Sacerdoti
“Prof lui mi ha lasciata. Lo ha fatto per Dio”
di Elisabetta Cafaro
Come trovare le parole adatte per spiegare a quella ragazza il grande mistero che si nasconde dietro la chiamata al sacerdozio? I sacerdoti sono custodi della società umana, figli del mondo chiamati a vivere fuori da mondo.
Ora che la scuola è finita mi capita spesso di avere dei flash. Sono istantanee dei momenti passati con i miei alunni durante l’anno. Pezzi di ricordi che mi passano davanti agli occhi. Alcuni volano via nella mente come delle meteore, altri invece riesco ad afferrarli e a fermarli. Ricordo ad esempio che durante gli ultimi giorni di scuola mi era capitato di vedere Elisa (nome di fantasia) avere spesso le lacrime agli occhi. Non conoscevo il motivo di tanta tristezza e neanche osavo fare domande. Bisogna lasciare che siano i ragazzi a cercare aiuto, altrimenti la nostra risulterebbe un’invadenza gratuita. Lei che era sempre stata così brava, educata ed attenta sembrava all’improvviso lontana, assente. L’anno scolastico volgeva al termine, quando un giorno a fine lezione tra una lacrima e un’altra quasi gridò: “Prof non è giusto!”. I pugni chiusi, gli occhi puntati sul Crocifisso accanto alla lavagna.
Il suo primo amore, l’aveva lasciata proprio per lui: Gesù. Mi chiedeva perché, perché il Signore li aveva fatti incontrare per poi separarli. Perché la vocazione sacerdotale di lui, rappresentava una perdita per lei. Si erano incontrati a fine agosto di qualche anno prima, durante un campo estivo organizzato dalla parrocchia. Lui era sempre stato molto credente, ma nessuno avrebbe mai pensato a una vocazione. La loro storia era andata avanti per due anni circa. Era sempre stata una relazione difficile, con molto bassi e pochi alti. “Voleva spesso restare solo!” mi confessò tra le lacrime Elisa quel giorno. “A Messa la domenica la mia presenza sembrava quasi dargli fastidio e quando parlava di Dio invece si illuminava tutto in viso, come stesse parlando della fidanzata. Io ho cominciato ad essere gelosa. Ogni volta che andava a confidarsi con il suo padre spirituale, temevo che tornasse per dirmi che era finita e un giorno è successo davvero!”.
Non riusciva a smettere di piangere mentre mi raccontava questa storia. Nei suoi occhi c’era tutta l’amarezza, la delusione, la paura di non riuscire a dimenticare. “Ha detto che ha bisogno di fare discernimento e se ne è andato via così. Io lo so che mi vorrà sempre bene, ma ci sono tanti uomini al mondo, non poteva scegliersi qualcun altro Dio?”.
Ripenso a quella mattina, alle parole di Elisa e sorrido teneramente. Non ho saputo fare altro che asciugare le sue lacrime. Non avevo una risposta immediata da darle e forse quello non era nemmeno il momento giusto perché lei potesse comprendermi. D’altro canto come trovare le parole adatte per spiegare il grande mistero che si nasconde dietro la chiamata al sacerdozio? Cara Elisa, non è stato Dio a mettersi tra voi, in realtà sei stata tu ad esserti intromessa tra loro. Una vocazione sacerdotale, se c’è davvero, non nasce così da un giorno all’altro. Si sviluppa nel cuore e nella mente di una persona da quando viene al mondo. Forse la vostra storia era necessaria per entrambi, perché tu capissi qual è il tipo di uomo che vuoi al tuo fianco, e lui si rendesse conto che non è fatto per stare accanto ad una donna. La storia di questi due ragazzi, però, mi permette di riflettere più ampiamente. Tutto è vocazione. La chiamata al sacerdozio e quella al matrimonio. Non dobbiamo dare per scontate né l’una né l’altra. L’amore non è un gioco! La vita non è un gioco!
