Quando la carità si fa ordinaria
di Giancarlo Cursi
Riscoprire la famiglia come luogo privilegiato per l’accoglienza
La situazione della famiglia all’interno della società italiana è molto mutata rispetto ai decenni precedenti. Oggi, è la stessa società, sia nel mondo del lavoro che nella semplice vita di relazione, a non favorire la solidità dell’istituto familiare. Di conseguenza, le famiglie vanno incontro a molte più situazioni di rischio di quelle che hanno incontrato nei decenni precedenti. Fortunatamente, una delle evidenze che emergono, è che nei confronti di queste situazioni familiari a rischio, ma anche nei confronti dell’emarginazione di individui, le famiglie stesse possono entrare in campo, attraverso circuiti di solidarietà e di aiuto. Si è constatato che la grande mobilitazione verso queste situazioni familiari a rischio, grazie anche al supporto del volontariato, quando incontra sul percorso “famiglie solidali”, acquisisce una risorsa che, in qualche modo riqualifica e rilancia la presa e la portata degli interventi, e questo con semplicità attraverso contributi di famiglie a cui non è richiesto un ruolo tecnico o di volontariato, ma di prossimità e di accoglienza.
In riferimento agli interventi di welfare, di qualsiasi tipo di approccio, possiamo dire è fondamentale che un welfare sia a misura delle persone: proficuo, non dispendioso, mirato, strutturato, veramente funzionale alla convivenza e allo sviluppo sociale. Per essere tale deve però, cominciare a regolare i suoi livelli di coordinamento a partire dai livelli di base che necessariamente incrociano la famiglia su tutte le varie necessità, e incombenze che la convivenza umana comporta.
In ormai quasi 35 anni di vita della Caritas in Italia, l’attenzione alla famiglia è sempre stata una costante, perchè sin dai primi anni si è colta l’importanza di saper raggiungere le povertà e i disagi nelle loro dinamiche di base e relazionali che sono anche e molte spesso quelle familiari.
In particolar modo, la Caritas italiana si è impegnata a saper validare, all’interno della comunità cristiana, il ruolo e il significato del matrimonio come testimonianza d’amore e quindi di carità.
In questo senso si è visto subito, nei primi anni, l’importanza che poteva avere la dimensione familiare nella testimonianza della carità. Obiettivo questo, che si è cercato di alimentare valorizzando le esperienze di impegno familiare che già esistevano.
La scelta quindi, è stata di partire dalla valorizzazione della famiglia come risorsa e non solo come problema e cominciare a costruire dei percorsi nelle diocesi e nelle parrocchie attraverso cui le famiglie potevano riscoprire il ruolo e il significato del matrimonio nel vissuto familiare attraverso l’accoglienza, la solidarietà, la prossimità. E questo fa parte della dimensione ordinaria della carità, non di quella straordinaria.
A partire da questo dato si è avviata la sperimentazione in sei diocesi. Da sei adesso sono quasi 60 le diocesi coinvolte (più di ¼ delle diocesi italiane), che stanno attivando questi tipi di percorsi, in cui si mira a rilanciare il protagonismo delle famiglie nelle dinamiche di testimonianza comunitaria della carità.
Nel nostro paese sono nate tante realtà vorrei sottolineare l’iniziativa delle reti diocesane di famiglie accoglienti, promossa dalla Conferenza Episcopale Campana e dall’Associazione Progetto Famiglia. Credo sia importante riconoscere la rilevanza che può avere il fatto che più diocesi tra di loro riconoscano la portata di questo tipo di servizio e lo vivano insieme, in rete. Questo è segno di una comunità cristiana che prende atto e promuove una dimensione pastorale nuova.
Ritengo molto importante, che in questo contesto si abbia l’accortezza di contestualizzare l’esperienza ai singoli cammini diocesani e soprattutto alle esigenze vive delle famiglie nel territorio, rispettando la realtà locale, ed evitando omologazioni facili.
Io e mia moglie, con i nostri figli abbiamo fatto esperienza per alcuni anni in casa-famiglia, e la prima convinzione forte che ci rimanda questa esperienza, è che una famiglia può vivere esperienze forti di dono senza stravolgersi, ma addirittura realizzandosi in quanto tale, attraverso percorsi di dono e di testimonianza. Sia nell’educazione dei nostri figli che nel rapporto di coppia abbiamo ricevuto da questa esperienza suggerimenti e stimoli nuovi.
Un altro aspetto che vorrei sottolineare è l’importanza di calare quest’esperienze di solidarietà familiare in percorsi ordinari. Dobbiamo offrire alle famiglie dei percorsi sostenibili, dei percorsi che riflettano i ritmi dei singoli membri e dei sodalizi che ci sono all’interno della famiglia.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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