguenti, grazie all’altissimo tasso di rimborsi, Yunus riuscì a convincere tutto il circuito creditizio formale del Bangladesh. “Sono proprio i poveri i clienti più affidabili”, amava ripetere, “in quanto essi fanno di tutto per saldare il proprio debito e avere la possibilità di ottenerne un altro in futuro”.
Dopo le Banche bengalesi, Yunus ha lavorato molto con la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale per convincerli della bontà di investire sui poveri e con i poveri per riuscire a diminuire il numero di persone schiacciate dalla povertà. I suoi sforzi sono stati premiati a tal punto che la Banca Mondiale ha avviato, nel 1995, un programma specifico, chiamato Sustainable Banking with Poor (SBP), per promuovere e sostenere progetti di microcredito. La risoluzione 52/194 delle Nazioni Unite, approvata il 18 dicembre 1997, riconosce l’importanza del microcredito come strumento per sradicare la povertà e ne promuove il sostegno. La risoluzione è significativa in quanto, per la prima volta e in modo esplicito, riconosce che i programmi di microcredito si sono rivelati efficaci nel liberare migliaia di persone, soprattutto donne, dallo sfruttamento e dalla povertà. Sempre nel 1997, a Washington circa 137 paesi parteciparono al Vertice del microcredito. Un evento a cui prese parte anche Yunus e che diffuse la sua iniziativa a livello planetario. Il suggello definitivo fu posto l’anno dopo, allorquando, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamò il 2005, anno del Microcredito.
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