Se è vero che questo ragazzo diventerà un sacerdote, allora Elisa, potrai essere contenta, perché non lo avrai mai veramente perduto. I sacerdoti sono custodi della società umana. Chicchi di grano che cadono in terra e si lasciano risucchiare dal terreno. Sono quel sale di cui il cibo ha bisogno per prendere sapore. Li trovi in chiesa a celebrare messa oppure in un confessionale ad accogliere e sostenere i credenti, nascosti dietro una grata, alla penombra. Essi sono figli del mondo, ma sono chiamati a vivere fuori dal mondo. Questa è una sfida molto più facile da perdere che da vincere. Se vuoi bene sul serio a questo ragazzo, allora prega per lui e, insieme a te, impariamo tutti a pregare per i sacerdoti. Ricordiamoli in ogni istante, perché essi hanno donato la loro umanità per vivere come angeli sulla terra, ma questo vuol dire scontrarsi con le umane fragilità, con l’istinto, la perversione del mondo interiore ed esteriore. Senza la grazia che viene da Dio nessun sacerdote potrà mai vincere la battaglia. Essi sono a nostro servizio, ma noi possiamo essere al loro, pregando senza stancarci mai ed evitando grossolani giudizi di sorta.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
5 risposte su ““Prof lui mi ha lasciata. Lo ha fatto per Dio””
Cara amica la fede e l’amore, due parti un po’ complicate, un po’ difficili da spiegare e da comprendere, non certe, ma solo se vissute si può cogliere l’essenza.
Vorrei parlarvi di un pezzetto della mia vita adolescenziale, ancora lunga da sperimentare e vivere, stracolma di “cadute” in fossi profondi, in cui, verranno poste delle scale da cui risalire, ma questo non sempre accadrà, ci saranno momenti in cui dovrò cavarmela da sola, con la mia forza, ma consapevole che spesso vacillerá.
Ora veniamo al “dunque”: il pezzettino della mia vita, su cui é stato scritto con un pennarello indelebile, difficile da cancellare, un avvenimento, forse con la parola più esatta: un’amore, perché sì, é giusto chiamarlo così.
Era il mese di settembre dell’anno 2015, dopo un’ intera estate passata a divertirsi tra amici, baciati dalle onde del mare, abbracciati dai raggi del sole e coccolati dalla sabbia. É stato in quel mese che mia madre, dopo essersi confrontato con una sua coetanea che aveva una figlia della mia stessa età, la quale frequentava l’AC (azione cattolica), mi disse che quell’ambiente avrebbe fatto al caso mio, essendo, una ragazza molto timida e riservata, quella sarebbe stata la mia opportunità. Appena me lo comunicò, non ero tanto favorevole a quest’iniziativa, mi chiedevo: perché mia madre deve decidere per me? Perché vuole cambiarmi? Non gli piaccio come sono? Ma dentro di me sapevo che quello sarebbe stato il modo più semplice e dolce per riscoprire me stessa, per una rivincita…e sarebbe stato utile per approfondire la mia fede, per costatare ogni minimo particolare di essa.
Così iniziai quest’esperienza, questa riscoperta. In quello stesso mese, la parrocchia organizzò una festa, a cui potevano prendere parte tutti i frequentanti e tra loro ero inclusa anche io.
Finalmente arrivò quel fatidico giorno, ero entusiasta al pensiero di conoscere nuove persone, di interagire con loro e percepire i loro pensieri. All’andata ci accompagnò la madre della mia amica, Alessia, che fu molto paziente per il traffico in cui ci imbattemmo, ero molto frustata all’idea di arrivare tardi.
