Relazioni in famiglia

Come affrontare il conflitto tra fratelli?

di Giovanna Pauciulo

Come intervenire per sedare le contese tra fratelli? Per mamma e papà spesso le continue liti dei figli sono una prova dura e spossante, soprattutto in estate quando il caldo e l’afa non sono assolutamente d’aiuto. Non abbiate timore, nessun male viene per nuocere. Se c’è un conflitto è perché c’è una relazione. Ai genitori l’arduo compito di insegnare che il rispetto dell’altro può passare anche attraverso la rinuncia di sé.

Tutti i genitori sanno che se due fratelli giocano in una stanza insieme poco dopo bisognerà intervenire per separarli. Questo se ripetuto tante volte al giorno può esporre il genitore ad un vero e proprio esaurimento nervoso. Il conflitto tra fratelli è una delle esperienze familiari più dure da affrontare per mamma e papà. Diciamo la verità, i figli, soprattutto quelli di questa generazione, sono spesso arroganti ed egoisti. Ognuno avanza le proprie pretese, rivendica il suo ed è pronto a inveire, a recriminare se non addirittura ad arrivare alle botte, pur di averla vinta sul fratello. Quindi, acclarata la mia solidarietà con i genitori che arrivano a sera esausti dopo una giornata afosa passata a sedare le liti, vorrei però spendere qualche buona parola per offrire una prospettiva riconciliante e motivante.

 

Nella relazione fraterna esistono forti sentimenti di amore alternati a conflitti talvolta così violenti da sconcertare chiunque. Tuttavia la rivalità esiste perché c’è il legame! In fondo l’esperienza della rivalità verso il fratello serve ad affrontare i primi conflitti e le prime frustrazioni. Aiuta a confrontarsi, per provare le proprie forze e le proprie capacità. Una vera palestra che, alla lunga, si dimostrerà davvero utile per affrontare ben altre sfide. Ecco perché è molto importante che il genitore intervenga giustamente nel conflitto fraterno perché, se la rivalità è fisiologica, l’evoluzione della relazione fraterna non si sviluppa da sola, ma evolve in base all’intervento educativo del genitore.

 

I genitori sono chiamati ad intervenire non in qualità di giudici o arbitri. Non dobbiamo stabilire di chi è la colpa o chi ha sbagliato per primo. I genitori intervengono come supervisori autorevoli ma rassicuranti. Essi devono saper cogliere nell’occasione del litigio un’opportunità per rafforzare la metodologia educativa e per spiegare le ragioni per cui è necessario rafforzare il legame fraterno. Sta ai genitori favorire l’alleanza, migliorare la solidarietà, sviluppare la comprensione reciproca e la cooperazione. È chiaro che tutto questo impegna il genitore, e allora spesso può accadere che per stanchezza, si giunga semplicisticamente alla soluzione di separare i figli. È chiaro che se ognuno è lontano fisicamente ed è impegnato in attività diverse e soddisfacenti non ci sono litigi e in casa regna una pace apparente! Ma cosa non funziona?

 

Senza rendersene conto i genitori stanno educando dei despoti il cui unico criterio è soddisfare il piacere personale. Cioè stanno insegnando ai figli ad allontanare l’altro quando diventa un impedimento alla realizzazione del proprio bisogno o piacere. Vi è un implicito incoraggiamento ad essere egoisti e a non avere vero amore per l’altro.

 

Allora passi l’occorrenza di un giorno, di un momento di grande affaticamento e stanchezza. A chi non capita di scegliere la strada più istintiva, semplice e immediata. Tendenzialmente i genitori dovrebbero stabilire, però, delle regole condivise con i figli in cui c’è spazio per l’accoglienza delle esigenze personali ma anche per la rinuncia. Anzitutto è necessario stabilire dei tempi perché si stia insieme e si impari a stare insieme. L’obiettivo a lungo termine è imparare a conoscere l’altro, cercando di capire perché ha scelto quel film o quel gioco. Cosa c’è di interessante, cosa lo colpisce di più. La scelta dell’altro può comportare anche la rinuncia a soddisfare il proprio piacere.

 

Quante volte si riuscirà a fare questo? Non lo so! Ma per un genitore è bene provarci perché i benefici si riveleranno non solo nell’armonia del momento ma e soprattutto a lungo termine quando ci renderemo conto di aver educato figli che sanno costruire relazioni pacifiche ed edificanti.




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