Divorzio

Quando i genitori si separano pensano che i figli la supereranno prima o poi…

di Ida Giangrande

Quanta sofferenza nascondono i figli di genitori separati? È un trauma che superano prima o poi? Oppure quella ferita rimane per sempre come un segno indelebile sulla pelle e nel cuore? Oggi la toccante testimonianza di un uomo alle prese con il naufragio della sua famiglia.

Giacomo (nome di fantasia) è un uomo di trent’anni. Ha accettato di vedermi dopo un lungo tira e molla, e anche ora che gli sto di fronte mi sembra molto a disagio. Mentre riordina le idee per iniziare il racconto della sua vita, si strofina le mani, si gratta la fronte e alla fine mi dice: “Non ne parlo spesso! Forse se ne avessi parlato di più con i miei genitori, loro avrebbero capito. Forse non si sarebbero lasciati, o forse lo avrebbero fatto comunque, ma ormai non importa più”.

È un uomo giovane, di bell’aspetto, un ricercatore affermato. In genere ha un’aria un po’ spavalda, molto sicura di sé, ma in quel momento mi sembra un bambino, insicuro, spaventato, alla ricerca di certezze e di punti fermi. “Quando i genitori si separano pensano che i figli la supereranno prima o poi. Non si rendono conto delle ferite profonde che lasciano. Per un bambino non si tratta di una delusione d’amore, ma di un terremoto che investe la vita, distrugge la casa e ti porta via ogni certezza. La fanno facile gli adulti a smontare tutto. Quando è stata approvata la legge sul divorzio breve, alcuni hanno gridato di gioia. Esultavano come per una conquista sociale. Il divorzio non è mai una soluzione, è piuttosto il fallimento di una famiglia intera che segnerà per sempre soprattutto i figli. Non mi sembra che ci sia molto da esultare”.

Mi mostra alcune foto di quando era bambino, una con la madre, una con il padre: “È stato così per tutta la vita. Io in bilico tra due mondi, diviso tra due case, due vite, due punti di vista totalmente diversi. Così quando andavo a trovare mio padre, che abitava a casa della nonna, mi permettevano di fare quello che mia madre non voleva ed io mi ritrovavo a fare la spola tra sistemi educativi differenti, divergenti e spesso opponenti”.

Sorride, sospira, si passa le mani tra i capelli, riordinando le idee nel puzzle mandato all’aria della sua vita: “Se si rifanno una vita poi è anche peggio. I nonni, gli zii tutti ti dicono che è normale. Che in fondo papà e mamma hanno il diritto di trovarsi un compagno o una compagna. Sono giovani loro e tu ti chiedi: e al mio di diritto chi ci pensa? Anche io avevo il diritto di avere la mia famiglia. Avevo il diritto di sentirmi protetto nella mia casa e dopo alcuni anni invece mi ritrovavo con due case e due famiglie differenti, una sorella di qua, un fratello di là e io sempre in mezzo, mai pienamente dentro, né nell’una né nell’altra dimensione.

È una situazione terribile, ti genera dentro un malessere così profondo che non riesci a mettere a fuoco, sai solo che stai male. Vuoi fuggire, cerchi un riscatto, qualcuno che ti ami come meriti di essere amato, perché tutti meritano di essere amati e non basta l’affetto che una madre o un padre possono darti singolarmente. Come figlio hai bisogno di loro due, insieme. Crescendo fai i conti con la realtà, cominci a vivere le tue relazioni e ti rendi conto che una storia può anche finire, ma l’amore non muore così da un giorno all’altro senza che nessuno se ne accorga. Per amare c’è bisogno di sforzarsi, di rinunciare a qualcosa, c’è bisogno di pazienza. Allora mi soffermo e mi chiedo: è davvero stato fatto tutto nella mia famiglia per mantenerla in piedi?

In fondo ogni matrimonio ha i suoi problemi. Le crisi coniugali non sono sempre un male, talvolta sono l’espressione di un disagio. Bisogna dare il tempo ad una crisi di nascere e maturare per poi raccoglierne i frutti, invece, al primo intoppo le famiglie si sfaldano come castelli di sabbia in una tormenta. Le coppie si allontanano, si rimette in discussione tutto e troppo spesso ci si nasconde dietro la chimera di un’altra relazione. Una fuga meschina e incoerente, simile alla storia del capitano che abbandona la nave quando sta affondando per salire sulla prima scialuppa in grado di traghettarlo verso altri lidi”.

Gli domando qual è il rapporto con i suoi genitori ora e lui mi risponde così: “Li amo, anche se spesso sono stato io a fare da genitore a loro. Prima di trovare il suo attuale compagno, mia madre ha avuto altre due relazioni. Due fallimenti ovviamente e quando le storie finivano, io mi ritrovavo ad asciugare le sue lacrime, come avrebbe dovuto fare lei per le mie delusioni d’amore”.

Sono curiosa di sapere come vede il suo futuro sentimentale. Glielo chiedo esitando con la voce. Lui prende qualche istante. Si morde un labbro, fa spallucce, poi confessa: “Sono innamorato. Tra un anno ci sposeremo, ma ho paura. Ho paura di fallire. Ho paura di mettere al mondo dei figli per poi vederli soffrire come ho sofferto io. Dopo tante relazioni, lei mi ha dato il coraggio di guardare alla prospettiva del matrimonio con una certa fiducia. Oggi so che se ho scelto la via del matrimonio, non è perché ormai ho una certa età e prima o poi dovrò pur farlo. Non ho scelto di sposarmi per rispondere al desiderio egoistico di non restare solo al mondo. L’amore è l’incontro tra due persone. Io ho scelto di sposare lei, non una tra le tante, non una qualsiasi, ma proprio lei. La fiducia che ho nella mia fidanzata, non mi toglie le paure, ma mi permette di affrontare il domani con maggiore ottimismo e serenità. Se le cose vanno male non è colpa del matrimonio o dell’amore, ma di una società che non ci educa ad amare l’altro più di noi stessi. Cosa posso aggiungere? Per quanto mi riguarda ce la metterò tutta”.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO


1 risposta su “Quando i genitori si separano pensano che i figli la supereranno prima o poi…”

Si, i figli sono i primi a soffrire!30 anni fa, ho accompagnato una famiglia e ho visto la profonda sofferenza dei bambini: erano 3 e il maggiore (12 anni) si è ammalato…per moltp tempo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.