CORRISPONDENZA FAMILIARE
di don Silvio Longobardi
Diario di un viaggio speciale in compagnia dei santi Luigi e Zelia, genitori della piccola santa Teresa
24 Aprile 2017
In viaggio dal Nord al Sud d’Italia con l’Urna dei Santi Luigi e Zelia, don Silvio ci consegna i primi appunti di questo evento di grazia che ha già coinvolto centinaia di persone, sposi, monache, parroci, giovani e bambini. La santità è contagiosa e lascia dietro di sé il profumo di Dio.
Cari amici,
siamo ancora alle prime battute del nostro viaggio in compagnia di Luigi e Zelia ma bastano per comprendere che questa avventura è carica di luce e di speranza. La prima tappa è stato Varallo Sesia, subito dopo Ghemme e le parrocchie della valle. Siamo poi andati a Rimini e, da ieri sera, siamo a Cesenatico. Lungo il cammino incontriamo tante chiese, antiche e ricche di storia, segno di una fede che ovunque, anche nei borghi più piccoli, ha voluto costruire la casa di Dio, il luogo dove i discepoli di Gesù si ritrovano per pregare e fare festa. In questi primi giorni abbiamo incontrato tanta gente che attende fiduciosa l’arrivo dei santi, anziani e giovani, genitori e figli, fidanzati e sposi. Ciascuno con la sua storia, con i dubbi e le domande. Ma tutti con una preghiera da consegnare. A volte vedo volti tesi e occhi lucidi e intuisco che vi sono sofferenze che danno maggiore intensità a quell’incontro un po’ imprevisto con la luce di Dio.
Nelle celebrazioni e negli incontri di catechesi non parlo solo della santità ma di quella specifica santità che Luigi e Zelia hanno vissuto: una santità coniugale e familiare, una santità intessuta di vita quotidiana e di quei piccoli gesti che appartengono alla cronaca feriale, quella più nascosta. Un annuncio che ancora sorprende chi è abituato a pensare che la santità è legata alle opere straordinarie della carità oppure a quelle esperienze mistiche che Dio regala a pochi privilegiati. Luigi e Zelia invece sono i testimoni esemplari di una santità che passa attraverso l’amore coniugale, l’accoglienza dei figli e l’impegno educativo, una santità vissuta all’ombra di una casa. Una santità alla portata di tutti.
Prima di arrivare a Rimini, a causa di un corposo anticipo sulla tabella di marcia, abbiamo fatto sosta presso il Monastero dello Spirito Santo (Cesena). L’accoglienza delle monache benedettine, pur nella compostezza che appartiene al loro stile, è stata più che cordiale, c’era un palpabile entusiasmo. Abbiamo portato in chiesa l’Urna dei santi Luigi e Zelia, le monache si sono raccolte e sono rimaste in preghiera tutto il tempo della sosta. All’inizio del momento comunitario di preghiera ho ricordato che la Chiesa ha più che mai bisogno di fare una più stretta alleanza tra la vita monastica e quella domestica, l’una ha bisogno dell’altra. Gli sposi ricordano che la storia della salvezza passa attraverso i solchi della storia quotidiana; i monaci invitano a guardare l’oltre della storia, dove tutto si compie. Gli sposi ricordano che l’amore è la via quotidiana alla santità; i monaci annunciano che tutto nasce dalla preghiera, dall’essere intimamente radicati in Gesù Cristo. Poche parole che hanno lasciato spazio al silenzio orante e alla comune invocazione. Siamo ripartiti con la certezza che la preghiera delle monache ci farà compagnia durante tutta la peregrinatio, sarà il nostro bastone da viaggio.
Ne abbiamo davvero bisogno. Riprendiamo il nostro itinerario. Lungo la via ricevo un messaggio: una giovane sposa, che ha celebrato le nozze pochi mesi fa, ha scoperto un tumore, ha già ricevuto un primo intervento chirurgico ma si prospetta un cammino lungo e difficile. Chiedono preghiera. Avevo incontrato questi sposi alcune settimane prima delle nozze, sorridenti e felici per quell’avventura che stavano per iniziare. “Nella gioia e nel dolore”, hanno detto durante la celebrazione che ha sigillato il loro amore. Non potevano certo pensare che il dolore avrebbe bussato così presto alla loro porta. Una storia drammatica, non hanno ancora avuto il tempo di allenarsi e già si trovano dinanzi ad una montagna difficile da scalare. Sì, preghiamo per questi giovani sposi e per tutti coloro – e sono tanti – che si trovano ad affrontare vicende che mettono a dura prova la fede e l’amore.
Ed eccoci alla periferia di Rimini, nella parrocchia di santa Giustina. Troviamo una comunità festante, guidata con il sorriso e la fede da don Giuseppe Scarpellini, qui dal 1983. Una comunità che conosce e ama santa Teresa di Gesù Bambino e la sua santa famiglia. In questa parrocchia, per la prima volta in Italia, è arrivata l’Urna con le reliquie di Teresa di Lisieux: sono passati più di vent’anni da quell’evento ma don Giuseppe ancora lo ricorda con commozione, come uno dei momenti più belli della sua vita sacerdotale. L’Urna di santa Teresa è tornata nello scorso mese di agosto. E tuttavia, la comunità non è mai sazia e accoglie i santi Luigi e Zelia con l’entusiasmo dei neofiti, con l’ingenua gioia della prima volta. Tutto è stato preparato nei minimi dettagli, un programma fitto di preghiera e di catechesi. Tutto è stato pensato per fare di questa visita un evento di fede, un incontro che porta salvezza.
La celebrazione eucaristica serale, presieduta dal vescovo Francesco Lambiasi, è seguita dalla preghiera silenziosa che si prolunga per tutta la notte. Che bello vedere una comunità che prega e canta la sua fede! Tante gente, tante famiglie si sono date il cambio per fare compagnia ai Santi Luigi e Zelia e chiedere la stessa fede, semplice e rocciosa, capace di resistere alle tempeste della vita.
Non ho il tempo per raccontare tutti gli incontri, anche e soprattutto i colloqui personali. Potete immaginare quante persone si accostano e ringraziano. E quante volte anche una sola parola, per grazia di Dio, può seminare gioia e speranza. Non pretendo di misurare, a me basta seminare. Chiedo anche a voi, cari amici, di partecipare a questa bella avventura. Seguite la peregrinatio attraverso la nostra pagina Facebook e gli articoli che pubblichiamo sul nostro sito. Vi saluto e vi abbraccio, assieme a Paolo e Cristina che vivono con me il viaggio della fede.
Don Silvio
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