Appena scesi dalla macchina e varcai la porta, mi sentii spaesata, circondata da persone che non conoscevo, ma…proprio in quell’arco di tempo, mentre ero assalita dalle paranoie, dai mille sensi di colpa e dall’ansia, i miei occhi i posarono su di lui. Si potrebbe dire che mi sconvolse all’istante, successe qualcosa di strano. Credo non mi fosse mai successo prima. Qualcuno lo chiamò all’improvviso, mentre ci guardammo per un attimo. Mi portai il suo nome tra i pensieri, come fosse un segreto, o un indizio, come qualcosa a cui dovessi aggrapparmi. Per giorni divenne nient’altro che un pensiero fisso, un mistero, il movente della mia curiosità. Volevo saperne di più, così chiesi di lui alle altre dell’associazione, con le quali nel tempo avevo già fatto molta amicizia. La risposta ricevuta mi diede non poche preoccupazioni: era un seminarista. Fu un duro colpo, e non riuscivo nemmeno a capirne le cause. Cercai di non pensarci. Quando scambiammo due chiacchiere per la prima volta per me fu stranissimo, era una sensazione che partiva dallo stomaco, arrivava alla gola, saliva su per la pelle in mille brividi. Mi stavo innamorando? Oddio, no. Non poteva succedere, io non potevo. E invece è proprio quello che successe, giorno dopo giorno, sguardo dopo sguardo, sentivo che anche lui si stava affezionando a me. Mi conosceva, lo conoscevo, stare insieme era bello, e per la prima volta mi sembrava di capire cosa fosse l’amore. Stavo esagerando? Non lo so, non me ne importava, in realtà non pensavo a ciò che ci stava intorno, perché in verità speravo potesse ripensarci e correre da me quando avrebbe voluto, ma così non fu. A volte litigavamo, come se per qualche strano motivo non ci capissimo più, come se entrambi ci scontrassimo invisibili sulla stessa atroce verità. In un momento di debolezza, avvolta da mille paranoie, vittima di quell’amore dannato, della mia perseveranza, gli chiesi ingenuamente cosa provasse per me, e lui rispose che non sentiva assolutamente nulla. Tutto al cuore. Buio attorno. Era successo tutto nella mia testa? Le sue attenzioni non esistevano? Era stato obbligato a dirmi così? Il mio incontro aveva fatto così che perseverasse nel suo percorso di fede? Ma la risposta a tutte queste domande, era una: seppure, quell’amore folle che provavo nei suoi confronti, anche se a volte bisogna andargli a fare visita per ricordare…quella che mi ha fatto diventare oggi. Mi sono ripresa la mia leggerezza! Non volevo altro che fosse felice lui, ed io pure ora lo sono. Io, per la prima volta, dopo mesi, leggera?!
Come mi ha cambiata tutto questo? Sono diventata più forte. più pronta. Ho solo ripreso con eleganza la felicità che il pensiero di lui lontano mi toglieva.
Lo amo, ma non si sente. È un volo sordo di farfalla nella corrente della mia vita, che ora fa rumore.
Vorrei sapere dove sono i sacerdoti angeli che avete nenzionato in questo articolo.Grazie!
Chiedo alla prof
Perché dite che la ragazza si è intronessa tra lui e Dio?Non poteca essere che il ragazzo pensava di amarla veramente sembra una condanna o forse non ho compreso cosa sta scritto e lui era già sacerdote o lo stava per diventare?
carissima, capisco il tuo dolore ma l’amore è imprevebile quanto inaspettato. La professoressa ha del tutto ragione: fare il sacerdote è una scelta che cambia radicalmente la vita e ti trasforma. Per intraprendere questa strada bisogna avere tanta forza e fedeltà verso il Signore. Sarà stato arduo anche per lui prendere questa decisione. Questa esperienza però ti ha insegnato a capire te stessa e cosa desideri veramente nella vita. Sicuramente ci sarà un ragazzo adatto a te e che ti renderà felice nel bene e nel male. Sorridi e continua ad andare avanti.
Carissimi sono felice che l’articolo sia piaciuto e rispondo per quanto è possibile alle vostre domande.
Alla “ragazza stanca e delusa” dico subito che tutti i sacerdoti sono posti al centro del mistero di Cristo e da essi dipende l’avvenire religioso della società cristiana. I sacerdoti sono coloro che devono insegnare la vitalità della fede e dell’amore operante nelle singole comunità religiose, parrocchiali diocesane.
Ti invito a pregare e sicuramente incontrerai sacerdoti che sono nel cuore di Dio.
Nel frattempo leggi qualche bella pagina del Santo Curato D’Ars.
Cara Marika la vita Sacerdotale è un dono, una grazia che proviene da Dio.Una grazia che a volte il giovane deve imparare a riconoscere. C’è chi nasce con la propensione artistica, musicale, canora e chi invece porta in sé la “Chiamata”. Ecco perché ho detto alla mia alunna che la sua poteva essere “un’intromissione”. Il Seminario deve essere una palestra di allenamento a queste virtù e a questo impegno apostolico; esperienza spirituale, alimentata dalla preghiera assidua e dalla contemplazione, dal raccoglimento e dallo sforzo ascetico; deve essere, in una parola, la via per un vivo incontro con Cristo.
Ringrazio con affetto e stima tutta Redazione di Punto Famiglia per questa bella finestra di dialogo con voi giovani e non.
Un caro saluto!
Elisabetta